martedì 20 dicembre 2011

Quelli che... Io amo Enzo Jannacci!



Non e' solo emozione, non e' solo campanilismo, non e' solo parole parole parole, e' semplicemente che ci sono persone che sono capaci facendo quello che fanno di consolarci, di renderci la vita un po' più accettabile perchè la vita l'hanno provata a vivere facendo quello che amavano e ci hanno raggiunto.

Enzo Jannacci lo conosco sin da piccolo, lo conosco sin dai primi anni di vita, lo ascoltava mio padre, lo ascoltava mio zio, lo ascoltava il mio vicino, forse lo ascoltava anche mio nonno, era di famiglia Jannacci, e' sempre stato di famiglia. Non e' un cantante, non e' un musicista, non e' una star, e' solo Enzo Jannacci, uno di famiglia, uno che viene a casa e canta con te, per te le canzoni che conosci da sempre, che sono dentro di te. Enzo Jannacci e' unico, e' un poeta, e' un musicista, e' un uomo, e' un padre, e' un chirurgo, e' uno che ha provato a vivere in tutti i modi e ci e' riuscito, ci riuscito perchè riesci nella vita quando le persone che ti conoscono bene, quando le persone che solo ti conoscono, quando gli sconosciuti ti amano, quello e' il segno che hai fatto una buona vita, che sei stato giusto, non senza errori, ma sei stato capace di riparare sempre agli errori per essere a pareggio con il dare e il prendere.

Ieri sera c'era Enzo Jannacci, l'altro ieri c'era Enzo Jannacci, domani ci sara' Enzo Jannacci perche' lui ci sarà sempre, ci saranno sempre i suoi pezzi capaci di entrare nell'intimità di ognuno di noi, capaci di esprimere cose che pensiamo tutti, raccontando storie normali che appartengono ad ognuno di noi, che sono il cuore della vita stessa, l'esperienza. Cio' che conta di piu' e' vivere e vivere e' esperire, esperire e' essere dentro la vita, essere dentro la vita e' conoscere se stessi, conoscere se stessi e' trovare il giusto posto nel mondo, trovare il giusto posto nel mondo e' il senso stesso della vita, e il senso stesso della vita e' prepararsi al passaggio finale: il passaggio e' leggero, senza pesi, senza ricordi nostalgici, senza immaginazioni di eternità, senza beni materiali ma semplicemente con un carico di azioni che hanno prodotto effetti benevoli per chi ci circonda e per noi stessi. Enzo Jannacci e' certamente arrivato vicino al suo passaggio ma anche ieri sera come nella sua vita intera non si e' risparmiato, ha datto tutto se stesso quello che ha al pubblico, agli amici, agli spettatori, a chi lo ama, a chi lo ignora perche' vivere e' un istante, e in quell'istante tutto e' possibile e tutto puo' accadere. Ed e' accaduto anche ieri sera mi sono sentito milanese piu' che mai, ho sentito di cosa sono fatto, ho sentito il perche' ho capito sempre cosi' bene Enzo Jannacci, non ne faccio un localismo, ma ogni luogo ha determinato alcune caratteristiche che senza renderci conto sono la nostra carta distintiva, e i tanti milanesi amici di Enzo Jannacci mi hanno ricordato la mia citta', mi hanno ricordato che noi milanesi siamo milanesi, siamo sensibili, ma anche cinici, sarcastici e gentili in maniera ruvida, in maniera schietta e senza fronzoli, guardando alla vita con uno sguardo realista che spesso sfiora il pessimismo ma che non e' certamente l'ottimismo ostentato, capaci però di entrare nella mensa della Stazione Centrale e servire il pasto di Natale ai barboni che sono tanti e che spesso troppo spesso dimentichiamo!

Enzo Jannacci lo ha sempre interpretato il milanese, ancor di più lo ha sempre incarnato perchè una citta' non la puoi interpretare, non la puoi togliere dalla pelle, non la puoi estirpare dal cuore anche se vivi lontano, ti resta addosso, nelle parole, negli accenti, nei gesti, nello stile e lui, lui e' Milano, lui e' Enzo Jannacci e quando te lo trovi di fronte con il sorriso, il microfono davanti, la musica che suona e i suoi lunghi silenzi ed infine i suoi "uehh se me lo dicevi prima" puoi dirti fortunato di averlo conosciuto, di averlo ascoltato e di esserti ritrovato.
Grazie Enzo Jannacci, grazie di tutto davvero dal cuore e se devo dirla tutta... sei davvero ancora un gran figo milanese!

http://www.youtube.com/watch?v=oLz505yPu90&feature=share

mercoledì 14 dicembre 2011

Ci stanno prendendo in giro???



In questi giorni sto riflettendo su cio' che sta vivendo l'Italia da qualche mese a questa parte, sono pensieri a volte associativi a volte creativi, sono il risultato di discussioni con amici, di qualche lettura di quotidiani, sinceramente pochi per evitare di prendere una posizione predefinita che non mi permetterebbe una riflessione libera, pulita, imparziale.

Penso che la pressione che stiamo vivendo come cittadini italiani ed europei sia un perfetto inganno, penso che le persone che governano il paese, le aziende, le università, i media, i sindacati, le scuole stiano facendo costantemente il gioco degli speculatori, stiamo avallando un sistema economico fallimentare che permette a pochi di avvantaggiarsi sui molti, senza in alcun modo andare a risanare i danni causati da decenni di dissennato governo. La tecnica della paura sta lentamente minando la mente di ognuno di noi, la sta corrompendo, la sta ossessionando per mantenerla in uno stato di ansia ed angoscia che non permette altro che pensieri legati alla sopravvivenza, ripulendola da quella potenza straordinaria di immaginare per renderla piatta ed univoca verso cio' che si chiama profitto, incapace di amare in maniera deliberata.
Parlavo di sopravvivenza, Si sopravvivenza, legge della savana, mors tua vita mea;  ognuno di noi vive con lo sguardo del predatore su di se', lo sguardo di colui che quando affamato si metterà sulle nostre tracce e più la fame sara' intensa meno probabilità di sopravvivere al duello avremo. Io sento su di me gli occhi di predatori affamati di denaro, di potere, di profitto, predatori sanguinari senza scrupoli ne' coscienza, inseriti nella nostra società, che vivono come noi, camminano come noi, sorridono come noi, interagiscono come noi, ma sono noi, sono replicanti con il cervello lavato,  pronti a sferrare il colpo mortale.

Ci hanno tolto ogni diritto democratico di voto, ci hanno tolto ogni possibilità di sognare, ci hanno tolto la possibilità di criticare, ci hanno dato in cambio paura, impossibilità di realizzarsi a pieno, occupando tutti i posti di controllo con mezzi illegali, e' illegale mettere una persona che non lo merita in un posto di comando, presidiare per  mantenere il controllo, e i liberi cittadini non hanno alcuna chance di cambiare lo status quo perche' non esiste il merito, esistono le caste come in India e non e' pensabile di cambiare il proprio stato di nascita.

Pensiamo alla nostra Italia, pensiamo a quello che il nuovo governo sta facendo, sta rispondendo a banchieri, a petrolieri, a farmaceutiche, a finanziarie, ad energetiche, ad assicurative, alzando i prezzi di ogni bene primario, ripeto primario, cioe' di cui non ne possiamo fare a meno, togliendoci dal portafoglio migliaia di euro in piu' all'anno (pensate alla benzina, alle assicurazioni, ai beni di largo consumo etc.), poi discutono di tasse come l'ICI e la patrimoniale, senza considerare misure drastiche per non intaccare le uniche economie floridissime, il lavoro nero, l'evasione fiscale e la criminalità organizzata!

Questo e' il cancro di un paese che presto morira', non morira' probabilmente da un punto di vista economico finanziario anche perche' stiamo pagando come sempre avviene il grande debito noi consumatori, e' un paese che morira' perche' svuotato nelle sue energie migliori, svuotato dalla stanchezza di scappare da predatori che si alternano da decenni e prendono tutto, da predatori che anche oggi non mollano alcun privilegio, da personaggi come Monti (di alto profilo) che non hanno una visione da perseguire, di un nuovo mondo da costruire ma solo una gestione di una emergenza.

Pensando sempre alle emergenze senza avere una nuova idea di società, saremo sempre in emergenza, il debito non verrà ripagato dall'aumento delle tasse, quello servirà solo a mantenere l'Italia così come e', tra vent'anni saremo ancora allo stesso punto a discutere di come sopravvivere perchè semplicemente continuano a togliere e non tagliare, mantenere e non distruggere e ricostruire, se non si rinnovano le idee e le rimescolano e sono sempre quelle ci avvelenano.

Può un uomo di oltre settant'anni,(alto profilo) avere delle idee nuove, può avere la forza fisica di rinnovare, può avere il tempo di costruire una nuova società sulle ceneri di una societa' che andava bene quarant'anni fa (forse)?

Io dico di no, io dico che non e' la strada da seguire, io dico che in pensione a sessantacinque anni ci devono andare i politici, i manager, i presidenti, i giornalisti, pensioni senza privilegi come tutti, e se mi dite la qualità intellettuale ed esperienziale non dipende dall'età io rispondo e' vero hai ragione, ma e' la scienza che lo dice non io ed e' più probabile che l'innovazione venga da una mente di ventenne che di un settantenne e quindi sono disposto in questo momento di passaggio a rischiare sulla gioventù!

Se Monti non andrà via presto per far spazio al nuovo, al rinnovamento le cose non cambieranno, non cambierà nulla, saremo solo più poveri, più arrabbiati, più frustrati, non potremo spendere perchè non avremo nulla, l'economia stagnerà ed infine entrerà in recessione, e forse con migliaia di migliaia di persone per strada senza lavoro, anche i predatori intoccabili sentiranno la paura e cento gnu che attaccano un leone lo distruggono in pochi istanti!

Io voglio vivere, io voglio sognare, io mi voglio realizzare nel mio paese libero dalle sanguisughe che mi stanno addosso, libero dai privilegi acquisiti, libero dalla mediocrita', libero dall'ignoranza, libero da tutti coloro che solo vogliono sopravvivere.

Allora smettiamola prima di tutto di avere paura, smettiamo di leggere giornali, smettiamo di guardare Fiorello e la nomenclatura nelle prime file del suo pseudo show, smettiamo di andare in automobile anche per pochi metri, smettiamo di fare spesa nei centri commerciali, smettiamo di vestirci con abiti firmati, smettiamo di andare nei ristoranti che curano il food cost e non il food quality, smettiamo di frequentare le persone che intorno a noi non amano la bellezza e soprattutto non la riconoscono, smettiamo di acquistare musica inutile, smettiamo di acquistare cellulari nuovi e sofisticati ed usarli per digitare dei numeri, smettiamo di andare al cinema a vedere film inutili, smettiamo di non parlare con le persone che ci sono intorno e che incontriamo ogni giorno... smettiamola veramente di essere consumatori, superiamo questa definizione, ritorniamo ad essere cittadini ed poi esseri umani, ritorniamo alle nostre potenzialità, ritorniamo ad amarci senza paura, ritorniamo a ricercare l'equilibrio dentro di noi, ritorniamo a soddisfarci di noi stessi senza ricercare appigli fuori da noi. Tutto cio' che e' fuori da noi e' destinato a finire a passare e piu' ci dedichiamo a cio' che e' fuori di noi piu' siamo destinati alla sofferenza, e' un ciclo continuo, eterno che invece dobbiamo interrompere.

