mercoledì 5 maggio 2010

4510: Grazie Gaetano

Non sempre ci si ricorda che ciò che siamo deriva in larga parte da chi incontriamo. Ci sono momenti in cui la vita ci richiama al nostro passato, un incontro, una celebrazione, un inaspettato avvenimento ci permettono attraverso gli altri di specchiarci nella nostra vita.
Stasera e' accaduto tutto questo, ancora una volta grazie a te Gaetano.
Un istante, un momento e mi sono ritrovato, ho sentito da dove vengo, come mi sono formato e dove sto andando e quali differenze ora manifesto nella mia vita.
E' stato un suono, poi delle parole, poi degli sguardi, poi delle luci e tutto si e' ordinato, come una sequenza infallibile, una sequenza di vita vissuta di memoria con la presenza dell'ora.
Il rimbombo dei passi, le luci sul viso, la solitudine rialzata mentre scavo nella mia memoria, nel mio ora, nel mio ricordo, nel mio senso di presenza e assenza per trovare le parole, il ritmo, il movimento, la naturalezza, la fluidità nella quale ogni cosa e' possibile, il senso di ciò che sto per dire.
Un salto senza paracadute, un movimento verso l'ignoto, una passeggiata sul filo dove ogni cosa e' possibile, ogni cosa e' reale, ogni cosa e' più vicina alla verità. Quale verità?
La verità del pensiero, dell'emozione, dell'azione che si sviluppa più o meno senza controllo, una corsa in bicicletta con le bollicine nelle vene, e poi il silenzio, l'assoluto silenzio della solitudine, il silenzio dello spazio vuoto. Li si compie il prodigio, li si compie la relazione con se stessi, li si costruisce il ponte tra cio' che sentiamo e ciò che diciamo e di ciò che siamo. Qui si compie l'unicità, l'autenticità, la burla, la follia della vita. Il grande gioco, le grand jeu, the play, si perchè si tratta di un gioco e nel gioco chi si prende troppo sul serio e' già molto vicino alla morte.