mercoledì 30 novembre 2011

Il Manifesto dell'Uomo Nuovo!

La vita nuova!

Fino a ieri ho vissuto una vita e oggi ne voglio vivere un'altra. Allora stamattina e come tutte le prossime mattine mi devo ricordare che e' un nuovo giorno, che io non temo la morte, la sofferenza, il dolore, perché' tutto ciò' che mi accade lo posso trasformare, lo posso trasformare con le parole, con il mio cuore e allora non avrò' più' paura della morte, non avrò' più' paura della sofferenza, quello che potrò' fare e' vivere. Finalmente voglio vivere, finalmente posso vivere!
Ci ho messo un po' di anni ma ce la sto facendo, voglio vivere! La vita e' qualche cosa di straordinario se vissuta quando accade, senza paura, senza timore, non ieri, non domani.
La vita e' vita perché' siamo in vita. Buon giorno amiche e amici meravigliosi. La vita e' vita perché' contiene la morte. La morte non può' contenere la vita, la contiene in un solo istante, un momento, un passaggio, ma la vita e' più' grande della morte, abbiamo molti più' giorni per vivere, abbiamo ogni giorno per vivere, ogni giorno per contenere la morte e un solo giorno per morire, io non voglio restare attaccato a quel solo giorno, scelgo di vivere una buona vita, ricordandomi che la vita ha senso perche' esiste la morte.
Vivere significa amare, amare significa comprendere, comprendere significa accettare e trasformare. Io voglio sentirmi vivo, voglio sentire il mio corpo, voglio ballare con il mio corpo, voglio esultare con il mio cuore, voglio immaginare e trasformare con la  mia mente, questo e' ciò' che voglio. Per me oggi vivere e' ritornare all'origine, ritornare a me, ritornare a ciò' che mi e' stato donato, ritornare alla mia misura, a ciò' che posso fare a ciò' che posso essere e realizzare, ritornare alla gratitudine. Si può' vivere senza paura, si può' vivere senza rancore, si può' vivere senza rimorsi, io sono un uomo libero, io voglio essere libero, voglio essere libero di essere me stesso, voglio essere libero di realizzare me stesso, voglio essere libero di amare me stesso, questo e' ciò' che conta, in questo magnifico disegno ci saranno persone, cose, situazioni, immagini che potranno rientrare ed altre che non potranno rientrarci, nessun dolore per quelle che non potranno rientrarci, il mio tempo e' finito e proprio perché' finito non può' contenere infinite cose, persone, situazioni, immagini, ne può' contenere 10 100 1,000 10,000 100,000 ma e' finito. Io voglio guardare la vita, voglio lasciare questi zaini che fino a qui mi hanno accompagnato, mi sono illuso di essere un artista, mi sono illuso di essere capace di sentire, io non ero, io non sentivo, io solo reagivo, oggi voglio interagire con me stesso, voglio dialogare con me stesso, voglio rispondere a me stesso prima di rispondere agli altri e alla vita, voglio interagire con gli altri, voglio ascoltare gli altri per conoscere gli altri per interagire con gli altri. Voglio ascoltare il loro punto di vista, voglio contenere la loro capacita e voglio contenere la loro incapacità', voglio vivere in pace. Io questo lo voglio ricordare ogni giorno. Vivere nella pace, che non vuol dire nella passività, vuol dire nell'interazione e nell'integrazione.
Mi voglio ricordare che non c'e' soltanto il bianco e il nero, ma ci sono migliaia di sfumature di grigio ed e' in quelle sfumature che accade la vita, e' in quelle sfumature che noi ci trasformiamo, e' in quelle sfumature che noi cambiamo faccia, cambiamo corpo, cambiamo espressione, cambiamo idea, ma siccome sono sfumature non le vediamo, le ritroviamo solo trasformate quando sono o bianche o nere. Non vediamo le sfumature di grigio, io voglio vedere le sfumature di grigio, voglio vivere e partecipare  ai miei giorni uno per uno, voglio vivere e partecipare alle mie ore una per una, voglio vivere e partecipare ai miei minuti uno per uno, non voglio perdermi la vita, non la voglio saltare, non voglio passare dal bianco al nero, voglio vedere sentire toccare respirare assaporare, aderire alle sfumature, alle pieghe dei giorni che vivo, ogni istante, ogni piccolo momento e' il momento di vivere, ogni parola detta e' preziosa, ogni silenzio e' prezioso e ricordandomi di questo  ci sarà' una magia, la magia della vita. La vita e' magica quando la scopro nelle pieghe, la vita e' magica quando scopri una sfumatura, quando scopri una ruga, quando senti un dolore al ginocchio, quando nasce una idea, quando fai una carezza, quando leggi una riga, quando incroci uno sguardo, quando accompagni un bambino, quando stringi una mano forse dovrò' andare più' lentamente, forse dovrò' fare meno cose, forse mi dovrò occupare di me ogni giorno, ma se lo faro' saro' libero dalla morte, libero dall'attaccamento, libero dalla paura e senza paura quante cose meravigliose si possono fare, senza attaccamento quante cose meravigliose si possono fare, senza rimorsi e recriminazione quante cose meravigliose si possono fare, io sento questo, sento che questo e' il mio momento, e' il momento in cui posso vivere finalmente la mia vita, posso amare finalmente la mia vita, non appena si manifesterà' completamente saro' in grado di amare una donna, saro' in grado di amare mia madre e mio padre, saro' in grado di amare ogni essere umano, saro' in grado di amare deliberatamente ogni essere vivente che incontro, saro' capace. Sono capace, ora io sono capace e prendo responsabilità' su di me di questa capacita', la capacita' di saper amare, di saper rispondere, di saper contenere, di saper interagire, di saper mantenere vivo in me il conflitto che porta al confronto, questo e' magico, questa e' la magiam questa e' la conoscenza.
La magia della fede, la fede in qualche cosa di superiore, la fede che da solo posso fare una parte, la fede in me stesso, la fede nella vita, io ho fede nella vita, ho fede nel cielo, ho fede nell'universo, ho fede nel mio cuore, nella mia pancia, da dove una risposta mi e' sempre arrivata quando l'ho chiesta con umiltà, ho fede nella mia capacita' di resistere alla frustrazione, alla paura, al dolore, alla fuga, ho fede nella mia capacità di provare gioia, amore, compassione, partecipazione, gratitudine, collaborazione, non voglio scappare voglio partecipare. Voglio essere un Uomo!

