giovedì 30 giugno 2011

Pronti per le vacanze?




Molto spesso le chiamano ferie, un termine che pero' su di me ha un effetto terribile, mi sembra l'ora d'aria dei carcerati che viene concessa ad un lavoratore, prigionerio. Mi ostino per questa ragione a chiamarle vacanze, in modo forse un po' liceale, un po' spensierato, ma in questa maniera prendono la forma di una piacevole sosta, dal viaggio quotidiano costante della nostra vita, come una sospensione dello spazio e del tempo nel quale ci immergiamo quasi staccandoci da noi, dal nostro essere quotidiano, - forse l'etimologia del termine vacanze, vacante/mancante, spiega bene il senso - e ci immergiamo in quelle attività, in quei luoghi, in quella vita che vorremmo fosse per sempre.
C'e' chi riesce a leggere in poche settimane tre, quattro e piu' libri, mentre durante l'anno arriva a malapena a leggerne uno al mese, c'e' chi riesce a fare attivita' fisica per riprendersi un po' della forma perduta, c'e' chi parte e lascia il cellulare in un cassetto, c'e' chi si innamora, tutti a fare cose che nella vita di tutti i giorni ci mancano, non riusciamo a praticare.

Perche' la modernita' ci toglie tanto ?

Personalmente penso che sia una questione di gestione del tempo, di gestione delle emozioni, di gestione organizzativa della propria giornata, quindi della propria vita. Incontro spesso conoscenti ed amici che mi dicono "sai non ho piu' tempo per nulla!", mi guardano con un occhio di invidia perche' riesco a fare tante cose diverse, mettermi alla prova, sperimentarmi, e a loro sembra che io abbia una vita fortunata. In realta' non e' una questione di fortuna, ognuno si cerca e conquista la vita che desidera, ognuno e' libero di realizzare i propri desideri e ambizioni, l'unica condizione e' la capacita' di scegliere le cose che sono centrali e non perdersi nelle cose periferiche che portano via tempo e non ci permettono di andare dove desideriamo. Faccio un esempio: passare due o tre ore davanti alla televisione e' tempo sprecato se non e' fatto con un obiettivo chiaro, per vedere un film particolare oppure altro, non guardando piu' la televisione recupero tre ore al giorno che posso destinare alle cose che mi interessa sperimentare; oppure passare un paio d'ore al computer, dopo che si e' lavorato tutto il giorno davanti allo schermo, anche questo e' tempo perso se non e' finalizzato ad un obiettivo chiaro; prendere due tre caffe' al giorno, sono pause di una mezz'ora al giorno, prendere l'auto per andare al lavoro e passare due ore nel traffico, anziche' usare mezzi piu' leggeri o mezzi pubblici ci fa perdere o guadagnare anche un'ora al giorno.

Non e' la modernita' o la citta' ma e' l'obiettivo che abbiamo nella nostra mente a fare la differenza, distrarsi e cazzeggiare fanno consumare tempo senza pero' costruire nulla, un po' come pagare un affitto e pagare un mutuo, il denaro esce lo stesso ma per uno diventiamo proprietari dell'immobile con l'altro investiamo denaro a fondo perduto, o meglio a fondo del padrone di casa, il padrone di casa e' la terra che si prende la nostra vita senza che abbiamo realizzato la nostra anima.
Il tempo che abbiamo a disposizione e' limitato, la selezione e la gestione delle proprie risorse e dei propri desideri e' centrale, altrimenti e' come entrare in una libreria o in una biblioteca e desiderare di leggere tutti i libri, non sara' mai possibile, ma sara' possibile con un obiettivo chiaro leggere i libri che ci portano nella direzione immaginata.

Ritorno alle nostre vacanze. Insomma il tempo e' limitato, cerchiamo di fare cio' che ci rende felici, che ci fa sentire vivi, che ci fa migliorare, crescere come essere umani, che ci fa incontrare e condividere con gli altri, che ci arricchisce, e ricordiamoci perche' lo vogliamo fare, quale e' il nostro vero obiettivo e non lo dimentichiamo mai, si chiameranno pur sempre vacanze ma noi saremi sempre presenti.

mercoledì 29 giugno 2011

Numero 1!



