martedì 27 settembre 2011
Mele Marce!
In un momento storico cosi' particolare ed intenso, dobbiamo essere capaci di ridisegnare il nostro presente per poter avere un futuro.
Non si tratta semplicemente di modelli di economia, di mantenimento dell'occupazione, di profitti ma si tratta di valori condivisi internazionalmente, valori sociali, valori individuali. Mi sono accorto che spesso e volentieri deleghiamo ad istituzioni l'onere di stabilire la priorità valoriale se non addirittura l'orientamento, ma visto i tempi, visto i risultati prodotti da sessant'anni di televisione, visto cio' che sta accadendo intorno a noi, mi sento di manifestare il mio dissenso a questa deriva valoriale che non include piu' la cultura, l'arte, la bellezza, l'armonia, la creativita', l'innovazione ma promuove ignoranza, successo facile, visibilità, mercificazione di ogni cosa, riconoscimento, denaro, profitto, corporazioni, lobby.
Sicuramente mi procurero' molte critiche con le mie affermazioni, ma sinceramente non mi importa fintanto che non vedro' una parvenza di meritocrazia intorno a me, anziche' di furbizia e scaltrezza che pero' definirei piu' precisamente paraculaggine e fancazzismo. Non me ne vogliamo quei pochi appassionati che si svegliano ogni mattina e danno il meglio di loro stessi, io parlo con quella maggioranza che ha paralizzato il paese, lo ha paralizzato credendo nel valore del posto fisso, nel valore del pre-pensionamento, del baby pensionamento, nelle continue pause, nella chiacchiera costante che assomiglia di piu' a una pentola di fagioli che ad un essere umano in grado di pensare e formulare pensiero. Chiacchiere, sigarette, caffe', lamentele queste sono le giornate dell'70% di chi afferma di lavorare e di essere impegnato. Spesso e volentieri vengo in contatto con istituzioni, con organi pubblici, con servizi pubblici, anzichè servire al cittadino il cittadino si trasforma in servitore.
Capite che questa condizione non e' piu' sostenibile, non e' piu' tollerabile!
Siamo in una fase delicata e fondamentale della nostra esistenza come Paese e non possiamo lasciarci scappare la possibilità di costruire un paese nuovo, libero dalla mafia, dalla camorra, dall'n'drangheta, dalla sacra corona unita e da tutti quei piccoli criminali che sono semplici fancazzisti; dobbiamo cogliere l'occasione di fare pulizia, di sbloccare i posti fissi e di ridisegnare una nazione, di smantellare la collusione politica con le mafie, dobbiamo avere il coraggio di andare fino in fondo e fare piazza pulita da tutte le ipocrisie e i favoritismi e ricominciare da capo, dobbiamo andare fino in fondo e fallire, lasciar fallire questa nazione perche' proprio dal basso possa rinascere, possa riprendersi sulla base di valori condivisi, valori che tendono alla costruzione della bellezza intorno a noi, dell'armonia tra di noi, della verità, del rispetto, del merito senza dimenticare chi ha meno possibilità, dell'innovazione, della creatività piu' pura e libera.
Io dico che l'Italia deve fallire, deve soffrire, deve liberarsi della classe politica tutta, deve liberarsi dai manager pubblici tutti, deve liberarsi dei dipendenti pubblici tutti, devi liberarsi della sanità cosi' come e' costruita tutta, deve liberarsi delle universita' cosi come sono costituite, deve liberarsi dei partiti politici, deve liberarsi del Vaticano e dei suoi schieramenti, ma soprattutto deve liberarsi di questa magistratura maledetta e incapace di mantenere una posizione sopra le parti, lo dimostrano i cari magistrati che finito il loro sporco lavoro si buttano in politica e potrei farvi una lista per quel che ne so io di almeno venti nomi e pensate che nemmeno tutti fanno politica in prima persona ma la fanno fare ai bei pupazzetti del palazzo di Montecitorio; ci si deve liberare di tutti non perche' tutti siano mele marce ma perche' dall'esterno tutte le mele sembrano sane, solo aprendole si scopre che sono marce quindi per liberarsi oggi del rischio che ormai lo siano tutte marce ad ogni livello dobbiamo buttare via tutto e sperare che l'albero una volta curato e riseminato riprenda a dare i suoi frutti.