Chiunque di voi si sente di poter aderire al Manifesto dell'Uomo Nuovo mi segnali il suo interesse!


lunedì 28 novembre 2011

Iper-realismo!



Nella societa' dominata dalle immagini mi sono chiesto perche' e' diventato necessario superare la realtà, non e' gia' abbastanza un'immagine reale, c'e' bisogno di una immagine iper-reale?

Provero' a rispondere alla seguente domanda prendendo spunto dal lavoro di un artista, scenografo che e' diventato certamente il porta bandiera del movimento iper-realista: Ron Mueck.

La sua capacita' di ricreare la realta', aumentandola nelle dimensioni senza perdere le proporzioni e' straordinariamente ed incredibilmente toccante; restate qualche minuto con lo sguardo sull'immagine che vi ho proposto poco fa e scoprirete che qualche cosa inizia a muoversi in voi, un avvicinamento, un magnetismo che vi impedisce di staccare lo sguardo, non riuscite a togliere lo sguardo dalle pieghe, dagli occhi semi-chiusi, dall'espressione imbronciata, e potrei continuare ma potete farlo direttamente voi, attraverso l'osservazione cercando pero' di non perdervi nell'opera, cercando di ascoltare cosa produce dentro di noi la vista dell'immagine.

La nostra vita e' caratterizzata da un bombardamento costante di immagini, la maggior parte ci arrivano e non ce ne accorgiamo neppure, semplicemnte veniamo suggestionati da qualunque cosa, senza la corretta distanza e attenzione siamo preda e schiavi di questo ineffabile predatore, l'immagine, la forma, il contenitore. I nostri sensi sono i ricettori che ci permettono di posizionarci costantemente nello spazio, nel tempo, nel luogo in cui ci muoviamo, percependo i pericoli, i piaceri, il disagio e mille altre sensazioni che ci arrivano proprio dai sensi. Data l'enorme sollecitazione visiva siamo arrivati ad una specie di assuefazione, provate ad immaginare le immagini del dittatore Gheddafi o del Capo di Al Queda Bin Laden, immagini cruente, devastanti, nonostante tutto immagini di esseri umani nella condizione di morte violenta; a qualcuno sono certo l'immagine a dato molto fastidio, forse alla maggioranza di noi ma quello che voglio dire e' che ormai le immagini di morte e violenza sono cosi' ripetitive che ci passano davanti allo stesso livello di un'immagine del double cheeseburger di Mc Donald's, di una Fiat Panda, o del viso di un neonato.