Inizia da qui, dal Numero 1 la mia appassionata ricerca artistica, il mio viaggio interiore, la ricerca della mia personale capacita' espressiva, grazie a questo linguaggio sconosciuto, incomprensibile, innovativo, straordinariamente efficace, senza filtri, senza ricerca estetica, la purezza del gesto, la purezza di esprimersi senza il timore del giudizio, perche' non e' ricerca ma e' verita' dell'essere e la verita' dell'essere non puo' in nessun modo essere giudicata e discussa, ma condivisa semmai null'altro.

La forza che chiamiamo Arte, rispecchia esattamente la forza di guardarsi dentro e lasciarsi ispirare essenzialmente dalla propria anima, e disinteressarsi a furor di ego, dei giudizi, della comunicabilità e della lingua utilizzata: il coraggio di parlare al mondo col proprio linguaggio, col proprio corpo, con la propria anima e' la piu' grande liberta' che abbiamo conquistato.

Con Jackson Pollock l'opera diventa il dettato dell’urgenza espressiva dell'anima. Un’emozione, un istante, il qui ed ora, una incosciente-sognante-realtà. L’anima non conosce la grammatica, la metrica, l'intonazione o la messa a fuoco. L’anima è tutto e come tale, se non la si annulla a discapito della forma, dell'educazione, dei condizionamenti sociali e personali, è libertà. Pollock riuscì ad essere libero ma purtoppo solo dentro la sua tela, riusci poi a farsi schiacciare da questa libertà, fino ad annullarsi. Quando prese coscienza della forza che la voce della psiche aveva sul corpo, sull’uomo; solo allora si sentì appagato dal suo lavoro, solo allora diede equilibrio all’armonia che mancava alla sua vita, per incamminarsi anche se per un periodo breve, verso il periodo più produttivo della sua carriera. Divenne vero, unico, immenso, immortale.

Oggi vi lascio con questo breve post, nell'intensita' dell'opera, nell'emozione che scatena restando per qualche minuto ad osservare con occhi neutri questo lavoro monumentale, perche' l'anima di chiunque di noi conosce questo linguaggio, perche' l'anima di ognuno di noi sa riconoscere la liberta', perche' l'anima di ognuno di noi chiede solo di avere lo spazio per potersi esprimere.

“Non pretendere di saper ascoltare il linguaggio incomprensibile dell’anima altrui, se prima non sai ascoltare il linguaggio della tua”.

martedì 28 giugno 2011

Ma che palle il calcio!!!




Oggi diventero' l'italiano più impopolare della rete ma non ne posso più di sentir parlare di calcio!
Sembra che il mondo giri intorno al calcio, i calciatori, chi frequenta i calciatori e gli aspiranti calciatori; calcio mercato, calcio vacanze, calcio del passato, calcio del futuro, tutto l'anno ogni giorno calcio, mi sono rotto le palle, anzi la palla!
Non posso davvero credere che gli italiani non riescano ad amare lo sport in generale, non riescano a dilettarsi in altri sport, penso al tennis, penso al ciclismo, penso al basket, penso al rugby, penso alla pallavolo, penso al golf, penso alla boxe, penso al nuoto, penso all'atletica, penso alla vela, lo sci, e non continuo la lista, senza che me ne vogliano gli altri...
Lo sport e' una disciplina per la crescita, si imparano i valori, e' una scuola di addestramento alla vita, al mondo delle relazioni, al confronto con l'altro, al rispetto, alla fatica, all'allenamento, comincio a pensare che l'Italia si sia ingolfata e sia caduta su se stessa proprio perche' nei passati quarant'anni si e' nutrita soltanto di calcio e non ha visto nessuno praticare sport ma semplicemente sedersi, giudicare, incazzarsi, discutere, addirttura combattere senza nemmeno essere mai entrato in un campo di gioco, in una palestra di allenamento, senza essere capace di rispettare l'avversario.
Forse sono un po' duro ma non posso credere che i ragazzini desiderino solo giocare a calcio, e' un malanno nazionale, sono brain-washed dalla televisione, dal continuo bombardamento mediatico che segue e anticipa il calcio anche nei periodi esitivi dove si potrebbe uscire e fare attivita' all'aperto e provare a vivere altri sport e invece no, il calcio e' come le veline e la politica, una noia mortale per il popolo che viene cosi' tenuto sotto controllo. Mi sbaglio?
Io lo ripeto, sono stanco, non posso neppure aprire un sito come il corriere.it che mi trovo in prima pagine notizie di calcio, presunte trattative, presunti flirt, acquisti, vendite, discussioni, frecciatine, ma chissenefrega dei calciatori, chissenefrega degli allenatori, chissenefrega dei presidenti, chissenefrega delle societa', chissenefrega di tifoserie malate e di giovani che non hanno il controllo di se stessi...
Guardiamoci in faccia, portiamo i nostri figli a nuotare, a giocare a basket, ai centri di tennis, stiamogli vicino, insegniamogli lo sport, l'arte della disciplina e dell'amore, dedichiamoci a loro, impariamo con loro uno sport, stiamo con loro e scopriamo quali sono i talenti, e facciamoli studiare, il denaro del calcio e' in mano a persone ignoranti e presuntuose e non portano benefici a nessuno, anzi ogni due anni emerge l'ennesimo scandalo, si perche' dove ci sono tanti soldi c'e' anche la malavita e il nostro paese ha bisogno di liberarsi dalle sanguisughe, liberiamoci di un po' di calcio e vedrete che staremo tutti meglio!