Se il 12-12-2012 fosse davvero la fine del mondo vogliamo arrivarci con la paura?
Se fosse la fine della nostra epoca vogliamo vivere i prossimi dodici mesi, i prossimi trecentosessantacinque giorni che ci mancano in questo stato di angoscia e povertà interiore?
Se fosse la fine di un'era, perchè non ci rinnoviamo ed arriviamo pronti all'inizio di quella nuova, diversi, liberi dalla paura?
Come vivreste se ogni giorno fosse il vostro ultimo giorno di questo viaggio meraviglioso che si chiama vita?

Io me lo chiedo ogni giorno ed ultimamente con coraggio ricerco la mia verità e sto rinnovando la mia visione della vita, delle cose, della gente e tu?

martedì 13 dicembre 2011

Germogli di Uomo Nuovo...



Mi sorprende incontrare sempre più persone che nel mese di dicembre sentono la pressione del Natale, sono di malumore e non vedono l'ora che sia gennaio per rilassarsi e tornare alla più ordinaria quotidianità.
Mi sorprende perchè credo che il mese di dicembre sia il mese di agosto dell'inverno boreale, che sia il momento in cui e' possibile prendersi momenti di riflessione per resettare la propria vita, per correggere la rotta delle proprie attività, per esplorare il silenzio che dovrebbe essere accompagnato alla meditazione.

Mi rendo altresì conto che anzichè promuovere il silenzio, l'introspezione, in questo periodo si promuove lo shopping, la caccia all'affare, la ricerca spasmodica di regali, la confusione, e il caos generato proprio dalla pressione di rispondere alle aspettative, incapaci di rispondere ai nostri cari non con un esempio di serenità, conciliazione ma con l'affermazione di cio' che ci porta sempre più fuori da noi stessi, lontani da noi stessi e di conseguenza infastiditi, rancorosi perche' completamente sradicati dalla parte intima e spirituale che la Natività contiene in se'.
Non ne faccio in alcun modo una questione religiosa, la Natività puo' essere vissuta da ogni essere umano sia nella sua parte credente che in quella non credente, e quindi ancor piu' radicata nella ricerca.

Sinceramente negli anni ho realizzato e compreso la profonda connessione tra la Natività e la mia personale nascita o rinascita, ogni dicembre mi impegno profondamente a far nascere in me un nuovo me, l'Uomo Nuovo di cui parlavamo nei giorni scorsi e quest'anno e' ancora piu' pressante la necessità di incontrarmi ad un livello più profondo, intimo, rinnovato da nuovi ingredienti che ho raccolto strada facendo; tutto questo non ha nulla a che vedere con il Natale del consumo, delle riunioni tra parenti, amici e colleghi di lavoro, tutto questo ha a che vedere con cio' che desidero essere, con l'Uomo che sto costruendo, un Uomo che certamente non risponde alla aspettative altrui ma alle aspettative proprie che sono dettate dal disegno che desidera realizzare all'interno della sua vita, all'interno di un noi, sul pianeta terra, che non risponde alla confusione aggiungendo altra confusione, che non si muove nel caos aggiungendo altro caos, che non si fa sfuggire l'occasione quotidiana di essere nuovo, libero dal passato e non proiettato nel futuro.

Mi rendo conto che le cose di cui sto scrivendo non sono di facile comprensione e applicazione, ma restano per me dei punti saldi su cui costruire ogni giorno una vita sana, una vita che si fonda su ciò che desidero essere piuttosto che su ciò che gli altri si aspettano io sia. E' una vera rivoluzione quando riconosciamo in noi la possibilità di essere altro, di essere liberi da cio' che accade fuori di noi e capaci di portare la luce dentro di noi, di appoggiarci sulle nostre forze, sui nostri valori, sulle nostre intime motivazioni, sulle nostre intime e profonde aspirazioni.

Io credo che sia possibile una vita sana e libera dalle pressioni esterne, libera dagli appigli che ci ingannano e ci mantengono immobili nella paura, nella sofferenza, nella incapacità, nella recriminazione, nella aspettativa. Se vogliamo ascoltare davvero qualcuno dobbiamo ascoltare noi stessi ad un livello profondo, dobbiamo incontrarci nel silenzio, dobbiamo creare occasioni di silenzio dentro e fuori di noi, creare istanti, rubare attimi alla routine quotidiana, coinvolgendo le persone che amiamo, promuovendo momenti di silenzio nella nostra casa, proponendolo ai nostri figli, parenti, genitori, amici, in ufficio, in macchina, camminando; sono sufficienti cinque minuti di silenzio consapevole al giorno, per scoprire quanto viviamo rispondendo alle sollecitazioni che ci raggiungono in ogni momento, dal prurito al cellulare che suona, da un rumore alla richiesta di aiuto, e cosi' via, in quei cinque minuti dobbiamo resistere a tutto quello che ci porta via quotidianamente, impegnandoci a restare in silenzio, ascoltando la battaglia che si scatena dentro di noi, per liberare un po' della nostra volontà di essere altro; le mie parole sono semplici sono frutto di un impegno quotidiano che metto in campo, sono parole frutto di una piccola applicazione che porta risultati straordinari.

Quello che mi viene da dire dal cuore e' basta lamentarsi, di cio' che accade fuori di noi, della confusione, del caos, delle aspettative, delle preoccupazioni, della paura, onoriamo la nostra vita perchè molto dipende da noi; proponiamoci di essere altro, facciamoci aiutare da coloro che ci circondano, ci viene molto facile recriminare ed incolpare, scontrarci e non rispettarci, molto meno facile invece incontrarci ed aiutarci, rispettarci e stimarci.

Per esperienza, e' molto più remunerativo il secondo comportamento e soprattutto ci permette di incontrare noi e l'altro nel silenzio, uno stato interiore che non conosciamo e nel quale risiede la risoluzione di ogni difficoltà.

venerdì 2 dicembre 2011

Senza appigli!

Mi sto impegnando molto da qualche settimana perche' in me si manifesti l'Uomo Nuovo.
Si tratta di azioni o non azioni, pensieri o non pensieri, emozioni o non emozioni, nel senso che ogni istante e' un momento unico e irripetibile e io posso fare la differenza proprio in quell'istante, non prima, non dopo, ma in quell'istante rinnovandomi momento dopo momento; significa che non esiste ieri e non esiste domani. Vivo e penso vi sarete accorti anche voi principalmente nella memoria, riproducendo quindi risposte simili a situazioni che mi presentano. La memoria appiattisce gli eventi e raggruppa nella nostra mente una specie di bigino con il quale siamo in grado piu' o meno di affrontare qualsiasi situazione ordinaria; il bigino fa anche di piu' ti inserisce due o tre situazioni straordinarie con le rispettive risposte e cosi' siamo davvero protetti con uno scudo. Questo scudo pero' non mi permette piu' di vivere nel momento in cui si verifica l'azione ma semplicemente nella memoria, nel ricordo, spegnendo così ogni possibile contatto con la realtà dell'attimo, della vita che stiamo vivendo. Non appena provo a staccarmi dalla memoria e per esempio porto attenzione al mio respiro, alle mie narici che inspirano e alla mia bocca leggermente aperta che espira, si apre davanti a me un mondo fatto di novità continue e di situazioni nuove che non conoscevo, un mondo nel quale mi smarrisco facilmente come se fossi appena atterrato in un luogo sconosciuto. Quel luogo e' dentro di me, sono io, e' la mia interiorità, la scopro come un viaggiatore in una terra sconosciuta.
Non appena arrivo in quel mondo sconosciuto accade qualche cosa di interessante, immediatamente cerco delle chiavi di lettura, degli appigli fuori di me, cerco qualcuno o qualche cosa per non restare solo, per non sentire la solitudine che mi crea dolore e mi fa sentire le vertigini. Resta qui, resta qui mi dico, non aver paura va tutto bene, e' la tua casa, ed e' allora che qualche cosa di magico mi accade, resto in silenzio, ascolto il mio respiro, guardo i pensieri che mi abitano, sento il cuore che varia il suo battito, non mi muovo, non mi muovo e aspetto che il dolore faccia spazio alla tranquillita', che la separazione che sento si riunisca al tutto, e assaporo la vita, sento la mia vita, sento il mio corpo che organizza milioni di azioni in ogni istante perche' io possa trovare armonia dentro di me, armonia tra il mio corpo, il mio cuore, la mia mente.
Il segreto per resistere e' non avere appigli, non cercare appigli, resistere al bisogno di aggrapparsi a qualche cosa o qualcuno, e' lasciarsi andare, la vita non ci abbandona facilmente, la vita ci ama, ci chiama, desidera che noi stiamo con lei, io invece troppe volte ho avuto timore della vita e l'ho trascurata, l'ho ignorata, non l'ho vissuta attimo per attimo, istante per istante, questo non me l'ha fatta apprezzare come un dono, invece oggi sono qui, sono nudo con me stesso e la mia vita, con cio' che sono e con il suo potenziale, io e la vita, io e la mia vita, senza scuse, con gioia e dolore, con attaccamento e libertà, con coraggio e paura, con amore e rabbia, con l'armonia e con il conflitto, ma soprattutto sono qui per ringraziarla ed onorarla, ringraziando me che voglio vivere nel momento!

mercoledì 30 novembre 2011

Il Manifesto dell'Uomo Nuovo!

La vita nuova!

