Spesso e volentieri senza rendercene conto ci troviamo nella nostra vita a rispondere a delle domande che non sono in realtà il centro della faccenda ma semplicemente il risultato di questioni non risolte in precedenza. In altre parole se riuscissimo a sviscerare sin dall'inizio le nostre vere intenzioni e gli obiettivi che ci siamo prefissati probabilmente risparmieremmo molte energie e ancor più tempo.
Quanti giorni della nostra vita passano senza che noi si abbia chiaro il nostro l'obiettivo?
Quante cose facciamo ogni giorno senza essere collegati al nostro obiettivo?
Quante parole diciamo senza che siano collegate al nostro obiettivo?
Quante emozioni viviamo che non sono ispirate dal nostro obiettivo?
L'obiettivo dovrebbe essere sempre il nostro focus primario, in ogni conversazione dovremmo essere capaci di sapere cosa vogliamo ottenere, in ogni situazione anche la più critica dovremmo riuscire a mantenere una dose di distacco in maniera da non essere travolti dagli eventi che spesso hanno una potenza devastante e ci spostano completamente, dovremmo fissare la nostra mente, le nostre emozioni e sentimenti, le nostre azioni sulla nostra visione che e' quindi collegata al nostro obiettivo ultimo. Voglio fare un esempio pratico e semplice: da qualche tempo, direi non piu' di tre anni sono riuscito a mettere a fuoco il mio personale obiettivo della vita, che potrei definire con due parole, essere felice, queste due parole sono riuscito con abbastanza forza e continuità a scolpirle nella mia mente, non appena mi dimentico di questo mio obiettivo scatta una specie di allarme che mi permette di ricordarmi dove ho lasciato il mio obiettivo. In questa maniera ogni azione che compio, ogni emozne che provo, ogni azione che faccio devono inevitabilmente passare il setaccio, questa cosa mi fa felice? Quello che desidero realizzare mi fa felice? Quello che faccio, dico o provo mi fa felice e ancora, fa felice chi mi circonda?
Non e' facile, ma e' diventato per me essenziale muovermi sul piano della felicita', del gusto per la vita, della consapevolezza del dono che e' vivere.
Quando pero' non so rispondere alla domanda quale e' il mio obiettivo mi devo fermare, mi devo sedere, mi devo guardare dentro e fino a che non ho trovato le mie risposte, risposte che mi soddisfano e mi fanno sentire la vita piena allora non dovrei prendere delle decisioni, intavolare delle conversazioni, non dovrei certamente vivere in maniera passiva, perche nella passività si annida il più grande nemico della nostra esistenza, la meccanicita', ovvero lasciare che tutto ed ogni cosa determini la mia vita, io semplicemente rispondo in modo meccanico a tutto ciò che mi colpisce e stimola la mia reazione, senza pero' alcuna capacita' orientativa delle mia risposta.
Il concetto di obiettivo potrebbe essere collegato al contenuto, la mia manifestazione, la vita che vivo al contenitore, cioe' come mi manifesto in ogni istante. Quello che manifestiamo e' il riflesso della nostra vita interiore, se viviamo una vita esteriore che ci appaga vuol dire che la nostra vita interiore ci appaga, se invece la nostra vita interiore non ci appaga, non e' costantemente collegata al nostro obiettivo anche la vita esteriore si presemtera' piena di dubbi, incertezze, incapacita', insoddisfazione.
Possiamo quindi affermare che il contenuto determina il contenitore e questa dovrebbe essere una legge anche del mercato, ma invece oggi ci rendiamo sempre piu' conto che il contenitore e' diventato, grazie all'invenzione del marketing, più importante del contenuto e quindi oggi conosciamo il prezzo di ogni cosa ma non conosciamo il valore del contenuto.
Un buon metro di valutazione per ritornare a dare il valore centrale al contenuto e' quello di domandarci il perche', quale e' l'obiettivo di una azione, di un oggetto, di un prodotto, solo rispondendo con sincerita', verità, riflessione riusciremo a comprendere il valore che risiede nascosto all'interno del contenitore.
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