lunedì 27 giugno 2011

Ci avete mai pensato?




Non so bene come certe cose accadano, ma stamattina ho realizzato il potere del sorriso. Non credo sia semplicemente una cosa morfologica, insomma la bocca, le labbra si tirano si mostrano i denti, le guancie salgono, ad alcuni si formano anche delle fossette ai lati della bocca (come al sottoscritto) e gli occhi si illuminano, diventano piu' profondi, luminosi, sinceri, lucidi.
Accade spesso, purtroppo sempre piu' spesso di incontrare sorrisi di circostanza, falsi, nel senso che sono soltanto morfologici, che non portano particolari benefici interiori ma sono semplicemente una maschera indossata; ecco questi sorrisi non mi interessano, mi interessa invece chi si lascia trasportare dal sorriso in una terra sconfinata, dove ogni cosa ha il suo senso, dove ogni cosa risponde ad un preciso significato e dove quindi siamo forti, capaci, ma soprattutto sinceri con noi stessi e di conseguenza con gli altri.
Quella terra, sempre piu' remota ed impervia da raggiungere e' il segreto certo di coloro che quando incontriamo ci fanno stare bene semplicemente sorridendoci, stando in loro presenza. Ma cosa e' questa magia del sorriso?
Ormai e' certo anche scientificamente che qualcunque postura, qualunque movimento, qualunque espressione innesca un meccanismo chimico che produce dentro di noi paura oppure pace, tensione. Il sorriso certamente ha una funzione di liberare nel nostro sangue sostanze dette endorfine (che sono un gruppo di sostanze prodotte dal cervello, dotate di proprietà analgesiche e fisiologiche simili a quelle della morfina e dell'oppio, ma con portata più ampia), che ci permettono di gestire le situazioni che stiamo vivendo in maniera piu' o meno proattiva. Sembra una banalita' ma questa funzione può essere considerata un comportamento tipico e distintivo della specie umana nei confronti delle altre specie animali, proprio perche' noi esseri umani possiamo decidere a nostro piacimento quando sorridere, anche in casi di forte pressione e difficolta' se riusciamo a produrre una distanza e a sorridere tutto ci appare meglio gestibile, contenibile.
La cosa piu' divertente allora da stamattina e' guardare le persone che incontro, guardarle dritte negli occhi e fare un grande e sincero sorriso, senza dire una parola, solo un sorriso e rendersi conto che la maggior parte delle persone non stanno per nulla sorridendo, anzi spesso e volentieri hanno espressioni cosi lunghe che si formano delle rughe sul viso che sottolineano proprio quello stato. Mi sono accorto anche che molte persone hanno gli occhi spenti, non luccicano, non danno e forse non hanno fiducia nella vita, mi sembrano persino piu' soli, lasciando che nessuno si avvicini, ma nello stesso momento sollecitati dal mio sorriso rispondono sorpresi e disorientati con un leggero sorriso, che probabilmente gli ricorda per un istante che tutto cio' che accade e' un grande gioco, che prendersi troppo seriamente non e' salutare e che la vita e' cosi' breve per passarla con il muso lungo e duro.
Infine io lego personalmente il salutare al sorridere, ecco e' interessante osservare l'utilizzo della parola salutare, essere in salute, augurare salute, che significa dall'OMS "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia", direi quindi che potremmo assumere il saluto con sorriso come obbligo sociale per noi, per gli altri, per tutti!