Fino a ieri ho vissuto una vita e oggi ne voglio vivere un'altra. Allora stamattina e come tutte le prossime mattine mi devo ricordare che e' un nuovo giorno, che io non temo la morte, la sofferenza, il dolore, perché' tutto ciò' che mi accade lo posso trasformare, lo posso trasformare con le parole, con il mio cuore e allora non avrò' più' paura della morte, non avrò' più' paura della sofferenza, quello che potrò' fare e' vivere. Finalmente voglio vivere, finalmente posso vivere!
Ci ho messo un po' di anni ma ce la sto facendo, voglio vivere! La vita e' qualche cosa di straordinario se vissuta quando accade, senza paura, senza timore, non ieri, non domani.
La vita e' vita perché' siamo in vita. Buon giorno amiche e amici meravigliosi. La vita e' vita perché' contiene la morte. La morte non può' contenere la vita, la contiene in un solo istante, un momento, un passaggio, ma la vita e' più' grande della morte, abbiamo molti più' giorni per vivere, abbiamo ogni giorno per vivere, ogni giorno per contenere la morte e un solo giorno per morire, io non voglio restare attaccato a quel solo giorno, scelgo di vivere una buona vita, ricordandomi che la vita ha senso perche' esiste la morte.
Vivere significa amare, amare significa comprendere, comprendere significa accettare e trasformare. Io voglio sentirmi vivo, voglio sentire il mio corpo, voglio ballare con il mio corpo, voglio esultare con il mio cuore, voglio immaginare e trasformare con la  mia mente, questo e' ciò' che voglio. Per me oggi vivere e' ritornare all'origine, ritornare a me, ritornare a ciò' che mi e' stato donato, ritornare alla mia misura, a ciò' che posso fare a ciò' che posso essere e realizzare, ritornare alla gratitudine. Si può' vivere senza paura, si può' vivere senza rancore, si può' vivere senza rimorsi, io sono un uomo libero, io voglio essere libero, voglio essere libero di essere me stesso, voglio essere libero di realizzare me stesso, voglio essere libero di amare me stesso, questo e' ciò' che conta, in questo magnifico disegno ci saranno persone, cose, situazioni, immagini che potranno rientrare ed altre che non potranno rientrarci, nessun dolore per quelle che non potranno rientrarci, il mio tempo e' finito e proprio perché' finito non può' contenere infinite cose, persone, situazioni, immagini, ne può' contenere 10 100 1,000 10,000 100,000 ma e' finito. Io voglio guardare la vita, voglio lasciare questi zaini che fino a qui mi hanno accompagnato, mi sono illuso di essere un artista, mi sono illuso di essere capace di sentire, io non ero, io non sentivo, io solo reagivo, oggi voglio interagire con me stesso, voglio dialogare con me stesso, voglio rispondere a me stesso prima di rispondere agli altri e alla vita, voglio interagire con gli altri, voglio ascoltare gli altri per conoscere gli altri per interagire con gli altri. Voglio ascoltare il loro punto di vista, voglio contenere la loro capacita e voglio contenere la loro incapacità', voglio vivere in pace. Io questo lo voglio ricordare ogni giorno. Vivere nella pace, che non vuol dire nella passività, vuol dire nell'interazione e nell'integrazione.
Mi voglio ricordare che non c'e' soltanto il bianco e il nero, ma ci sono migliaia di sfumature di grigio ed e' in quelle sfumature che accade la vita, e' in quelle sfumature che noi ci trasformiamo, e' in quelle sfumature che noi cambiamo faccia, cambiamo corpo, cambiamo espressione, cambiamo idea, ma siccome sono sfumature non le vediamo, le ritroviamo solo trasformate quando sono o bianche o nere. Non vediamo le sfumature di grigio, io voglio vedere le sfumature di grigio, voglio vivere e partecipare  ai miei giorni uno per uno, voglio vivere e partecipare alle mie ore una per una, voglio vivere e partecipare ai miei minuti uno per uno, non voglio perdermi la vita, non la voglio saltare, non voglio passare dal bianco al nero, voglio vedere sentire toccare respirare assaporare, aderire alle sfumature, alle pieghe dei giorni che vivo, ogni istante, ogni piccolo momento e' il momento di vivere, ogni parola detta e' preziosa, ogni silenzio e' prezioso e ricordandomi di questo  ci sarà' una magia, la magia della vita. La vita e' magica quando la scopro nelle pieghe, la vita e' magica quando scopri una sfumatura, quando scopri una ruga, quando senti un dolore al ginocchio, quando nasce una idea, quando fai una carezza, quando leggi una riga, quando incroci uno sguardo, quando accompagni un bambino, quando stringi una mano forse dovrò' andare più' lentamente, forse dovrò' fare meno cose, forse mi dovrò occupare di me ogni giorno, ma se lo faro' saro' libero dalla morte, libero dall'attaccamento, libero dalla paura e senza paura quante cose meravigliose si possono fare, senza attaccamento quante cose meravigliose si possono fare, senza rimorsi e recriminazione quante cose meravigliose si possono fare, io sento questo, sento che questo e' il mio momento, e' il momento in cui posso vivere finalmente la mia vita, posso amare finalmente la mia vita, non appena si manifesterà' completamente saro' in grado di amare una donna, saro' in grado di amare mia madre e mio padre, saro' in grado di amare ogni essere umano, saro' in grado di amare deliberatamente ogni essere vivente che incontro, saro' capace. Sono capace, ora io sono capace e prendo responsabilità' su di me di questa capacita', la capacita' di saper amare, di saper rispondere, di saper contenere, di saper interagire, di saper mantenere vivo in me il conflitto che porta al confronto, questo e' magico, questa e' la magiam questa e' la conoscenza.
La magia della fede, la fede in qualche cosa di superiore, la fede che da solo posso fare una parte, la fede in me stesso, la fede nella vita, io ho fede nella vita, ho fede nel cielo, ho fede nell'universo, ho fede nel mio cuore, nella mia pancia, da dove una risposta mi e' sempre arrivata quando l'ho chiesta con umiltà, ho fede nella mia capacita' di resistere alla frustrazione, alla paura, al dolore, alla fuga, ho fede nella mia capacità di provare gioia, amore, compassione, partecipazione, gratitudine, collaborazione, non voglio scappare voglio partecipare. Voglio essere un Uomo!

Chiunque di voi si sente di poter aderire al Manifesto dell'Uomo Nuovo mi segnali il suo interesse!


lunedì 28 novembre 2011

Iper-realismo!



Nella societa' dominata dalle immagini mi sono chiesto perche' e' diventato necessario superare la realtà, non e' gia' abbastanza un'immagine reale, c'e' bisogno di una immagine iper-reale?

Provero' a rispondere alla seguente domanda prendendo spunto dal lavoro di un artista, scenografo che e' diventato certamente il porta bandiera del movimento iper-realista: Ron Mueck.

La sua capacita' di ricreare la realta', aumentandola nelle dimensioni senza perdere le proporzioni e' straordinariamente ed incredibilmente toccante; restate qualche minuto con lo sguardo sull'immagine che vi ho proposto poco fa e scoprirete che qualche cosa inizia a muoversi in voi, un avvicinamento, un magnetismo che vi impedisce di staccare lo sguardo, non riuscite a togliere lo sguardo dalle pieghe, dagli occhi semi-chiusi, dall'espressione imbronciata, e potrei continuare ma potete farlo direttamente voi, attraverso l'osservazione cercando pero' di non perdervi nell'opera, cercando di ascoltare cosa produce dentro di noi la vista dell'immagine.

La nostra vita e' caratterizzata da un bombardamento costante di immagini, la maggior parte ci arrivano e non ce ne accorgiamo neppure, semplicemnte veniamo suggestionati da qualunque cosa, senza la corretta distanza e attenzione siamo preda e schiavi di questo ineffabile predatore, l'immagine, la forma, il contenitore. I nostri sensi sono i ricettori che ci permettono di posizionarci costantemente nello spazio, nel tempo, nel luogo in cui ci muoviamo, percependo i pericoli, i piaceri, il disagio e mille altre sensazioni che ci arrivano proprio dai sensi. Data l'enorme sollecitazione visiva siamo arrivati ad una specie di assuefazione, provate ad immaginare le immagini del dittatore Gheddafi o del Capo di Al Queda Bin Laden, immagini cruente, devastanti, nonostante tutto immagini di esseri umani nella condizione di morte violenta; a qualcuno sono certo l'immagine a dato molto fastidio, forse alla maggioranza di noi ma quello che voglio dire e' che ormai le immagini di morte e violenza sono cosi' ripetitive che ci passano davanti allo stesso livello di un'immagine del double cheeseburger di Mc Donald's, di una Fiat Panda, o del viso di un neonato.

Il lavoro di Mueck o in generale degli artisti e' quello di ri-interpretare la realta' e riconsegnarcela per una riflessione piu' profonda, piu' radicale, piu' intima, piu' attenta; la prima quindi che mi salta all'occhio e' che abbiamo appiattito tutto, la nostra vista, il senso che sembra essere piu' sollecitato non e' piu' in grado di differenziare le immagini e quindi le subisce senza piu' riuscire a ricercare le immagini migliori, quelle in grado di sollecitare la nostra parte migliore, nello stesso tempo, il problema piu' grave e' che l'immagine non e' separata dal nostro sentire, la vista e' collegata al nostro essere in modo organico e noi non possiamo fare a meno di ricevere il bombardamento, quindi spesso e volentieri ci sentiamo male senza nemmeno sapere il perche', una cosa pero' ci e' data per fortuna che e' la coscienza, cioe' ricordarci costantemente che noi siamo una prateria nella quale chiunque puo' scorrazzare senza che ce ne accorgiamo, e che l'unica arma di difesa che abbiamo e' quella di selezionare a monte dove appoggiare il nostro sguardo; questa coscienza o ancor piu' consapevolezza puo' manifestarsi se e' chiaro in noi il disegno della vita che desideriamo vivere, del perche' stiamo vivendo e come possiamo avvicinarci a quello stato di grazia, gratitudine, gioia profonda che si chiama equilibrio.

Insomma uno sforzo per la nostra liberta' lo possiamo fare, uno sforzo semplice semplice ma di una potenza inaudita, vi sollecito a provare, quindi ogni volta che qualcuno vi vorra' mostrare un'immagine cruenta oppure il vostro sguardo andra' verso qualche cosa che non vi fa muovere verso il vostro miglior se', allora per un istante chiudete gli occhi e teneteli chiusi fintanto che l'immagine non e' scomparsa e scoprirete che abbiamo molto piu' potere sulla nostra vita di quello che ci hanno fatto credere fino ad oggi, ma soprattutto scoprirete che la gioia, la pace, l'equilibrio dipendono esclusivamente da noi!

Immaginazione applicata!



In questi passati giorni, ultimi dieci giorni, sono stato totalmente occupato dal mio lavoro, mi sono reso conto che molte volte cio' che facciamo ci assorbe completamente, totalmente senza lasciare spiragli a null'altro.
Di solito, e per fortuna, accade per un tempo determinato che possiamo in qualche modo gestire e contenere, quando pero' supera una certa soglia allora le cose si complicano perche' rimaniano imbrigliati ed impantanati come nelle sabbie mobili, piu' cerchiamo di sfuggire e ci muoviamo, piu' veniamo inghiottiti.

"L'immaginazione è più importante della conoscenza" (Albert Einstein)

In quel momento esatto l'unica cosa che ci puo' salvare e' l'immaginazione.
La mia liana per uscire dall'identificazione lavorativa e vitale e' stata la frase appena scritta, che ho letto in questi giorni e che ho voluto completare con il verbo: applicare! (accostare un oggetto ad un altro, far aderire; oltre il senso materiale ha anche un senso figurato, darsi, mettersi a fare una cosa con proposito)

L'immaginazione applicata e' uno stato interiore che mette in relazione, accosta, fa aderire le tre diverse parti che ci compongono, la mente, il cuore, l'azione. Le mette in relazione per farle collaborare e per permetterci di manifestare il meglio che siamo in grado di pensare, sentire, fare!
Spesso, troppo spesso ci manifestiamo con una sola parte di noi, la parte che piu' facilmente abbiamo sviluppato, che abbiamo allenato perche' ci veniva facile e perche' non ci siamo mai resi conto che eravamo composti di tre parti, almeno.