Il lavoro di Mueck o in generale degli artisti e' quello di ri-interpretare la realta' e riconsegnarcela per una riflessione piu' profonda, piu' radicale, piu' intima, piu' attenta; la prima quindi che mi salta all'occhio e' che abbiamo appiattito tutto, la nostra vista, il senso che sembra essere piu' sollecitato non e' piu' in grado di differenziare le immagini e quindi le subisce senza piu' riuscire a ricercare le immagini migliori, quelle in grado di sollecitare la nostra parte migliore, nello stesso tempo, il problema piu' grave e' che l'immagine non e' separata dal nostro sentire, la vista e' collegata al nostro essere in modo organico e noi non possiamo fare a meno di ricevere il bombardamento, quindi spesso e volentieri ci sentiamo male senza nemmeno sapere il perche', una cosa pero' ci e' data per fortuna che e' la coscienza, cioe' ricordarci costantemente che noi siamo una prateria nella quale chiunque puo' scorrazzare senza che ce ne accorgiamo, e che l'unica arma di difesa che abbiamo e' quella di selezionare a monte dove appoggiare il nostro sguardo; questa coscienza o ancor piu' consapevolezza puo' manifestarsi se e' chiaro in noi il disegno della vita che desideriamo vivere, del perche' stiamo vivendo e come possiamo avvicinarci a quello stato di grazia, gratitudine, gioia profonda che si chiama equilibrio.

Insomma uno sforzo per la nostra liberta' lo possiamo fare, uno sforzo semplice semplice ma di una potenza inaudita, vi sollecito a provare, quindi ogni volta che qualcuno vi vorra' mostrare un'immagine cruenta oppure il vostro sguardo andra' verso qualche cosa che non vi fa muovere verso il vostro miglior se', allora per un istante chiudete gli occhi e teneteli chiusi fintanto che l'immagine non e' scomparsa e scoprirete che abbiamo molto piu' potere sulla nostra vita di quello che ci hanno fatto credere fino ad oggi, ma soprattutto scoprirete che la gioia, la pace, l'equilibrio dipendono esclusivamente da noi!

Immaginazione applicata!



In questi passati giorni, ultimi dieci giorni, sono stato totalmente occupato dal mio lavoro, mi sono reso conto che molte volte cio' che facciamo ci assorbe completamente, totalmente senza lasciare spiragli a null'altro.
Di solito, e per fortuna, accade per un tempo determinato che possiamo in qualche modo gestire e contenere, quando pero' supera una certa soglia allora le cose si complicano perche' rimaniano imbrigliati ed impantanati come nelle sabbie mobili, piu' cerchiamo di sfuggire e ci muoviamo, piu' veniamo inghiottiti.

"L'immaginazione è più importante della conoscenza" (Albert Einstein)

In quel momento esatto l'unica cosa che ci puo' salvare e' l'immaginazione.
La mia liana per uscire dall'identificazione lavorativa e vitale e' stata la frase appena scritta, che ho letto in questi giorni e che ho voluto completare con il verbo: applicare! (accostare un oggetto ad un altro, far aderire; oltre il senso materiale ha anche un senso figurato, darsi, mettersi a fare una cosa con proposito)

L'immaginazione applicata e' uno stato interiore che mette in relazione, accosta, fa aderire le tre diverse parti che ci compongono, la mente, il cuore, l'azione. Le mette in relazione per farle collaborare e per permetterci di manifestare il meglio che siamo in grado di pensare, sentire, fare!
Spesso, troppo spesso ci manifestiamo con una sola parte di noi, la parte che piu' facilmente abbiamo sviluppato, che abbiamo allenato perche' ci veniva facile e perche' non ci siamo mai resi conto che eravamo composti di tre parti, almeno.

