giovedì 29 settembre 2011

Coppi e Bartali!




Se penso a Coppi mi viene in mente Bartali, se penso a Bartali mi viene in mente Coppi. Questi due grandissimi e straordinari italiani sono legati indissolubilmente nella vita e nella morte, nella vittoria e nella sconfitta, nella sofferenza e nella gioia, nella rivalita' e nell'amicizia. Due uomini che si sono confrontati sul campo sportivo ma che hanno dimostrato di essere leali e all'occorrenza gregari uno dell'altro, onorando l'essenza dello sport, l'essenza umana e non professionista del gesto atletico come spinta alla conoscenza di se', alla conquista di se stessi, affrontando le salite anche piu' ardue con i mezzi che ognuno ha a disposizione. La nascita dello spirito italiano e' anche grazie alle loro gesta eroiche, quando il ciclismo era all'apice, tra gli sport piu' popolari perche' ogni italiano possedeva una bicicletta e conosceva bene la fatica.

Oggi non sono certo dimenticati i nostri campioni, ma quello che non sento piu' e' quell'onesta', quella schiettezza, quella franchezza che caratterizzava le loro competizioni sia in gara che fuori. Ogni essere umano puo' migliorare, crescere, evolvere se ha un confronto quotidiano con un altro essere umano, questa relazione e' in grado di innescare in ognuno di noi la competizione che spinge a tirare fuori il meglio di noi, a raffinare e selezionare le nostre migliori risorse e metterle in campo per superare l'avversario, non umiliarlo ma superarlo grazie al lavoro, alla fatica, all'allenamento, al talento.

Non leggo, non vedo, non ascolto piu' la diffusione di questi valori, ascolto solo la diffusione di valori di mediocrità, di non trasparenza, di furbizia ed infatti gli esseri umani non si confrontano piu' con la sfida di tirare fuori solo il proprio meglio, ma tirano fuori di tutto, tirano fuori spesso e volentieri il peggio, senza quindi muoversi di un millimetro da dove sono e restando malinconicamente fermi al palo, vivendo una vita che non viene vissuta, attendendo che la morte li porti via cosi' come la vita li ha buttati nel mondo.

Per me che sono nato nella generazione di mezzo, la generazione che non ha visto in prima persona le gesta di Coppi e Bartali ma soltanto nei vecchi video dell'Istituto Luce, che e' cresciuta pero' con lo sport che si stava trasformando in pochi anni da una fantastica palestra di vita, in una industria produttrice, consumatrice e distruttrice di campioni, in questo nuovo panorama i valori della crescita interiore, dello sprt sono stati spazzati via dalle sponsorizzazioni, dal bisogno di mantenere la performance costante per ogni gara, ogni evento, ogni corsa costringendo cosi piano piano ad assumere sempre piu' prodotti in grado di garantirci l'eccellenza sintetica, quell'eccellenza che gli sponsors, gli spettatori desiderano vedere in ogni occasione.

E' molto triste scoprire quindi che tutti gli sport, ogni sport professionista che attira intorno a se molti media, non e' piu' capace di esprimere performance reali, non e' piu' in grado di produrre atleti davvero genuini dal sangue immacolato, ma ci si ritrovi di fronte ad energumeni dalla forza strabordante, che dura per un paio di stagioni negli sport individuali, qualche anno in piu' per gli sport di squadra, senza cuore, senza passione, senza aver incontrato se stessi ad un livello piu' alto.

Mi piacerebbe ritornare al dilettantismo, quel sano incontrarsi per fare sport insieme, per poi ritrovarsi al bar e bere insieme, con il tempo di godere della performance, con la possibilità di raccontarla, di riscoprirla ogni volta come un grande evento, l'evento della vita perche' lo sport e' vita e non performance ad ogni costo!

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