Noi tutti ci realizziamo nella nostra esistenza ottimizzando quello che dalla natura riceviamo, quello che dall'educazione riceviamo, quello che dai nostri studi riceviamo, e passiamo la nostra vita ricercando uno stato di equilibrio e pace che troppo spesso raggiungiamo a sprazzi ma non siamo in grado di rendere permanente.
Quello che sto provando a fare e' una ottimizzazione allargata, cioe' dopo aver realizzato in me una visione, un'immaginazione, un sogno, un'allucinazione, applicarla: comprendere che i miei pensieri rispondono ad una visione, ma che hanno una velocita', che hanno un peso, che hanno una realizzazione concreta che segue delle leggi di natura, che deve inevitabilmente essere collegata ad una emozione, deve essere portata dall'emozione, collegandosi al piacere di realizzarla, percependo a fondo l'importanza di realizzarla, cosi' finalmente siamo in grado di preparare un piano di azioni concreto in grado di supportarci per il tempo necessario alla sua realizzazione, il tempo e' lo spazio che abbiamo previsto di concretizzazione; potrebbe durare anche una vita intera, potrebbe anche realizzarsi solo parzialmente in questa vita oppure potrebbe essere realizzato a piccoli obiettivi separati che realizzano poi un disegno finale.

Per realizzare tutto questo e' necessario, fondamentale, sciogliere i nodi che negli anni abbiamo accumulato: insicurezze, fallimenti, paure, attaccamenti, sono tutti pesi, ostacoli che sul percorso ci rallenteranno, ci faranno cambiare piano di azione, ci faranno ridimensionare la nostra immaginazione applicata, riducendoci e quindi riducendo la nostra capacità realizzativa, finendo cosi' la benzina a meta' della strada.

L'immaginazione deve essere grande, deve essere utopica per certi versi, l'utopia ha permesso agli uomini di realizzarsi, l'utopia ha permesso agli uomini di sviluppare la neo-corteccia cerebrale che ci distingue profondamente da tutti gli altri esseri viventi su questo pianeta. Se non immaginiamo qualche cosa di straordinario non si attiveranno le aree cerebrali di piu' recente formazione, non ci saranno neuroni che vanno a presidiare una nuova aree cerebrale per trovare una risposta alla grande domanda, alla grande immaginazione e noi non farmeo altro che riprodurre ogni giorno le nostre stesse risposte, scoprendo poi che non ci siamo mossi ne' dentro di noi, ne' fuori di noi neppure di un metro.

Ricapitolando: gia' realizzare un equilibrio tra le tre parti che ci compongono e' una impresa, gia' riuscire ad immaginare per noi e per la nostra vita qualche cosa di straordinario e' un'altra impresa, infine se siamo riusciti a trovare un equilibrio, ad immaginare in modo straordinario ci manca ancora un pezzetto del viaggio, la concretizzazione, l'immaginazione applicata che e' la grande impresa che ad ognuno di noi e' dato di poter realizzare per sua stessa natura e che solo pochi di noi, credono e decidono di intraprendere e qui svelo il punto nevralgico: tutto quello che ci siamo detti risponde ed e' possibile solo se realizziamo un piccolo, banale, semplice comportamento, un comportamento che ci possiamo permettere soltanto noi esseri umani: decidere, prendere una decisione, rispondendo alla domanda, "che cosa voglio veramente dalla mia vita?!"

mercoledì 16 novembre 2011

giorno di ordinaria follia!



16 novembre 2011 ore 16.55

Io sono qui... ma anche li, ma anche su, ma anche giu'...

Think! Pensa! Pense!



Oggi un po' provocatoriamente ho deciso di essere un po' più cinico e diretto piuttosto che cercare sempre un taglio trasversale alle mie riflessioni.
Sento da giorni, anzi da mesi il tormentone del sogno, di tornare a sognare, di pensare in modo diverso, in maniera innovativa, creativa, fuori dalla scatola, dentro la scatola, rompendo le convenzioni etc. etc. etc.

Ho sentito e visto persone manifestare come un 25 Aprile le dimissioni di Berlusconi, ho visto e sentito persone osannare la tecnicità di Monti e del suo esecutivo, ognuno di noi ha una sua opinione, un suo modo di manifestarla, una sua sensibilita', una sua capacità, una sua eccellenza, una sua mediocrità, ma tutti oggi parliamo come se conoscessimo per filo e per segno la ricetta per preparare la torta piu' buona del mondo, grande abbastanza da sfamare le ambizioni di ognuno di noi, in grado di sostenere i piu' visionari, in grado di tenere al passo quelli in difficoltà.
In tutta onesta' sono stanco di questo ottimismo, di questa visionarietà spicciola, di questa continua ostentazione di capacità.

Faccio un bel parallelismo con la trasmissione che ho visto l'altra sera, il varietà di Fiorello, un varietà noioso, berlusconiano con il primattore che fa tutto e di tutto senza condividere nulla, senza riuscire a dare un contenuto interessante al suo monologo, battutine su battutine perbeniste, oserei dire cattoliche, giochini da varietà superato antico, critico proprio con colui che stanno imitando, lontano dalla realtà, se non quella della casta dello spettacolo che se la canta e se la suona, tutti preoccupati per la meraviglia delle scenografie, per il ritorno di immagine e di denaro dell'investimento e per nulla preoccupati della pochezza di contenuti (il mio amato Walter Chiari che non ricorda quasi piu' nessuno si starò rivoltando nella tomba!)
Gli ammiccamenti, le false critiche, sempre naturalmente indirizzate ad un uomo, l'incapacità di uscire dall'autoreferenzialità, non dico che non e' bravo Fiorello intendetemi, dico che la qualità, il talento di una persona non puo' essere sempre bruciato assecondando spettacoli da villaggio turistico con scenografie da notte degli Oscar. Io non voglio essere intrattenuto per distrarmi dei problemi quotidiani, io voglio essere stimolato alla ricerca di risposte in grado di migliorare la mia vita e di conseguenza la vita dell'insieme, non sono e non vado in vacanza per mettere la testa sotto il tappeto e sentirmi dire che ogni tanto si puo' anche ridere, io rido, rido moltissimo ma mentre lo faccio cerco di fare cose che mi stimolino e non che mi annichiliscano e narcotizzino.

Il parallelismo e' esattamente questo, predichiamo una cosa e ne facciamo un'altra, ci diciamo di pensare fuori dagli schemi, prendendo a prestito ogni possibile citazione uscita dalla bocca di Steve Jobs per immaginare un'Italia, un'Europa, un occidente, un mondo, completamente nuovo, rinnovato alla base, equo, sostenibile, libero dall'ignoranza, interconnesso, condiviso, in grado di spingere l'umanità in una direzione di pace ed armonia, e invece ci troviamo a riempirci la bocca di belle intenzioni e parole e non ci rendiamo conto che ad ognuno e' dato di fare il suo, null'altro, di trovare dentro di noi la propria motivazione personale, intima, per costruire il proprio mondo personale, di avere una propria visione innanzitutto in grado di soddisfarci, di spingerci verso il senso della nostra esistenza, di vivere i giorni in maniera piena e felice, mi spingo oltre in maniera consapevole!

A questo punto allora mi sento di dire a me stesso in primis, a te che leggi, al tuo amico che non leggera' mai, a Fiorello, agli autori di Fiorello, a Mario Monti, a Silvio Berlusconi, ai "poteri forti ed occulti", al mio amico del cuore, a tutti quelli che incontro, ai cinesi, agli indiani, ai brasiliani, agli italiani, a Napolitano, ai partiti, ai sindacati, ai paurosi, agli uomini di fede, a Razinger, al Vaticano, ad Al Quaeda (se e' davvero esistita!), ad Obama, a Totti, a Del Piero, a McEnroe, alle estetisti, ai francesi, ai tedeschi, ai giapponesi, agli atei, ai cristiani, ai musulmani, ai buddisti, alle multinazionali, alle banche e ad ognuno di quelli che ho dimenticato, per favore, portate con voi queste parole che sento piu' che mai profetiche: Think out of the box! Think different! Think Creative! Pensa fuori dagli schemi! Pensa con il cuore! Ascolta la pancia! etc. etc. etc.

Insomma... Fai come cazzo ti pare, ma pensa!!!

mercoledì 9 novembre 2011

La vita e' stato selvaggio!



“La vita è stato selvaggio. Quel che è più vivo è più selvaggio, e quel che non è ancora soggetto all’uomo lo rinvigorisce. È come se colui che si è spinto avanti incessantemente, senza mai cercare riposo dalle proprie fatiche, crescendo saldo e chiedendo molto, si fosse trovato sempre in paesi sconosciuti, in luoghi selvaggi, circondato dal materiale grezzo della vita. Come se si fosse inerpicato sui rami degli alberi nella foresta primitiva.”


La pratica di camminare mi accompagna da molti anni, e' uno stato interiore che ricerco appena possibile, mi riporta in contatto con la mia essenza, con il mio essere piu' nascosto e libero.
Ogni giorno trovo un momento, uno spazio per camminare, per spostare il mio peso, la mia massa corporea da un luogo ad un altro, questo movimento, questo spostamento si attua a livello fisico, emotivo, mentale. Ritrovo lo spazio vuoto, ritrovo il silenzio che la vita quotidiana mi impedisce di frequentare, ritrovo il respiro, ritrovo i muscoli, ritrovo i dolori del corpo, ritrovo me stesso in un luogo diverso da quello che frequento durante la giornata e questo produce un benessere profondo, un benessere che spesso paragono ad una lunga meditazione.

La piu' grande gioia la vivo camminando nella notte, camminando al buio, in solitudine. I suoni della notte, l'aria della notte, la luce della notte ha un sapore unico, e' come se non ci fosse separazione tra me e il creato che mi contiene, come se non ci fosse piu' distanza tra cio' che mi compone e cio' che compone la terra stessa, ed e' li che mi perdo, mi perdo perche' mi riunisco al creato, mi riunisco a me stesso, incontrando quella parte di me che non ha paura di nulla, che non e' separata dalla vita, che non e' distante dalla gioia, quella parte di me che percepisce l'armonia e l'equilibrio del creato.

Camminare non significa mettere passivamente un passo dietro l’altro. Non è neppure una semplice pratica salutistica, sebbene siano da prendere in considerazione le sue benefiche conseguenze sul corpo e sul’inquietudine nervosa, camminare e' vivere, e' perdersi, e' ritrovarsi, e' perdersi di nuovo e ritrovarsi, ricercando quel luogo interiore che e' anche quel luogo esteriore nel quale possiamo dire "Io sono".

Il vero “camminatore” deve sapersi staccare completamente dai suoi banali pensieri quotidiani; quindi, attua dentro di sè una sorta di tabula rasa che gli permettere di entrare in sintonia con le piante, i minerali, gli animali intorno a lui, con la natura tutta nel suo essere incontaminata e selvaggia, in grado quindi di collegare l’individuo con la parte vera di se stesso.

A tal proposito suggerisco anche una preparazione al camminare ascoltando l'opera dello straordinario compositore Arvo Part, appunto Tabula Rasa.