Noi tutti ci realizziamo nella nostra esistenza ottimizzando quello che dalla natura riceviamo, quello che dall'educazione riceviamo, quello che dai nostri studi riceviamo, e passiamo la nostra vita ricercando uno stato di equilibrio e pace che troppo spesso raggiungiamo a sprazzi ma non siamo in grado di rendere permanente.
Quello che sto provando a fare e' una ottimizzazione allargata, cioe' dopo aver realizzato in me una visione, un'immaginazione, un sogno, un'allucinazione, applicarla: comprendere che i miei pensieri rispondono ad una visione, ma che hanno una velocita', che hanno un peso, che hanno una realizzazione concreta che segue delle leggi di natura, che deve inevitabilmente essere collegata ad una emozione, deve essere portata dall'emozione, collegandosi al piacere di realizzarla, percependo a fondo l'importanza di realizzarla, cosi' finalmente siamo in grado di preparare un piano di azioni concreto in grado di supportarci per il tempo necessario alla sua realizzazione, il tempo e' lo spazio che abbiamo previsto di concretizzazione; potrebbe durare anche una vita intera, potrebbe anche realizzarsi solo parzialmente in questa vita oppure potrebbe essere realizzato a piccoli obiettivi separati che realizzano poi un disegno finale.

Per realizzare tutto questo e' necessario, fondamentale, sciogliere i nodi che negli anni abbiamo accumulato: insicurezze, fallimenti, paure, attaccamenti, sono tutti pesi, ostacoli che sul percorso ci rallenteranno, ci faranno cambiare piano di azione, ci faranno ridimensionare la nostra immaginazione applicata, riducendoci e quindi riducendo la nostra capacità realizzativa, finendo cosi' la benzina a meta' della strada.

L'immaginazione deve essere grande, deve essere utopica per certi versi, l'utopia ha permesso agli uomini di realizzarsi, l'utopia ha permesso agli uomini di sviluppare la neo-corteccia cerebrale che ci distingue profondamente da tutti gli altri esseri viventi su questo pianeta. Se non immaginiamo qualche cosa di straordinario non si attiveranno le aree cerebrali di piu' recente formazione, non ci saranno neuroni che vanno a presidiare una nuova aree cerebrale per trovare una risposta alla grande domanda, alla grande immaginazione e noi non farmeo altro che riprodurre ogni giorno le nostre stesse risposte, scoprendo poi che non ci siamo mossi ne' dentro di noi, ne' fuori di noi neppure di un metro.

Ricapitolando: gia' realizzare un equilibrio tra le tre parti che ci compongono e' una impresa, gia' riuscire ad immaginare per noi e per la nostra vita qualche cosa di straordinario e' un'altra impresa, infine se siamo riusciti a trovare un equilibrio, ad immaginare in modo straordinario ci manca ancora un pezzetto del viaggio, la concretizzazione, l'immaginazione applicata che e' la grande impresa che ad ognuno di noi e' dato di poter realizzare per sua stessa natura e che solo pochi di noi, credono e decidono di intraprendere e qui svelo il punto nevralgico: tutto quello che ci siamo detti risponde ed e' possibile solo se realizziamo un piccolo, banale, semplice comportamento, un comportamento che ci possiamo permettere soltanto noi esseri umani: decidere, prendere una decisione, rispondendo alla domanda, "che cosa voglio veramente dalla mia vita?!"

mercoledì 16 novembre 2011

giorno di ordinaria follia!



16 novembre 2011 ore 16.55

Io sono qui... ma anche li, ma anche su, ma anche giu'...

Think! Pensa! Pense!



Oggi un po' provocatoriamente ho deciso di essere un po' più cinico e diretto piuttosto che cercare sempre un taglio trasversale alle mie riflessioni.
Sento da giorni, anzi da mesi il tormentone del sogno, di tornare a sognare, di pensare in modo diverso, in maniera innovativa, creativa, fuori dalla scatola, dentro la scatola, rompendo le convenzioni etc. etc. etc.

Ho sentito e visto persone manifestare come un 25 Aprile le dimissioni di Berlusconi, ho visto e sentito persone osannare la tecnicità di Monti e del suo esecutivo, ognuno di noi ha una sua opinione, un suo modo di manifestarla, una sua sensibilita', una sua capacità, una sua eccellenza, una sua mediocrità, ma tutti oggi parliamo come se conoscessimo per filo e per segno la ricetta per preparare la torta piu' buona del mondo, grande abbastanza da sfamare le ambizioni di ognuno di noi, in grado di sostenere i piu' visionari, in grado di tenere al passo quelli in difficoltà.
In tutta onesta' sono stanco di questo ottimismo, di questa visionarietà spicciola, di questa continua ostentazione di capacità.