venerdì 24 giugno 2011

Venezia mon amour




Ma da quanto tempo non andavo a venezia?
Ho amato Venezia dalla prima volta che l'ho vista molti anni fa. Ci sono stato molte volte in particolare l'ho amata la notte, nella nebbia, con il freddo e il vaporetto che non si fermava mai la notte.
Oggi ci sono tornato ed era qualche anno, mi sono innamorato di nuovo come un adolescente di questa città senza tempo, senza spazio, dove le strade sono canali, le auto sono barche e i bus sono vaporetti. Ho camminato, ho respirato, ho assaporato, ho visto, ho toccato, con i miei sensi ciò che la cultura può produrre. Ho visitato in particolare la biennale all'arsenale, un luogo straordinario che emana storia, e che accoglie gli artisti migliori e più rappresentativi del pianeta; una giornata piena, stimolante che più di tutto mi ha fatto comprendere che c'e un mondo di persone interessate al cambiamento, interessante alla crescita e ad allargare i propri orizzonti, ad andare oltre e lo fanno arrivando da tutto il mondo, camminando per Venezia acquistando il biglietto della biennale.
Non entro in merito della mostra in se' perché non ne ho le competenze ma mi interessa quello che crea intorno alla città, quello che muove. In questi tempi si sente spesso parlare di cultura, che non da profitto, che non viene considerata, che appare ancora una sacca di potere politico e quindi da non sostenere. Io invece credo che sia arrivato il momento di superare le distinzioni politiche, ideologiche e pensare che la cultura e' per tutti, che produce effetti migliorativi nella mente delle persone, che produce effetti economici per una città, che l'Italia con lo straordinario patrimonio artistico e' la vera culla della storia dei passati duemila anni, che gli investimenti sulla cultura vanno fatti con raziocinio, perché possono davvero generare movimento, ibridazione, incontro, scambio, superando le differenze ideologiche e' possibile proporre una nuova immagine dell'Italia, non soltanto turistica ma turistico-culturale, aprendo i musei più a lungo, aprendo i magazzini dei musei, sfruttando spazi che ogni città possiede per mostrare quanto di meglio abbiamo. Gli altri hanno materie prime, ma anche noi abbiamo la materia prima, l'anima della storia, la cultura e' materia prima!
Non dobbiamo più accontentarci delle piccole iniziative, ogni città italiana che ha storia culturale, deve avere una sua biennale, penso a città come milano, roma, firenze, Napoli, Palermo, Torino, ma anche ad assisi, gubbio, Siena, Urbino, Genova, Bari,Lecce, padova, bologna, Ravenna, Ferrara, Verona, Cuneo, e potrei continuare scusandomi per coloro non ancora menzionati. Ognuno di voi pensi ad una città che ha visitato e di cui si e' innamorato, ecco proprio li si potrebbe organizzare una biennale, si potrebbe innescare un meccanismo virtuoso attraverso l'arte, attraverso la cultura, la danza, l'architettura, la pittura, la scultura, il cinema, Il teatro, possono essere una leva di diffusione di ciò che nella storia e' stata l'italia, la culla del rinascimento, quindi torniamo li, riprendiamoci la nostra posizione, il mondo guarda a noi e si aspetta da noi un segnale che non e' quello delle agenzie di rating tipo Moody's!

Dobbiamo diventare tutti noi agenti di cambiamento, nelle nostre città, dobbiamo uscire di più, frequentare i nostri musei, le nostre pinacoteche, i nostri cinema e non le multisala, dobbiamo essere noi a sollecitare i comuni piccoli e grandi che siano ad investire il denaro in iniziative culturali che portino pubblico da ogni parte del mondo, e da ogni parte d'Italia, non rassegnamoci a questa agonia che non ci appartiene, non non siamo la politica noi siamo i cittadini e i cittadini hanno un poter straordinario che si chiama fare, noi possiamo fare liberi da ogni interesse ciò che più e'utile alle nostre città, ai nostri figli, solo così potremo innescare un meccanismo virtuoso.

Grazie dunque all'esempio di Venezia, che grazie alla biennale mette in moto un movimento straordinario, ieri sera navigando il canal grande ho trovato almeno dieci musei che hanno attirato la mia attenzione, dal Guggenheim a palazzo grassi, alla fondazione Prada, insomma chi ha il denaro lo investa nella cultura e chi ha la cultura incontri chi ha il denaro e dove non arriva il privato che la cultura, il denaro, le istituzioni si siedano comodi e facciano qualche cosa insieme per la comunità.