Ognuno di noi puo' incontrare cosi quello stato selvaggio, libero dalle convenzioni sociali, libero dall'educazione, libero dai condizionamenti, stato che e' in grado di farci percepire le nostre piu' straordinarie potenzialità senza pero' spaventarci, soltanto ricordandoci che siamo noi stessi gli artefici della nostra vita e che dobbiamo scegliere profondamente cio' che desideriamo in ogni istante, solo così potremo onorare il nostro essere umani e camminare verso...


lunedì 7 novembre 2011

In-vocazione



Mi sto domandando da lungo tempo, a periodi alterni, quale sia la mia personale vocazione. Di solito uso la parola talento oppure inclinazione, ma ho riscoperto alcuni testi dello psicanalista junghiano James Hillman (scomparso pochi giorni fa a cui dedico questa mia riflessione, n.d.r.) che definisce la vocazione non tanto con riferimenti religiosi ma filosofici e morali.

Dunque, sostiene James Hillman, "ogni psicologia che voglia tentare di capire i membri della società attuale non potrà ignorare il nuovo monoteismo che ci governa: il Business. O, per meglio dire, l'economia capitalista specífica l'anziano guru con un divertito sorriso. Un monoteismo che, in quanto tale, ci impone una fede fondamentalista nei propri principi. E che esercita il Potere, quello al quale ci si riferisce comunemente, ma anche il Potere più influente, cioè quello dentro di noi, che ci conforma a vivere e ad avere la percezione di noi stessi secondo idee come beni, scambio, costo, mercato, domanda, profitto, proprietà.

Pensiamo di stare male per una nostra insufficienza affettiva e per questa ci curiamo, ma curarci significa chiederci su quale scala di valori stiamo misurandoci.
Ci piacerebbe credere che sia l'amore a conformare il nostro destino. In realtà, nella vita concreta, sono le idee del business le sole da cui non ci distogliamo mai, scrive Hillman. Insomma, viene da tradurlo in termini shakespeariani, crediamo che dietro l'ordito della nostra vita ci sia Romeo e Giulietta, invece ci sono piuttosto il Mercante di Venezia o il Macbeth.

Hillman prosegue nella eretica missione che da un certo momento si è dato: ribaltare il rapporto tra individuo e mondo così come esso, nel Novecento, è stato codificato proprio dalla psicoanalisi classica. E nel quale circolano diversi concetti che negli ultimi anni sono tutt'altro che entrati nel cono d'ombra: mercato, potere, controllo, sicurezza. A ben vedere, concetti che hanno aumentato su scala gobale la propria potenza pervasiva. Eppure, benché sembrino parole d'ordine dall'aura sempiterna e universale, hanno un'origine storica: Nella Firenze delle banche e nella Riforma protestante, insomma sono in stretto contatto con il Cristianesimo e si evolvono con la Chiesa, dice Hillman.

E nel mondo d'oggi ci confrontiamo con modelli che cercano di farci traballare il fondamentalismo capitalistico monoteista: L'idea di economia condivisa che recupera le modalità del baratto e punta sul dono, e soprattutto la cosiddetta economica sostenibile, quella teorizzata da studiosi come Vandana Shiva, che vuole coniugare il profitto con la cura del pianeta, la giustizia e il limite, spiega.

Hillman così in maniera Socratica ci invita in un dialogo maieutico: trovare dentro noi stessi, il significato vero delle idee che connettiamo al potere, le idee che ci guidano alla scoperta della nostra vocazione, liberandoci dal monoteismo capitalistico. Ci mette però in guardia rispetto alle conseguenze della nostra ricerca: il valore dell' efficienza, per esempio. I lager erano il capolavoro dell'efficienza: uccidevano cinquemila persone al giorno. Quindi, l'idea di effìcienza, di per sé, se è sola, diviene demoniaca.

Il percorso di conoscenza di sè, di analisi di sè, di scoperta della propria vocazione deve essere consegnato ad un profondo senso critico, ad una analisi approfondita dei nostri valori più intimi, sradicati da quella educazione ricevuta passivamente, purificati dall'ambiente che ci ha formato, ripuliti dal senso di colpa che costantemente ci attanaglia e non ci permette di andare oltre, entrare così nel reame della conoscenza profonda di sè, dei propri desideri, delle proprie aspirazioni, della propria vocazione. Noi possiamo farlo questo percorso, noi dobbiamo farlo questo percorso per non perderci nel labirinto della vita, per non perdere quella straordinaria occasione che e' vivere.

Io sinceramente ringrazio Hillman per aver cercato per tutta la sua vita di mostrarci attraverso la "psicologia degli archetipi", supportata dalla teoria dei tre universi, schema che trova numerosi corrispettivi nella nostra società occidentale a partire dal modello antropologico che sembra costituirne il parallelo, l'analogo, lo specchio che lo fonda, la tripartizione CORPO-ANIMA-SPIRITO.
La struttura di tutto l'esistente si compone per opera di Dio dell'aldilà, di questo mondo, del mondo intermedio. La triplice corrispondenza e' conseguente: per questo mondo Dio ha creato il corpo, per l'aldilà ha creato lo spirito, per l'intermondo l'anima. Per questa ragione e non altre mi sto dedicando alla profonda ricerca di comprensione di chi sono, per vivere in questo mondo, nel mondo intermedio e prepararmi all'aldila'. Non credo sia possibile vivere senza aver risposto alle domande di base che ogni essere umano nella vita almeno una volta si e' posto. Io almeno intendo la mia esistenza sotto questo tetto, la comprensione dei miei gesti, la comprensione delle mie emozioni, la chiarezza delle mie azioni, anche in questo caso ritrovo i tre universi, il corpo le mie azioni, i sentimenti la mia anima, i pensieri piu' alti e profondi l'aldila'.

Tornando ad un passaggio delicato, io vorrei sinceramente che a determinare i miei comportamenti, anche quelli più profondi non fosse la mera sopravvivenza, lo scambio, il costo, il mercato, la domanda, il profitto, la proprietà ma l'amore più puro, disinteressato, senza vincoli, senza aspettative, quell'amore che risiede dentro di noi e che solo chiede di essere liberato.

martedì 25 ottobre 2011

Un altro giorno sulla terra!



E' arrivato un altro giorno sulla terra e noi siamo nuovamente travolti dagli eventi, piccoli, medi, grandi!
Stamattina mi sono svegliato con la radiosveglia, un tg radiofonico annuncia le ultime notizie ed io ancora steso nel mio letto resto immobile, i pensieri si collegano a cio' che sta accadendo fuori nel mondo e in me si produce un irrigidimento, collegato ad un pensiero incontrollato quello di non alzarmi, ma non oggi, non domani, di non alzarmi mai piu'!! E' stata una sensazione raggelante, interiore, profonda, come se fossi una antenna che riceve non solo notizie ma sentimenti, pensieri, emozioni che sono nell'aria e che non fosse piu' capace di organizzarle, di comprenderle, di ragionarle, di metabolizzarle e contenerle, quella serie di notizie così differenti, così appiattite dall'orizzontalità della vita mi hanno ricordato che vivere e' una cosa meravigliosa ma nello stesso tempo necessità di capacità di proteggersi, di cautelarsi dall'intrusione continua di cose che non sono affatto necessarie alla nostra vita ne' tanto meno alla nostra sopravvivenza.

- E' atterrato l'aereo con la salma di Marco Simoncelli!

- La Francia e la Germania si scusano per il fraintendimento riguardo alle risate rivolte all'Italia!

- Un terremoto terribile ha devastato la Turchia!

- Una giovane ragazza violentata nel ricco nord-est !

- Ad Avetrana ci sono dodici indagati e nessun colpevole!

- Oggi riprende il campionato di serie A con gli anticipi!

- Berlusconi all'Europa dice che nessuno puo' darci lezioni!

- Il Consiglio dei Ministri straordinario non ha prodotto risultati!

- Il Vaticano e' piu' lucido di Wall Street e detta l'agenda per uscire dalla crisi!

- Gheddafi e' stato ucciso da un solo colpo alla testa!

- Marchionne e' anti-italiano e ha investito solo 2 miliardi di euro in Italia anziche' 20 miliardi di euro!

- Processo Mills sospesi i termini di prescrizione!

Mi sono chiesto allora appena ho ritrovato la forza per muovermi e un po' di distanza da tutto, perche' e' cosi' importante e necessario conoscere in ogni istante cosa accade nel mondo?
Perche' e' così morbosamente necessario entrare nella vita degli altri e scavarla fino a metterla alla merce' di tutti?
Perche' e' cosi' centrale sapere costantemente che siamo in crisi?

Io non credo piu' si tratti di diritto di cronaca, di giornalismo giusto, di liberta' di informazione, io credo che sia ormai uno strumento ben collaudato per creare delle ansie, delle paure, delle aspettative, che siano manipolazioni necessarie e muovere l'opinione pubblica, per spingere le persone che passivamente ascoltano la radio, la televisione, leggono giornali a sentirsi incapaci, frustrati, vulnerabili, quindi piu' facilmente manovrabili e orientabili consumatori di programmi televisivi, di programmi radiofonici, di riviste, di giornali. Non credo di dire una eresia con queste mie parole, anzi credo di dire una cosa banale, logica, ma sentirla dentro, sentirla nel cuore come l'ho sentita stamattina e' davvero un'altra cosa, molte cose razionalmente le conosciamo ma quando penetrano nella carne allora il fatto diventa davvero devastante ed io non ho alcuna intenzione di farmi devastare dalla paura, dall'ansia, dal consumo compulsivo per colmare quel senso di inquietudine di inadeguatezza che serpeggia nella vita di tutti noi.

Per rispondere a tutto questo ho bisogno di respirare, ho bisogno di mettere una distanza, ho bisogno di liberare le mie migliori qualità, ho bisogno di trasformare la parola bisogno in desidero respirare, desidero avere una distanza, desidero usare le mie migliori risorse.

Il bisogno e' esattamente cio' che cercano di farci sentire, il bisogno di tutto, di ogni cosa, naturalmente ogni cosa materiale, il desiderio invece parte da dentro, e' intimo, si manifesta come una esisgenza di crescita interiore, ri ricerca spirituale per rispondere a quella domanda impellente: "la vita puo' essere tutta qui?"
Naturalmente non ce l'ho con nessuno in particolare, quando scrivo "che cercano di farci sentire" intendo che il mondo che viviamo oggi produce questa sensazione e quindi non possiamo far altro che rendercene conto per trasformare il bisogno in desiderio, il desiderio in passione, la passione in valore, il valore in orientamento, l'orientamento in destino.

Sono passaggi semplici che descrivo ora anche a me stesso, ma sono cruciali, sono cosi' importanti che possono davvero far la differenza nella nostra esistenza permettendoci di vivere una vita di senso piuttosto che una vita alla deriva, una vita guidata dalle onde, dalle correnti, dai venti.

L'orientamento presuppone per sua natura che ognuno di noi sappia da dove parte e sappia dove vuole arrivare, in quello spazio tra la partenza, la nascita, e la destinazione, la morte noi possiamo onorare noi stessi i nostri talenti, i nostri desideri per dare un senso alla nostra vita, superando cosi' il bisogno che invece ci manda alla deriva e non solo non ci onora, ma ci fa approdare da naufraghi al momento piu' importante e straordinario della nostra vita, la morte!

Tutto questo grazie ad un banale tg radiofonico... allora e' proprio vero che tutto e' utile quando abbiamo orientamento!