Faccio un bel parallelismo con la trasmissione che ho visto l'altra sera, il varietà di Fiorello, un varietà noioso, berlusconiano con il primattore che fa tutto e di tutto senza condividere nulla, senza riuscire a dare un contenuto interessante al suo monologo, battutine su battutine perbeniste, oserei dire cattoliche, giochini da varietà superato antico, critico proprio con colui che stanno imitando, lontano dalla realtà, se non quella della casta dello spettacolo che se la canta e se la suona, tutti preoccupati per la meraviglia delle scenografie, per il ritorno di immagine e di denaro dell'investimento e per nulla preoccupati della pochezza di contenuti (il mio amato Walter Chiari che non ricorda quasi piu' nessuno si starò rivoltando nella tomba!)
Gli ammiccamenti, le false critiche, sempre naturalmente indirizzate ad un uomo, l'incapacità di uscire dall'autoreferenzialità, non dico che non e' bravo Fiorello intendetemi, dico che la qualità, il talento di una persona non puo' essere sempre bruciato assecondando spettacoli da villaggio turistico con scenografie da notte degli Oscar. Io non voglio essere intrattenuto per distrarmi dei problemi quotidiani, io voglio essere stimolato alla ricerca di risposte in grado di migliorare la mia vita e di conseguenza la vita dell'insieme, non sono e non vado in vacanza per mettere la testa sotto il tappeto e sentirmi dire che ogni tanto si puo' anche ridere, io rido, rido moltissimo ma mentre lo faccio cerco di fare cose che mi stimolino e non che mi annichiliscano e narcotizzino.

Il parallelismo e' esattamente questo, predichiamo una cosa e ne facciamo un'altra, ci diciamo di pensare fuori dagli schemi, prendendo a prestito ogni possibile citazione uscita dalla bocca di Steve Jobs per immaginare un'Italia, un'Europa, un occidente, un mondo, completamente nuovo, rinnovato alla base, equo, sostenibile, libero dall'ignoranza, interconnesso, condiviso, in grado di spingere l'umanità in una direzione di pace ed armonia, e invece ci troviamo a riempirci la bocca di belle intenzioni e parole e non ci rendiamo conto che ad ognuno e' dato di fare il suo, null'altro, di trovare dentro di noi la propria motivazione personale, intima, per costruire il proprio mondo personale, di avere una propria visione innanzitutto in grado di soddisfarci, di spingerci verso il senso della nostra esistenza, di vivere i giorni in maniera piena e felice, mi spingo oltre in maniera consapevole!

A questo punto allora mi sento di dire a me stesso in primis, a te che leggi, al tuo amico che non leggera' mai, a Fiorello, agli autori di Fiorello, a Mario Monti, a Silvio Berlusconi, ai "poteri forti ed occulti", al mio amico del cuore, a tutti quelli che incontro, ai cinesi, agli indiani, ai brasiliani, agli italiani, a Napolitano, ai partiti, ai sindacati, ai paurosi, agli uomini di fede, a Razinger, al Vaticano, ad Al Quaeda (se e' davvero esistita!), ad Obama, a Totti, a Del Piero, a McEnroe, alle estetisti, ai francesi, ai tedeschi, ai giapponesi, agli atei, ai cristiani, ai musulmani, ai buddisti, alle multinazionali, alle banche e ad ognuno di quelli che ho dimenticato, per favore, portate con voi queste parole che sento piu' che mai profetiche: Think out of the box! Think different! Think Creative! Pensa fuori dagli schemi! Pensa con il cuore! Ascolta la pancia! etc. etc. etc.

Insomma... Fai come cazzo ti pare, ma pensa!!!

mercoledì 9 novembre 2011

La vita e' stato selvaggio!



“La vita è stato selvaggio. Quel che è più vivo è più selvaggio, e quel che non è ancora soggetto all’uomo lo rinvigorisce. È come se colui che si è spinto avanti incessantemente, senza mai cercare riposo dalle proprie fatiche, crescendo saldo e chiedendo molto, si fosse trovato sempre in paesi sconosciuti, in luoghi selvaggi, circondato dal materiale grezzo della vita. Come se si fosse inerpicato sui rami degli alberi nella foresta primitiva.”