Un solo appuntino alla biennale.
Non esiste davvero che ancora ci siano il lunedì di chiusura e gli orari 10-18, questo davvero fa ridere... Se un veneziano avesse voluto visitare la biennale?

Gli italiani sono pigri e viziati!





Da qualche tempo, per la verità da qualche anno mi muovo a piedi. Mi rendo perfettamente conto che ciò che sto per scrivere ed affrontare e' un argomento tabu' e che ognuno di noi ha, ha avuto, avra' decine di buone ragioni per affermare che per lui non e' possibile, ma ho deciso comunque di andare contro corrente ed affermare ciò in cui credo fermamente.

Gli italiani sono viziati e pigri!

Non amo le generalizzazioni ma in questo caso la massa la fa da padrone e quindi chi gia si muove con i mezzi pubblici o in bicicletta non si sentira' offeso, mentre chi si ostina a fare ore di coda ogni mattina ed ogni sera, deve sentirsi offeso per non aver mai e mai provato a cercare delle alternative a quella maledetta scatola metallica che assomiglia molto di piu' alla proiezione del nostro status sociale ed ego piuttosto che a un mezzo (strumento) di trasporto. Ci si muove in automobile sempre per qualsiasi cosa, di continuo, senza alternativa, senza mai mettere i suoi piedi sulla Terra. La prendiamo per fare cinquecento metri ed acquistare il pane, oppure per andare alla posta o in banca, per accompagnare i nostri figli a scuola (formando anche il loro pensiero verso la pigrizia e la non fiducia verso il sistema di mobilita' pubblico) oppure per le commissioni più semplici, sempre prigionieri di quella falsificazione che si chiama fretta. La fretta non esiste, esiste la pianificazione delle cose prioritarie da fare ogni giorno, e soprattutto esiste il rispetto del bene pubblico, quindi la terra che ci ospita. Oggi e' richiesto un vero e proprio cambio di abitudini e dobbiamo smettere di dipendere dall'automobile, i livelli di inquinamento milanese sono costantemente da anni sopra di decine di volte i limiti, i nostri figli si ammalano di continuo alle vie respiratorie e sono pieni di allergie, noi adulti pure, ma che aspettiamo? Dobbiamo leggere piu' libri e giornali, avere piu' senso civico e senso critico verso cio' che desideriamo siano le nostre citta', dobbiamo desiderare un miglioramento delle condizioni di vita, dobbiamo avere una idea nuova per il nostro futuro, per il futuro delle nostre citta' per il futuro dei nostri figli. Dobbiamo desiderare non un nuovo ecopass, dobbiamo pretendere una pista ciclabile di 150km a milano rispettata dagli automobilisti, dobbiamo pretendere strade, marciapiedi puliti per poter camminare velocemente e senza rischiosi infortuni. Stiamo collassando e non mi pare che ci siano ne' le teste, ne' la volonta di cambiare le cose. Noi dobbiamo pretenderlo, dobbiamo avere degli amministratori locali seri che affrontano i problemi prioritari e non quelli secondari che servono solo a spartire poteri!

Tornando alle mie passeggiate a piedi e alle mie cavalcate ciclistiche, beh per ora organizzatevi bene con una bella mascherina e un caschetto e scarpe da jogging comode, vi metterete arrivati in ufficio le scarpe da lavoro, provateci davvero a camminare e a liberarci dell'automobile, si apriranno davanti a voi scenari nuovi e scoprirete che vivere senza fretta e' un toccasana, che avrete piu' un sano appetito e non un appetito nervoso, che vi sentirete meglio fisicamente e che avrete il corpo piu' tonico, insomma fidatevi del vostro corpo e delle vostre possibilita', in fondo l'uomo ha sempre usato il corpo e non solo la mente, scaricherete lo stress sarete piu' felici e rilassati appena rientrate a casa e soprattutto insegnerete ai vostri figli che hanno un corpo che lo possono usare e che non inquina, al massimo avrà un po' di sana puzza, ma quella non distrugge i polmoni e le vie respiratorie.

mercoledì 22 giugno 2011

Un modo per imparare ad amare!