Ora sorrido, sorrido... sorrido!


lunedì 24 ottobre 2011

Ciao Marco, ciao!



Non mi piace di solito seguire gli eventi di cronaca quotidiana, commentarli, dare una mia opinione, mi piace spaziare respirando l'aria, ascoltando le cosa che mi affiorano e risuonano senza un ordine prestabilito, ma oggi e' diverso, oggi quella tragedia che ha colpito Marco Simoncelli non riesce ad uscirmi dai pensieri.
Io di mia natura sono ancora incapace di dare un senso alla morte, sono attaccato alla vita, sono attaccato alle persone, agli oggetti, alla storie, sono costretto in questa ragnatela di sentimenti che spesso non mi fanno godere del momento presente, non mi fanno godere dell'ora proprio perche' preoccupato dalla separazione. Quindi capirete che la morte di un ragazzo cosi' giovane e' certamente sconvolgente, e' praticamente senza spiegazione, senza appello, nella sua assolutezza da lasciarmi sgomento.

La notizia che ho sentito ieri non riesce a uscire, non trova una via di uscita dalla mia scatola di pensieri ed emozioni, mi sta mettendo di fronte alle mie paure, mi sta mettendo di fronte all'urgenza di dare risposta alla mia vita, di arrivare a dare un senso all'esistenza perche' la morte non mi colga nell'infelicità.

Certamente questo pensiero mi riporta alla vita di Marco Simoncelli, di questo ragazzino spericolato che ha trovato il senso della sua esistenza nelle moto, nelle corse, diventando un pilota straordinario, ma ancora di piu' diventando un ragazzo straordinario proprio perche' anche se in pochi anni ha reso la sua esistenza la migliore che poteva desiderare, facendo quello per cui e' nato, dando voce al suo talento, alla sua essenza, vivendo la sua vita nella gioia e nella felicità. In questa ottica allora una vita non la si puo' ritenere sprecata, non la si puo' ritenere perduta, chiunque trova e nobilita se stesso, in qualunque momento puo' venire colto dalla morte e' non lo trovera' impreparato, non avra' rimpianti ne'rimorsi, perche' ha espresso il suo miglior se', il miglior se' non guarda l'eta' ma guarda lo sviluppo del proprio talento e della propria essenza, tu caro Marco hai fatto moltissimo in un tempo brevissimo e per questo moltissimo ti sara' dato!

E' quindi a questo che tutti dobbiamo appellarci nella nostra esistenza, di non rimandare neppure di un'ora la comprensione di cio' che ci fa felice, di cio' che ci permette di esprimere in nostro migliore se', di non sprecare la nostra vita in faccende marginali, di contorno ma di andare dritto alla domanda, "Io chi sono veramente, e che cosa desidero veramente dalla mia esistenza?" e di impegnarci a dare una risposta, forse piu' di una risposta, forse risposte diverse nell'arco di una vita.

Io credo che Marco se la sia fatta molte volte questa domanda ma anche se la fosse fatta una sola volta, ha cercato e trovato la risposta in maniera sincera e diretta, dando a se stesso la possibilità di realizzarsi, cosi' in pochi anni con una carriera meravigliosa, fatta di vittorie, di sconfitte, di cadute, di speranze, di amore, di ispirazione, e' entrato nella vita di ognuno di noi, donandoci con la sua morte un momento di profondissima riflessione, quel sacro momento che ci si apre quando perdiamo una cosa importante, dimostrandoci con la sua gioia e serenità che la vita e' bellissima e deve essere vissuta alla ricerca di noi stessi per trovare quello spazio di pace che e' fondamentale ogni giorno della nostra vita per poterci essere, per poterci dire: "Io sono felice e so cosa desidero realizzare nella mia vita e ogni giorno mi impegno per farlo!"

Ciao Marco, ciao e grazie per tutto!

martedì 18 ottobre 2011

Tutto e' lecito! Non tutto e' utile!




In questi ultimi giorni, non solo, in queste ultime settimane, in questi ultimi mesi sento piu' che mai la pressione degli eventi che accadono. Non si tratta di cose vicine o lontane, si tratta di energia che sprigionano le persone, l''energia che piu' si percepisce e' quella di violenza, di recriminazione, di insodisfazione, di paura, questa energia che viene messa nell'aria da ognuno di noi si percepisce, si accumula spesso piu' intensamente nelle citta' perche' la concentrazione di umanita' e' molto piu' alta che nelle aree rurali o provinciali, ma quando anche le citta' ne sono sature si comincia a sentire anche negli angoli che fino a poco prima erano considerati meno inquinati.

Quello che emaniamo e' qualcosa di concreto, quello che diciamo a noi stessi e' qualche cosa di concreto, quello che diciamo agli altri e' qualche cosa di concreto che si materializza anche se non ce ne rendiamo conto, si materializza con azioni, si materializza con manifestazioni, si materializza conclamando la condizione umana.

La condizione umana che stiamo manifestando in Italia, in Europa e' una condizione di bisogno, di smarrimento, di incapacità, di frustrazione, di disorientamento ad ogni livello, per i politici, che pensano di avere la ricetta perche' hanno gia' affrontato molte volte delle situazioni critiche, per i piu' giovani ed indignati perche' sentono di avere la forza di poter rispondere in maniera adeguata alle domande del momento storico, ma si scontrano con una societa burocratizzata nella quale il movimento e' pressoche' nullo, una politica vecchia e stanca con poche idee e ferma ad un mondo vecchio incapace di rinnovamento, per gli imprenditori che vorrebbero essere sostenuti nel loro impegno a creare occupazione che perdono la testa e si sentono di scendere in politica per colmare il gap, ma che non hanno alcuna idea di cosa voglia dire fare politica. Poi ci sono tutti gli altri che ormai non contano piu' un cazzo, intendo dire i precari, gli studenti chiusi in atenei pieni di vecchi professori che pensano che l'eccellenza sia una negazione della uguaglianza, i pensionati d'oro che se ne fregano letteralmente di cio' che accade, i pensionati pezzenti che non hanno nemmeno voce per essere ascoltati, gli impiegati che per mantenere un livello minimo si presentano alle cene della Caritas e di altre opere perche' hanno difficolta' ad arrivare a fine mese, ci sono molte altre categorie in difficolta' ma non continuo la lista...

In questo clima di continua negazione, chi ne fa le spese non sono solo le nuove generazioni che si vedono cancellate il proprio futuro, si vedono senza un lavoro, senza una pensione, senza banche che affidino loro del denaro per le loro migliori idee, senza investimenti sulla banda larga che potrebbe essere un bacino straordinario per creare occupazione e lavoro, il mondo di internet e delle nuove tecnologie, ma anche quelle categorie che sembravano intoccabili, il ceto medio che ormai non e' piu' molto medio ma si avvicina al basso in modo preoccupante, facendo crescere il divario tra chi ha denaro e chi non lo ha proprio, insomma si sta accentuando la differenza e la classe media non riesce piu' a fare da cuscinetto sociale, intanto il debito pubblico aumenta, l'economia si ferma, anzi regredisce, il mondo fuori dall'Europa continua la sua marcia, e gli europei invece si scontrano su chi deve o non deve pagare i debiti delle banche europee contratti con gli investimenti nei subprime americani di tre anni fa e nei debiti sovrani della Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia, Francia.
Siccome i debiti delle banche li pagano gli stati, vuol dire che i debiti delle banche li paghiamo noi cittadini con le nostre tasse, questi poi vanno ad incrementatare l'indebitamento pubblico degli stati, l'Italia ha un debito che non riusciamo neppure a pronunciare da quanto e' enorme, l'economia e' in stallo e chi ha volato almeno una volta sa che un aereo in stallo da un momento all'altro cade nel vuoto inesorabilmente e continuano a concentrarsi sulle cose che non sono centrali.

Io personalmente non ne posso piu' di sentire parlare, tutti parlano, tutti saprebbero come uscirne, ma nessuno riesce a muovere nemmeno una penna, mi sembra di sentire i commenti delle regate di Luna Rossa alla Coppa America dove tutti sapevano come fare meglio di De Angelis, allora perche' non cominciamo a fare silenzio, a superare le nostre divisioni prima di tutto interne, a superare simpatie e antipatie, a superare giusto e sbagliato e e proviamo a rifarci tutti alla frase di San Paolo: "Tutto è lecito! Ma non tutto è utile! Tutto è lecito!. Ma non tutto edifica. Nessuno cerchi l`utile proprio, ma quello altrui!" iniziando un percorso che porti alla costruzione di un bene comune condiviso.
Chi non riesce a fare il passo per superare queste distinzioni si deve mettere da parte, deve essere capace di un atto di responsabilita' altissima consegnado se stesso al giudizio del popolo, ma non mi sto riferendo a Berlusconi o Bossi che sono oggi al Governo, mi sto riferendo a tutte quelle figure che da dieci, venti, trenta anni siedono i banchi del parlamento e non sono stati capaci che di mosse di poco conto e che oggi pero' chiedono di poter andare alla guida.

Ci vuole una costituente che sia rappresentativa del popolo, che abbia la delega del popolo, il parlamento oggi e' fatto di persone che non sono piu' in contatto con il popolo, ci vogliono degni rappresentanti, di ogni categoria, e iniziando nel silenzio a riformare, a svecchiare, a parlare meno delle cose superficiali, impegnandosi per tutti e non per una parte, celebrando quell'unita' che ha permesso ad ogni nazione europea inclusa l'Italia di progredire, smettiamola di mortificarci, i giornali, la tv, i media tutti smettano di mortificare, attaccare, offendere, svilire e facciamo un lavoro di conciliazione perche' l'energia che oggi e' distruttiva si trasformi in creativa, che ognuno di noi si senta partecipe di questo momento di straordinaria importanza storica e si senta di poter contribuire, non di maledire in continuazione, non di immettere nell'aria il dolore, la rabbia, la sofferenza che crea in ogni individuo uno stato d'ansia che incolmabile, uno stato che genera rabbia e porta alla distruzione.
Noi tutti dobbiamo costruire, dobbiamo muoverci verso il sole, dobbiamo andare verso la luce e la pace, facendo un paragone calcistico, la Coppa del Mondo 2006 e' stata vinta perche' il gruppo si e' sentito sostenuto da una nazione, e' stato capace di superare scogli che sembravano incolmabili, noi tutti possiamo dare il meglio di noi non il peggio di noi, se si sentiamo tutti coinvolti e credetemi non c'e' momento storico che piu' di questo nostro tempo per dimostrare quanto siamo in grado di dare alla nostra vita, partendo dall'energia che emaniamo ogni istante.

giovedì 13 ottobre 2011

Stay hungry stay foolish!!!




Non faccio a meno di notare che nel mondo in cui mi e' capitato di vivere non siamo piu' capaci di fare le cose con passione.
So che il post di oggi fara' arrabbiare molte persone, mi scuso fin da ora per tutti coloro che si sentiranno offesi, non sto scrivendo per loro ma sto scrivendo per tutti gli altri.