La pratica di camminare mi accompagna da molti anni, e' uno stato interiore che ricerco appena possibile, mi riporta in contatto con la mia essenza, con il mio essere piu' nascosto e libero.
Ogni giorno trovo un momento, uno spazio per camminare, per spostare il mio peso, la mia massa corporea da un luogo ad un altro, questo movimento, questo spostamento si attua a livello fisico, emotivo, mentale. Ritrovo lo spazio vuoto, ritrovo il silenzio che la vita quotidiana mi impedisce di frequentare, ritrovo il respiro, ritrovo i muscoli, ritrovo i dolori del corpo, ritrovo me stesso in un luogo diverso da quello che frequento durante la giornata e questo produce un benessere profondo, un benessere che spesso paragono ad una lunga meditazione.

La piu' grande gioia la vivo camminando nella notte, camminando al buio, in solitudine. I suoni della notte, l'aria della notte, la luce della notte ha un sapore unico, e' come se non ci fosse separazione tra me e il creato che mi contiene, come se non ci fosse piu' distanza tra cio' che mi compone e cio' che compone la terra stessa, ed e' li che mi perdo, mi perdo perche' mi riunisco al creato, mi riunisco a me stesso, incontrando quella parte di me che non ha paura di nulla, che non e' separata dalla vita, che non e' distante dalla gioia, quella parte di me che percepisce l'armonia e l'equilibrio del creato.

Camminare non significa mettere passivamente un passo dietro l’altro. Non è neppure una semplice pratica salutistica, sebbene siano da prendere in considerazione le sue benefiche conseguenze sul corpo e sul’inquietudine nervosa, camminare e' vivere, e' perdersi, e' ritrovarsi, e' perdersi di nuovo e ritrovarsi, ricercando quel luogo interiore che e' anche quel luogo esteriore nel quale possiamo dire "Io sono".

Il vero “camminatore” deve sapersi staccare completamente dai suoi banali pensieri quotidiani; quindi, attua dentro di sè una sorta di tabula rasa che gli permettere di entrare in sintonia con le piante, i minerali, gli animali intorno a lui, con la natura tutta nel suo essere incontaminata e selvaggia, in grado quindi di collegare l’individuo con la parte vera di se stesso.

A tal proposito suggerisco anche una preparazione al camminare ascoltando l'opera dello straordinario compositore Arvo Part, appunto Tabula Rasa.

Ognuno di noi puo' incontrare cosi quello stato selvaggio, libero dalle convenzioni sociali, libero dall'educazione, libero dai condizionamenti, stato che e' in grado di farci percepire le nostre piu' straordinarie potenzialità senza pero' spaventarci, soltanto ricordandoci che siamo noi stessi gli artefici della nostra vita e che dobbiamo scegliere profondamente cio' che desideriamo in ogni istante, solo così potremo onorare il nostro essere umani e camminare verso...


lunedì 7 novembre 2011

In-vocazione



Mi sto domandando da lungo tempo, a periodi alterni, quale sia la mia personale vocazione. Di solito uso la parola talento oppure inclinazione, ma ho riscoperto alcuni testi dello psicanalista junghiano James Hillman (scomparso pochi giorni fa a cui dedico questa mia riflessione, n.d.r.) che definisce la vocazione non tanto con riferimenti religiosi ma filosofici e morali.

Dunque, sostiene James Hillman, "ogni psicologia che voglia tentare di capire i membri della società attuale non potrà ignorare il nuovo monoteismo che ci governa: il Business. O, per meglio dire, l'economia capitalista specífica l'anziano guru con un divertito sorriso. Un monoteismo che, in quanto tale, ci impone una fede fondamentalista nei propri principi. E che esercita il Potere, quello al quale ci si riferisce comunemente, ma anche il Potere più influente, cioè quello dentro di noi, che ci conforma a vivere e ad avere la percezione di noi stessi secondo idee come beni, scambio, costo, mercato, domanda, profitto, proprietà.

Pensiamo di stare male per una nostra insufficienza affettiva e per questa ci curiamo, ma curarci significa chiederci su quale scala di valori stiamo misurandoci.
Ci piacerebbe credere che sia l'amore a conformare il nostro destino. In realtà, nella vita concreta, sono le idee del business le sole da cui non ci distogliamo mai, scrive Hillman. Insomma, viene da tradurlo in termini shakespeariani, crediamo che dietro l'ordito della nostra vita ci sia Romeo e Giulietta, invece ci sono piuttosto il Mercante di Venezia o il Macbeth.