Chi mi conosce sa che adoro il mondo animale, in ogni sua forma, ogni animale che si trovi sulla terra e' per me un mondo affascinante da esplorare e conoscere. Oggi pero' mi voglio riferire all'animale che piu' di tutti ha una relazione stretta con l'uomo, il cane.
Sono attratto da ogni cane che incontro, ognuno con le sue similitudini, ognuno con le sue differenze. Ho la fortuna di avere un bassotto, un animale straordinario, fedele, indipendente, di personalità e particolarmente vivace a Tal punto che spesso e volentieri nonostante le piccole dimensioni mi sono trovato ad affrontare "simpatiche" situazioni che per fortuna non hanno causato danni permanenti ma che mi hanno fatto rischiare; in particolare ne ricordo una che ha causato un sabato mattina nel meraviglioso Parco di Monza. Aveva tre anni, quindi in piena forma e splendore,stavamo passeggiando e per legge lo tengo a guinzaglio, ma per lui era una tortura con tutti gli odori che capta un cane da caccia da tana come il bassotto e così arrivato in un pratone molto molto grande decido di liberarlo e permettergli di muoversi liberamente standomi abbastanza vicino. Dopo pochi istanti di annusamenti, con una scatto incredibile inizia a correre come impazzito, corre nel Prato tagliato fine senza ascoltare il mio richiamo, continua a correre, mi preoccupo anche perché con la velocità in pochi metri e' già distante da me, lo inseguo correndo ed urlando, lui senza neppure fermarsi raggiunge la parte opposta del Prato e spunta un cavallo con un cavaliere che stanno facendo una passeggiata. Poldo non si ferma anzi sembra proprio avercela con il cavallo e gli si mette alle caviglie abbaiando e cercando di morderlo, io intanto grido perché temo il peggio, se il cavallo solo fa un movimento di calcio, il mio cane non ha alcuno scampo, Poldo non smette ed incalza, io grido, il cavallo come spaventato da segni di irrequietezza, il cavaliere e' esperto ma anche lui non sa come uscire dalla situazione, soprattuto e' preoccupato di non far agitare il cavallo, Poldo insiste raggiungendo anche le zampe anteriori dell'animale che improvvisamente imbizzarrito si impenna scalzando il cavaliere e facendolo cadere a terra rovinosamente.

Nulla di grave ne per il cavaliere, ne per il cavallo, e naturalmente per Poldo.

Un altro simpatico episodio ha coinvolto Pocus qualche anno fa, il Labrador del mio amico Ettore. Stavamo prendendo un caffè al bar solito vicino a casa nostra e avevamo lasciato Pocus fuori legato ad una struttura metallica, quelle che distribuiscono brochure immobiliari per intenderci, improvvisamente non so bene cosa l'abbia fatto scattare, Pocus is alza e scatta forse verso un altro cane facendo cadere la struttura che con un rumore anomalo lo spaventa e lo fa scappare, portandosi dietro pero la struttura a cui era legato dal guinzaglio. Inizia a correre in mezzo alla strada per fortuna non passavano auto in quel momento e continuando a correre spaventato senza meta cerca di allontanarsi da quel rumore che lo insegue, da quella struttura che a lui probabilmente appare come qualche cosa che lo insegue e facendo scintille con il metallo corre per più di un chilometro inseguito da me ed Ettore che cerchiamo di calmarlo. Ci sono voluti più di venti minuti per fermarlo calmarono e riportarlo alla normalità.

Infine un altro simpatico episodio e' accaduto a Jack, il labrador di barbara, che da cucciolo avava il vizio di rovesciare le cose e assaggiarle. Una mattina lasciato a casa da solo per un paio d'ore jack gironzolando per la casa rimane attratto dalla zuccheriera che e' sul tavolo della cucina. Prova in ogni modo a raggiungerla quando finalmente con i denti riesce a tirare giu la tovaglia e far cadere anche la zuccheiera. Si siede comodo e si lecca tutto lo zucchero che era contenuto e assetato si beve la sua acqua.
Barbara e la sorella rientrano e trovano il macello in cucina e lui scomparso. Lo chiamano e cercano per la casa e lui e' in un angolo della terrazza in silenzio come chi sa di aver fatto qualche cosa di sbagliato, non so se avete mai visto lo sguardo che hanno, e' troppo dolce e languido che intenerisce chiunque. Il problema e' che non si muove. Finalmente esce dall'angolo e scoprono che e' gonfio come un pesce palla, in pratica lo zucchero si e' gonfiato nel suo stomaco e lo ha bloccato anche nelle zampe.