Stiamo vivendo un cambiamento davvero epocale che la mia generazione, quella di mezzo, quella che e' passata dalla carta al digitale in un tempo brevissimo e si e' dovuta inventare senza aver alcuna formazione scolastica,(i nati dal 1966 al 1976 circa), il cambiamento e' nella maniera in cui si pensano, si immaginano e infine si fanno le cose; si tratta di passione, si tratta di amore!

Molti anni fa quando ho cominciato a lavorare mi era stato suggerito di iscrivermi alla associazione di categoria, una sorta di sindacato per tutti coloro che si affacciavano al mondo del lavoro, cosi' ho fatto e ci sono rimasto per molti anni, in maniera meccanica, non mi interessava particolarmente la loro attività anche se certamente si battevano anche per i miei diritti.
Poi dopo dieci anni ho cambiato completamente posizione, ho cambiato attività e ho continuato con gli studi prima di inserirmi in un nuovo ambiente lavorativo, un ambiente fatto di creatività e di libertà da certi schemi e meccanismi.

Mi rendo conto oggi che ho vissuto il passaggio come una liberazione, ho iniziato a fare le cose con amore, con la passione.
Ho iniziato a lavorare per hobby, superando completamente il bisogno di corporativismo, di associazionismo che per me fa rima con fancazzismo e rincoglionitimismo. Non amo le associazioni di categoria, non fanno bene ne' a chi le porta avanti e ci lavora ne' a chi vi e' iscritto, sono soltanto dei giardinetti nei quali giocano sempre e solo le stesse persone, che difendono solo dei privilegi acquisiti negli anni, distruggendo cosi' il mercato, chiudendo le porte alle nuove generazioni. L'Italia di fatto e' ferma all'angolo proprio per via di queste simpatiche associazioni, dai notai, agli avvocati, ai giornalisti, ai politici, agli artigiani, ai sindacati e potrei continuare ma questo mi porterebbe lontano da cio' che ho in mente oggi, ma ci torno nei prossimi giorni, lo prometto.

Ritorno però al nostro tema, difficile da spiegare ma cio' che piu' di tutto catalizza la nostra passione, la nostra creatività, il nostro coraggio non e' l'attività professionale quotidiana ma cio' che facciamo come hobby. L'hobby tira fuori il nostro meglio, scava nell'anima e ci permette di essere liberi dal risultato economico finale del nostro sforzo, ci permette quindi di spaziare, di immaginare, di creare, di volare alto, lontano dai meccanismi retributivi che non solo distruggono la creatività ma arrivano ad annientare addirittura la nostra capacità di sognare, un hobby invece e' collegato indissolubilmente con il nostro talento, questo e' innegabile.

La mia personale cartina tornasole e' quanto amore e quanta passione metto nelle cose che faccio ogni giorno e se mi lamento per piu' di una settimana o non riesco a liberare la mente e mi sto sbilanciando troppo verso la professione, verso cioe' la preoccupazione di avere la certezza e concretezza di uno stipendio, allora e' il momento di fermare tutto di guardare con attenzione.

Dobbiamo lavorare per hobby, usare la stessa passione che abbiamo per il nostro hobby, dimenticare la gabbia del risultato economico, liberare le nostre migliori conoscenze e risorse interiori, farsi dominare dalla passione dall'immaginazione, sognare e mantenere caldo dentro di noi il sogno per poterlo concretizzare e proteggere, tenendo fuori quelle voci che definiscono il successo come il risultato economico e numerico, non lasciarsi distrarre dalla gratificazione, dalla fama, la passione lavora in silenzio e non chiede nulla, solo di essere espressa. Esprimete il vostro meglio, lasciate che sia il cuore a pompare energia e a stabilire la strada da imboccare, la passione vi tormenterà, vi darà gioia, vi farà disperare, vi fara' ridere, vi farà stare svegli la notte, vi toglierà le forze, vi donerà la vita, vi farà sentire sempre nel posto giusto al momento giusto e vi farà sentire pieni di vita, innamorati della vita, grati alla vita, addirittura vi farà sentire belli!

La bellezza viene dall'espressione migliore di noi stessi e dall'appagamento che abbiamo nella nostra vita rispetto a cio' che abbiamo sognato da bambini. Piu' siamo lontani dal sogno che avevamo da piccoli, piu' siamo deboli e in balia della vita, piu' siamo prossimi al sogno che avevamo da bambini piu' siamo guidati, sostenuti, nutriti dalla passione, dall'amore del fare, l'amore del fare vi farà fare cose folli senza paura di fallire ma con il cuore aperto alle esperienze, vi affamerà di vita, di desiderio di vivere sempre con piu' intensità e coinvolgimento e cosi' si onorerà la nostra esistenza, cosi' saremo sempre nel flusso della gioia.

martedì 11 ottobre 2011

Pura Vita!




Solitamente mi metto a scrivere durante le pause della giornata, oggi pero' ho pensato che potesse essere interessante prendermi il tempo nella calma serale, pre-notturna.
Il silenzio che mi circonda permette alla mia riflessione di spaziare senza particolari distrazioni, rimanendo in quello spazio che definirei vuoto.
Per riflettere e' fondamentale riuscire a produrre uno spazio nel quale poter riversare tutte le associazioni mentali, tutti i pensieri, tutte le emozioni che si intersecano, e' una pratica che mi riesce raramente, ma quando accade e' prodigiosa perche' collega concetti e li trasforma rendendoli simili ad un atto creativo.
Mantenendo uno spazio dentro di me per poter interagire con la vita, con le cose, con la gente mi sento costantemente in quel reame di possibilità e creatività', un luogo, uno spazio, un tempo differente dal quotidiano.

L'esplorazione di quello spazio, l’esplorazione del vuoto mi affascina.
Viviamo immersi nello spazio vuoto, viviamo su una palla rocciosa che e' immersa nel vuoto.

Lo stesso pianeta terra e' la manifestazione del vuoto; provate ad immaginare ogni cosa piena, di conseguenza percepirete il vuoto che ci circonda.
Il vuoto e’ uno stato straordinario dell’essere che permette di andare all’essenza della vita, e’ un cappotto, e’ un costume, e’ una macchina, e’ un ipod, e’ un paio di sneakers, e’ una meditazione, e’ surfare, e’ amare, e’ abbracciare, e’ baciare, e’ incontrare, e’ godere, e’ l’armonia, e’ la pace. Il vuoto e’ il miracolo della vita dove noi siamo, siamo quello che siamo senza giudizio, senza paura, senza tempo, e’ la condizione nella quale possiamo manifestarci al nostro meglio, nessun errore, nessun pericolo, nessuna aspettativa, pura vita senza competizione ma solo ascolto, ricerca, condivisione, armonia.
Essere nel vuoto e’ come essere al centro di una sfera, un luogo nel quale siamo equidistanti dalla superficie delle cose, immersi nel vuoto, nel silenzio, nel qui ed ora.

Questo stato di cose non puo’ capitarci in maniera casuale, dobbiamo adoperarci, dobbiamo desiderarlo, dobbiamo dedicarci del tempo, del coraggio, dell’energia, del tempo ma il dono che riceviamo in cambio e’ di un valore inestimabile.

L’incontro con se stessi all’interno della natura in relazione con il creato e’ uno stato di estasi, e’ cio’ che ogni essere umano desidera profondamente anche se non se ne rende conto, e’ cio’ che darebbe un senso alla sua esistenza, la relazione tra noi e il tutto vissuta in uno spazio vuoto, senza ieri, senza domani, senza possesso, senza bramosia e’ in grado di aprire la porta ad una illuminazione.

Per realizzare tale stato dobbiamo trovare innanzitutto cio’ che ci appassiona, cio’ che ci fa muovere dal torpore quotidiano, dalla pigrizia, poi dobbiamo buttarci, si buttarci alla ricerca del vuoto come un paracadutista, come un free climber, come un canyoner, come uno sciatore estremo, non dobbiamo avere paura del vuoto, non dobbiamo temere il vuoto, dobbiamo solo incontrarlo, conoscerlo, viverlo, ricercarlo per conoscerlo meglio, per superarlo, per rispettarlo.

Io personalmente ho trovato sulla mia strada qualche cosa che mi ha portato a questo incontro, qualche cosa che mi ha svelato delle mie potenzialità, che ha illuminato una parte di me che era nascosta, ci sto entrando piano piano per andare in profondità, voglio incontrarmi e voglio incontrare la natura ad un livello ancora piu’ profondo, piu’ maturo, piu’ soddisfacente ed e’ per questo che molte cose si sono aggiustate, molti frammenti in me si sono riunificati e mi sento bene, mi sento sereno, mi sento felice, mi sento sempre piu’ spesso nel vuoto, nel silenzio, in armonia con tutto.

Forse questo stato di cui sto parlando non e' una costante nella mia vita, ma certamente e' un auspicio, un augurio, una promessa che faccio a me stesso, me lo devo, la vita e' troppo importante, preziosa per viverla in un altro luogo che non sia il vuoto.

mercoledì 5 ottobre 2011

Into the Wild ...




Non e' una novita' quello di cui desidero parlare oggi, ma certamente e' un momento centrale nell'esistenza di ogni essere umano. Fino a che punto dobbiamo farci condizionare dall'acquisto, dalla novità?
Fino a che punto la tecnologia puo' supportarci e quale invece il punto di non ritorno? Ma piu' in generale quando una cosa e' da cambiare?

In questi ultimi anni ho potuto riflettere con attenzione e distanza sull'idea di accumulo, sull'idea di utilizzo ed ottimizzazione. La riflessione che appare molto semplice, quasi logica invece ad un occhio attento diviene profonda ed impegnativa. Siamo immersi in un sistema economico che spinge costantemente al bisogno di acquistare, al bisogno di sentirsi gratificati dall'oggetto, dal bisogno di acquisire un posizionamento sociale, dal bisogno di mettere a tacere le nostre piu profonde paure, quel senso di vuoto che il marketing ha ben identificato e che le aziende cavalcano ormai con grande attenzione.

Tutto questo non ha nulla di delittuoso in sè, il marketing produce lavoro, lavoro produce oggetti e pil, il pil produce una spinta continua alla ricerca di nuovi mercati etc. etc. il delitto piu' grande lo facciamo noi stessi su noi stessi non riuscendo a comprendere profondamente i nostri bisogni e trasformarli in aspirazioni che siano trascendenti dal puro materialismo e rimandendo perciò in balia della continua insoddisfazione che innesca quel meccanismo perverso che ci porta ad inseguire costantemente le novità per poterci affermare, incapaci di godere di cio' che abbiamo, incapaci di godere del momento in cui lo abbiamo, incapaci di prepararci al momento in cui non avremo più!

Questo vale per gli oggetti, ma anche per le persone, ma anche per la natura, insomma viviamo all'inseguimento di qualche cosa che non raggiungeremo mai, almeno non in questa maniera.
La felicità, che noi tutti inseguiamo e sognamo si puo' manifestare soltanto nella liberta' assoluta dalla materia e dal possesso, dal non accumulo; faccio un esempio pratico, quante volte avete anche voi fatto le pulizie e dato ai bisognosi molti abiti, scarpe, oggetti che non usavate piu' e che occupavano solo spazio, quanto vi siete sentiti bene? Io l'ho fatto decine di volte ed ogni volta e' stata una rivoluzione, una nuova vita.