Hillman prosegue nella eretica missione che da un certo momento si è dato: ribaltare il rapporto tra individuo e mondo così come esso, nel Novecento, è stato codificato proprio dalla psicoanalisi classica. E nel quale circolano diversi concetti che negli ultimi anni sono tutt'altro che entrati nel cono d'ombra: mercato, potere, controllo, sicurezza. A ben vedere, concetti che hanno aumentato su scala gobale la propria potenza pervasiva. Eppure, benché sembrino parole d'ordine dall'aura sempiterna e universale, hanno un'origine storica: Nella Firenze delle banche e nella Riforma protestante, insomma sono in stretto contatto con il Cristianesimo e si evolvono con la Chiesa, dice Hillman.

E nel mondo d'oggi ci confrontiamo con modelli che cercano di farci traballare il fondamentalismo capitalistico monoteista: L'idea di economia condivisa che recupera le modalità del baratto e punta sul dono, e soprattutto la cosiddetta economica sostenibile, quella teorizzata da studiosi come Vandana Shiva, che vuole coniugare il profitto con la cura del pianeta, la giustizia e il limite, spiega.

Hillman così in maniera Socratica ci invita in un dialogo maieutico: trovare dentro noi stessi, il significato vero delle idee che connettiamo al potere, le idee che ci guidano alla scoperta della nostra vocazione, liberandoci dal monoteismo capitalistico. Ci mette però in guardia rispetto alle conseguenze della nostra ricerca: il valore dell' efficienza, per esempio. I lager erano il capolavoro dell'efficienza: uccidevano cinquemila persone al giorno. Quindi, l'idea di effìcienza, di per sé, se è sola, diviene demoniaca.

Il percorso di conoscenza di sè, di analisi di sè, di scoperta della propria vocazione deve essere consegnato ad un profondo senso critico, ad una analisi approfondita dei nostri valori più intimi, sradicati da quella educazione ricevuta passivamente, purificati dall'ambiente che ci ha formato, ripuliti dal senso di colpa che costantemente ci attanaglia e non ci permette di andare oltre, entrare così nel reame della conoscenza profonda di sè, dei propri desideri, delle proprie aspirazioni, della propria vocazione. Noi possiamo farlo questo percorso, noi dobbiamo farlo questo percorso per non perderci nel labirinto della vita, per non perdere quella straordinaria occasione che e' vivere.

Io sinceramente ringrazio Hillman per aver cercato per tutta la sua vita di mostrarci attraverso la "psicologia degli archetipi", supportata dalla teoria dei tre universi, schema che trova numerosi corrispettivi nella nostra società occidentale a partire dal modello antropologico che sembra costituirne il parallelo, l'analogo, lo specchio che lo fonda, la tripartizione CORPO-ANIMA-SPIRITO.
La struttura di tutto l'esistente si compone per opera di Dio dell'aldilà, di questo mondo, del mondo intermedio. La triplice corrispondenza e' conseguente: per questo mondo Dio ha creato il corpo, per l'aldilà ha creato lo spirito, per l'intermondo l'anima. Per questa ragione e non altre mi sto dedicando alla profonda ricerca di comprensione di chi sono, per vivere in questo mondo, nel mondo intermedio e prepararmi all'aldila'. Non credo sia possibile vivere senza aver risposto alle domande di base che ogni essere umano nella vita almeno una volta si e' posto. Io almeno intendo la mia esistenza sotto questo tetto, la comprensione dei miei gesti, la comprensione delle mie emozioni, la chiarezza delle mie azioni, anche in questo caso ritrovo i tre universi, il corpo le mie azioni, i sentimenti la mia anima, i pensieri piu' alti e profondi l'aldila'.

Tornando ad un passaggio delicato, io vorrei sinceramente che a determinare i miei comportamenti, anche quelli più profondi non fosse la mera sopravvivenza, lo scambio, il costo, il mercato, la domanda, il profitto, la proprietà ma l'amore più puro, disinteressato, senza vincoli, senza aspettative, quell'amore che risiede dentro di noi e che solo chiede di essere liberato.