Tutto quello che scrivo e' privo di giudizio per una parte o l'altra, ma e' semplicemente un dato di fatto che agli occhi di chi ogni giorno cerca di seguire le varie vicissitudini italiane viene lampante, cosi chiaro che non riesce a capire cosa si stia aspettando. L'agonia dura ormai da un ventennio, l'Italia non cresce e non crescera', ma certo, se avete mai visto una vite infestata da erbaccie lo capireste, l'italia e' una vite infestata dalle erbacce che succhiano succhiano per prendere e non dare nulla.
L'Italia e gli italiani onesti e non paraculi fancazzisti torneranno a crescere quando ci saranno il rispetto delle regole da parte di tutti, quando smetteranno di evadere e pagheranno tasse eque a cio' che viene erogato, quando si accorgeranno che il Paese e' meraviglioso e non dobbiamo aspettare che altri lo curino ma dobbiamo curarlo noi, smettendo di imbrattare ogni cosa, di costruire senza permessi o di costruire con permessi rilasciati da geometri ignoranti che non hanno nessuna idea di architettura, torneremo a crescere quando cresceranno le liste civiche e non i partiti politici, quando i cittadini tutti si occuperanno di fare la raccolta differenziata, quando smetteremo di dare ascolto agli imprenditori come Della Valle e cercheremo di ascoltare gli imprenditori come Olivetti, cresceremo quando inizieremo a praticare lo sport seriamente invece di guardarlo in televisione e quando smetteremo di inquinare con ogni cosa ed inizieremo ad amare la nostra terra.
Tutto questo lo dovranno fare tutti, ogni nazione al suo interno dovra' fare i conti con i propri cittadini e cosi' scopriremo che non abbiamo bisogno dell'ennesima ricetta scaccia crisi ma che siamo noi stessi la ricetta e che solo mettendosi in gioco potremo cambiare la nostra vita e la vita di chi circonda e di chi verra' dopo di noi!
Prendo in prestito qui un manifesto che ho condiviso e sottoscritto di Gaetano Pesce, artista straordiario che ha colto l'essenza della rinascita nella creatività umana, una capacità tutta nostra, esclusivamente umana che usiamo poco e che dobbiamo invece allenare ogni giorno nella nostra vita.
«Il mio obiettivo è sollevare un dibattito, un confronto sui nostri problemi reali che coinvolga le persone "sane" e lasci a casa chi parla e basta: conformisti, moralisti, vecchi combattenti di partito, che con il loro egoismo e la loro immobilità hanno messo, appunto, l'Italia in croce. Il pessimismo che si respira, la critica continua, questo mettere in risalto solo gli aspetti negativi stanno crocifiggendo il nostro Paese, è arrivato il momento di voltare pagina. L'Italia è una meravigliosa nazione, ma se andiamo avanti così non ce la farà più a sostenere tanti attacchi e allora sì saremo tutti più poveri. La mia installazione è un invito a riflettere, a pregare perché l'Italia migliori. Ricominciare a fare. Gli italiani hanno perso il senso del lavoro, e non mi riferisco solo al "posto", ma soprattutto ai suoi valori. Troppa energia se ne va in inutili tafferugli verbali. Dovremmo ripensare al nostro passato, e non in senso nostalgico!, ma per prendere esempio da un'Italia che realizzava grandi lavori, che godeva di alto prestigio e quindi di notevoli vantaggi economici».
Dobbiamo partire da progetti che sostengano la grandezza del Paese e lo rendano ancora competitivo. Un esempio: nel settembre scorso scrissi al presidente Napolitano suggerendogli di tenere il discorso di fine anno da uno dei luoghi in cui si "costruisce" il nostro prestigio: un atelier in Brianza dove nasce il design che il mondo ci invidia, l'anno successivo da un atelier della moda, l'anno dopo dalla fabbrica delle Ferrari... Mi ha ringraziato dell'idea, rispondendomi però che gli sembrava più giusto parlare dal Quirinale che è la casa di tutti. Peccato: sarebbe stato un modo concreto per dare valore all'Italia che fa. L'Italia soffre. Come il corpo di Cristo. Non a caso ho usato per creare lo stampo veri pezzi di carne che ora, nell'installazione, sono stati sostituiti da resina. È un'immagine forte, lo so, ma sono 45 anni che dico che il design non è solo arte applicata, ma arte tout court. Quindi anche di denuncia, un'occasione per "ridisegnare" il Paese. A patto di guardare agli altri con più ottimismo e stima. Perché quando si crede nelle persone, le persone danno il meglio di sé». (Gaetano Pesce)
Riflettete amici, riflettete!
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