Certamente ognuno di noi che ha vissuto con un cane o un gatto ha decine di aneddoti che lo fanno ricordare e amare questi straordinari animali, così umanizzati ma che in realtà vivono in un altro sistema di leggi quello animale e non quello umano, ma ci fanno così tanto ridere e divertire come se ci ricordassero che anche noi veniamo da li.
Ho altri aneddoti straordinari che mi fanno ricordare quanto e' bello vivere e convivere con un animale, impegnativo certamente, ma nulla a che vedere con l'amore, la compagnia, la sincerità che ci donano senza chiedere altro che un po di presenza e attenzione e anche in quel caso ripagandoci con momenti di amore così puro che noi esseri umani non siamo in grado di comprendere o se lo comprendiamo a volte c'e en approfittiamo trascurandoli e maltrattandoli, dimenticando che se non siamo capaci di amare un cane o un animale non saremo in grado neppure di amare un nostro simile e soprattutto di amare il pianeta straordinario che ci ospita.
Per amare noi stessi, il pianeta, la vita, impariamo ad amare gli animali, ci fanno anche questo regalo, quello di essere cavie per imparare ad amare.

martedì 21 giugno 2011

Il laboratorio bianco

Oggi voglio sperimentare una cosa interessante, rischiando anche di annoiarvi, se così sara' pensate che e' un esperimento e non una mancanza di rispetto per i lettori, soprattutto vorrei ringraziare l'artista Anish Kapoor per l'ispirazione.
Di solito per scrivere un post ci metto un po' di tempo, raccolgo informazioni dettagliate, rifletto, inizio a scrivere a volte riscrivo anche un paio di volte; in questo momento invece sto provando a raccontarmi, a descrivermi dall'interno, come se il panorama che vedo non fosse il panorama esterno a noi, il mondo, ma il panorama Interno a me, il mondo interiore.
Mentre scrivo naturalmente non potete percepire le pause più o meno lunghe che faccio tra un capoverso ed un altro, sono pause preoccupanti, sono pause al limite del tempo, come se i tempi di comprensione e descrizione del panorama interiore siano completamente differenti da quello esteriore che abbastanza facilmente possiamo descrivere.
Nel mondo interiore ci si aspetta molto silenzio, invece ho già incontrato una voce che mi sta dicendo che chiunque leggera' si annoierà, che l'esperimento di mostrare la mia interiorita' e' un atto egoico, e che soprattutto non e' possibile descrivere il panorama interiore. Quindi dato oggettivo primo, nel mondo interiore almeno nel mio non c'e il silenzio che mi aspettavo di incontrare, almeno a questo primo livello di panorama interno. Forse sono ancora troppo in superficie. Sto provando a fare ancor più silenzio lasciando fuori tutti i rumori che esternamente interferiscono. Mi sembra ora che il silenzio sia piu' profondo, certamente le voci che avevo percepito nella prima parte, quelle voci interne confuse e disturbanti sono come chiuse in un altra stanza. Ora mi sembra di entrare in un enorme tunnel, davanti a me il buio pesto, mentre dietro di me la luce dell'entrata, proseguo a camminare lentamente, l'oscurità si fa piu' intensa pero' sinceramente non la temo, anzi e' come se entrassi in uno stato di pace e rilassamento, la vista non fatica più', l'oscurità che mi trovo davanti mi spinge a guardare ma e' talmente buio che non riesco neppure a percepire la profondita'. Dietro di me la luce dell'uscita ha la dimensione di un buco su un muro, mi trovo sempre più nel mezzo di qualche cosa di profondo ma non so quanto. Mi fa effetto essere nel silenzio, ovattato, pieno e nello stesso momento vuoto. Ora i miei occhi si sono abituati all'oscurità e non cercano punti di riferimento conosciuti ma semplicemente si muovono senza timore, senza fretta, questa oscurità normalmente mi spaventerebbe molto ma da qualche parte nella mia mente mi e' chiaro che mi trovo dentro di me e che non ci sono pericoli, l'unico vero pericolo e' quello di scappare da qui perché troppo intensa la sensazione che sento. Non trovo nulla quaggiu', trovo solo pace e silenzio, come una stanza completamente nera buia!
Mi sembra di vedere qualche cosa in fondo, un cerchio leggermente piu' luminoso, e' un ombra ma non sono sicuro che sia dentro di me o che non sia la pupilla dei miei occhi che forma un cerchio. Mi rendo conto che sto respirando lentamente e con calma, non sento piu' le voci che c'erano in superficie, all'entrata o poco dentro al tunnel.
Mi preparo a riemergere, lo faccio muovendo piano i miei occhi e aprendoli lentamente per far entrare la luce.
Ecco sono di nuovo fuori di me, diciamo sono dentro di me a guardo fuori di me!
Esperimento finito. Non ho cambiato nemmeno una parola, nessuna correzione, nessun ripensamento, io sono questo e il panorama che ho incontrato dentro di me ora e' di dominio pubblico, ho voluto raccontarmi con intimita' e con coraggio superando la maschera che ogni giorno indosso e cercando un luogo per neutralizzarla. A me sembra di esserci riuscito almeno per questo tempo... Per la precisione,sono passati trentasette minuti dall' inizio dell'esperimento nel laboratorio bianco!