Arriviamo al dunque, dunque ! (girino di parole)
La riflessione e' scoppiata ieri sera alla notizia del lancio dell'IPhone 5 da oggi denominato IPhone 4S. Mi piacciono moltissimi gli oggetti della Apple, mi piace il design, lo stile, la ricerca, l'innovazione ma c'era proprio cosi' bisogno di lanciare uno smartphone che ha solo delle migliorie e farne un caso mondiale? Io dico di no, o meglio dico che per me non ce n'era bisogno, ma la necessita' di mantenere quote di mercato in concorrenza con gli altri colossi ha costretto anche Apple a scendere sul mercato con un oggetto praticamente inutile, un oggetto che non lascera' il segno, ma semplicemente manterra' la quota di mercato che nei budget stimati di Apple doveva essere coperta.

Da qualche tempo direi qualche anno, io amo i miei oggetti usurati, amo il mio vecchio IPhone con la crepa ma che ancora funziona alla grande, amo il mio Mac ammaccato sull'angolo, amo la mia felpa grigia acquistata ormai dodici anni fa a New York, amo le mie scarpe da jogging un po' sfondate e scolorite ma che non mi fanno venire le vesciche neppure dopo dodici chilometri di corsa, amo il mio pullover di cashmere che mi ha dato mio papa che ha ereditato da mio nonno, amo i miei jeans con i buchi, amo le mie camice con il colletto consumato, amo la mia bicicletta che mi e' stata regalata da un amico caro perche' non la usava piu', amo i miei asciugamani lisi ma che sono come un abbraccio morbido, amo le mie scarpe di cuoio che hanno rughe di vecchiaia bellissime, amo la mia cintura consumata dal tempo e dall'attrito con i jeans, amo le mie t-shirt con i buchi e la scritta dei Los Angeles Lakers campioni del 1987, amo le mie new balance grigie con la suola liscia, amo il mio cappotto che nonostante gli anni mi fa sempre elegante, e potrei continuare per ore con la lista.

Ci vuole tempo per innamorarsi delle cose, ci vuole tempo perche' diventino parte di noi e ci rappresentino al meglio, ci vuole tempo perche' le cose si possano buttare, ed io amo il tempo sulle cose che amo, cosi' come amo il mio viso con le rughe e con lo sguardo di chi di vita ne ha gia' conosciuta parecchia. Il tempo, l'uso, la frequentazione ci fa innamorare delle cose e delle persone, io sono stanco degli innamoramenti, delle sole novità, io voglio andare in profondita' e non in orizzontalita', voglio usare le cose e voglio che le cose usino me, non voglio nulla di nuovo se non perche' c'e' uno spazio vero lasciato dal vecchio usurato.

Vi auguro allora di innamorarvi sempre di piu' di voi stessi, sempre di più delle cose che vi piacciono e che avete con voi, amatele e consumatele, il tempo e' la cosa piu' straordinaria che possiamo conoscere, ci permette se lo comprendiamo di dare senso alla nostra vita, di dare senso alle nostre azioni, di dare profondita' e senso alla nostra vita, perche' in fondo e' l'unica cosa che conta veramente.

Buttiamoci nella vita allora come Into the Wild senza paura di dire basta al consumo sfrenato ritrovando quel senso meraviglioso di appartenenza alla terra, alla natura, scopriremo di non aver bisogno poi di tanto...

Chiudo con le parole di un pezzo dal titolo Society di Eddie Vedder, brano inserito nel film Into the Wild di Sean Penn:

It's a mistery to me
we have a greed
with which we have agreed

You think you have to want
more than you need
until you have it all you won't be free

society, you're a crazy breed
I hope you're not lonely without me

When you want more than you have
you think you need
and when you think more than you want
your thoughts begin to bleed

I think I need to find a bigger place
'cos when you have more than you think
you need more space

society, you're a crazy breed
I hope you're not lonely without me
society, crazy and deep
I hope you're not lonely without me

...

giovedì 29 settembre 2011

Coppi e Bartali!




Se penso a Coppi mi viene in mente Bartali, se penso a Bartali mi viene in mente Coppi. Questi due grandissimi e straordinari italiani sono legati indissolubilmente nella vita e nella morte, nella vittoria e nella sconfitta, nella sofferenza e nella gioia, nella rivalita' e nell'amicizia. Due uomini che si sono confrontati sul campo sportivo ma che hanno dimostrato di essere leali e all'occorrenza gregari uno dell'altro, onorando l'essenza dello sport, l'essenza umana e non professionista del gesto atletico come spinta alla conoscenza di se', alla conquista di se stessi, affrontando le salite anche piu' ardue con i mezzi che ognuno ha a disposizione. La nascita dello spirito italiano e' anche grazie alle loro gesta eroiche, quando il ciclismo era all'apice, tra gli sport piu' popolari perche' ogni italiano possedeva una bicicletta e conosceva bene la fatica.

Oggi non sono certo dimenticati i nostri campioni, ma quello che non sento piu' e' quell'onesta', quella schiettezza, quella franchezza che caratterizzava le loro competizioni sia in gara che fuori. Ogni essere umano puo' migliorare, crescere, evolvere se ha un confronto quotidiano con un altro essere umano, questa relazione e' in grado di innescare in ognuno di noi la competizione che spinge a tirare fuori il meglio di noi, a raffinare e selezionare le nostre migliori risorse e metterle in campo per superare l'avversario, non umiliarlo ma superarlo grazie al lavoro, alla fatica, all'allenamento, al talento.

Non leggo, non vedo, non ascolto piu' la diffusione di questi valori, ascolto solo la diffusione di valori di mediocrità, di non trasparenza, di furbizia ed infatti gli esseri umani non si confrontano piu' con la sfida di tirare fuori solo il proprio meglio, ma tirano fuori di tutto, tirano fuori spesso e volentieri il peggio, senza quindi muoversi di un millimetro da dove sono e restando malinconicamente fermi al palo, vivendo una vita che non viene vissuta, attendendo che la morte li porti via cosi' come la vita li ha buttati nel mondo.

Per me che sono nato nella generazione di mezzo, la generazione che non ha visto in prima persona le gesta di Coppi e Bartali ma soltanto nei vecchi video dell'Istituto Luce, che e' cresciuta pero' con lo sport che si stava trasformando in pochi anni da una fantastica palestra di vita, in una industria produttrice, consumatrice e distruttrice di campioni, in questo nuovo panorama i valori della crescita interiore, dello sprt sono stati spazzati via dalle sponsorizzazioni, dal bisogno di mantenere la performance costante per ogni gara, ogni evento, ogni corsa costringendo cosi piano piano ad assumere sempre piu' prodotti in grado di garantirci l'eccellenza sintetica, quell'eccellenza che gli sponsors, gli spettatori desiderano vedere in ogni occasione.

E' molto triste scoprire quindi che tutti gli sport, ogni sport professionista che attira intorno a se molti media, non e' piu' capace di esprimere performance reali, non e' piu' in grado di produrre atleti davvero genuini dal sangue immacolato, ma ci si ritrovi di fronte ad energumeni dalla forza strabordante, che dura per un paio di stagioni negli sport individuali, qualche anno in piu' per gli sport di squadra, senza cuore, senza passione, senza aver incontrato se stessi ad un livello piu' alto.

Mi piacerebbe ritornare al dilettantismo, quel sano incontrarsi per fare sport insieme, per poi ritrovarsi al bar e bere insieme, con il tempo di godere della performance, con la possibilità di raccontarla, di riscoprirla ogni volta come un grande evento, l'evento della vita perche' lo sport e' vita e non performance ad ogni costo!

mercoledì 28 settembre 2011

Ho l'impressione che ...




Ho l'impressione che ci sia piu' interesse verso i miei post quando sottolineano le situazioni negative piuttosto che quando scrivo di cose belle e positive che accadono. Perche' accade questo? ,

Innanzitutto non e' un'impressione ma e' un dato oggettivo, visto che le statistiche non mentono, le performance piu' significative sono il risultato di post che hanno un forte valore critico, di insofferenza, di cambiamento.
La deduzione che ho fatto e' che la maggior parte di noi (almeno quel centinaio di persone con cui vengo in contatto con il blog) non sia soddisfatta delle cose che vive ogni giorno, che sia influenzata in maniera significativa da cio' che gli accade intorno e che questa influenza sia in grado di modificare l'umore fino a renderlo schiavo dei movimenti esterni, quindi se le cose fuori vanno bene, noi siamo calmi e sereni, se le cose si mettono male, noi siamo catturati dalle emozioni negative, dall'ansia, dalle preoccupazioni.

Tutto questo direi che e' abbastanza normale, nel senso che viviamo immersi in una societa' che si manifesta fuori di noi con molte sollecitazioni, pensiamo solo al bombardamento pubblicitario che ci colpisce in ogni istante guardando insegne, scritte, automobili, cartelloni, colori, radio, abiti, persone, tutti i media e cosi via discorrendo, ma non e' certo la miglior condizione per vivere quella di dover subire costantemente cio' che accade fuori.

Questo e' un tema centrale per la mia vita, trovare un equilibrio, trovare la pace dentro di me senza che tutto cio' che accade fuori mi possa in qualche maniera catturare. In anni di osservazione di questo stato ho provato in vari creativi e differenti modi di superare questo stato, alla fine quello che posso suggerire in maniera abbastanza certa e' che e' possibile fermare tutto cio' che vuole entrare in noi senza permesso, tenendo una certa distanza, un po' come se fossimo immersi nell'acqua in maniera costante, l'unico modo per non bagnarsi e' quello di uscire e trovare un approdo esterno; io ho trovato che il respiro lento e profondo quando sento che qualche cosa mi sta portando via sia molto efficace per mantenermi nel mio equilibrio interno, respirare anche una ventina di volte lentamente e profondamente mi tiene distante, fino ad un profondo rilassamento del corpo, una calma delle emozioni e un ordine nelle idee.

Inoltre e' importante tenere a bada il proprio ego, spesso e volentieri cio' che ci fa reagire e non comprendere ed interagire sbilanciandoci fuori di noi immediatamente con il conseguente scarico energetico, e' qualche cosa che vogliamo affermare, una parte di noi e' stata colpita e vuole affermare di esistere, ecco bene, possiamo continuare ad affermarci ma interiormente, ricordando a noi stessi cio' sappiamo fare e il valore che abbiamo senza farci catturare dal conflitto esterno che ci causerebbe il solito squilibrio e malumore; infine mischiate tutto con un po' di leggerezza e di stupidita', pensando che quello che accade fuori di noi e' un luccichio, e' solo l'ombra della luce e che nell'economia di una vita intera, (diciamo ottant'anni), non ha alcun potere, anche perche' la luce che tanto ricerchiamo e' dentro di noi.

Insommma se qualcuno di voi vuole provare e farmi sapere se funziona mi farebbe davvero piacere ricevere vostre notizie, nel frattempo visto che e' fondamentale predicare bene ed essere congruo con cio' che si predica, mi fermo per qualche istante, respiro un po' e vi mando un caro saluto.