lunedì 20 giugno 2011

Assenza e presenza

"Chi sono, dove sono quando sono fuori di me, da dove vengo dove vado?"

Questo breve verso di una popolare canzone di Franco Battiato e' il tema di una riflessione che mi permetto di fare ormai da qualche tempo.
Sono domande centrali nella mia vita e mi permettono di indagare in profondita' il senso stesso della mia esistenza. La ragione principale e' legata ad un passato e ad un futuro, poi e' legata alla mia volontà di essere presente qui ed ora, alla mia aspirazione, in qualche modo al mio destino. Chi sono io? Questa e' la domanda piu' straordinaria che l'uomo, l'essere umano e' in grado di porsi, nessun altro essere vivente sulla terra e' in grado di riflettere sulla sua propria condizione, nessun essere vivente tranne l'uomo può guardarsi da fuori, può osservarsi compiere delle azioni, può osservarsi mentre compie delle azioni prefigurandole, quindi in qualche modo creando una vita prima della vita stessa. Questa straordinaria capacita che abbiamo ereditato da milioni di uomini che da millenni si sono evoluti cercando di sopravvivere alla avversita, e ben riuscendovi visto che siamo arrivati fino a noi, che siamo l'apice di questa catena ininterrotta di sviluppo, ecco questa meravigliosa catena ci permette di comprendere che la realta' non esiste ma esiste solo la realtà che siamo in grado di immaginare, che siamo in grado di prefigurare e di persegure, cioè la realtà che siamo capaci di creare noi stessi.

Poi viene la parte più interessante, quando ci chiediamo, dove sono quando sono fuori di me, perché spesso e volentieri la mia vita si muove su binari prestabiliti dove non c'e' la mia immaginazione, dove non c'e la mia prefigurazione a guidarmi, nela realizzazione ma il caso, il caos che ogni giorno ci travolge e nel quale siamo immersi, come un pezzo di leggo e' immerso nel mare e dalle correnti e dai venti spinto. Noi siamo un po' questo nella nostra vita quotidiana, ci dimentichiamo di noi, dei nostri sogni, delle nostre aspirazioni, dei nostri desideri più intimi e ci troviamo così alla deriva nel mare aperto senza nemmeno sapere come siamo arrivati fino a li.

Da dove vengo, dove vado sono passaggi altrettanto interessanti, abbiamo un passato, abbiamo alle nostre spalle milioni di anni di evoluzione, milioni di uomini e donne che come noi sono nate su questo pianeta e hanno trascorso un tempo senza sapere da dove venivano, senza sapere dove stavano andando, perche' abbiamo un futuro, un futuro straordinario che non e' il nostro futuro singolare, ma il futuro della specie umana a cui noi tutti siamo chiamati ad impegnarci e a migliorare perché possa continuare a vivere su questo pianeta, migliorandolo e comprendendo il fine ultimo dell'essere umano e dell'esistenza: contribuire.

Qualche tempo fa parlando con uno straordinario scienziato Premio Nobel, mi sono reso conto dell'importanza del contribuire, lui mi ha detto che nulla avrebbe potuto scoprire se centinaia di migliaia di scienziati prima di lui non avessero fatto ricerca, molti di loro tra l'altro sconosciuti e così anche per le scoperte che verranno non saranno possibili senza gli scienziati di oggi, insomma la nostra a' una infinita staffetta alla quale tutti partcipiano con il nostro testimone portando per un tempo e per uno spazio contribuendo così al miglioramento e alla evoluzione della specie umana.

A me personalmente questa responsabilità, questa partecipazione fa davvero molto felice!

venerdì 17 giugno 2011

Il silenzio della notte






















« La notte suggerisce, non mostra. La notte ci turba e ci sorprende per la sua stessa stranezza, libera quelle forze dentro di noi che di giorno sono dominate dalla ragione. » (Brassai)

Non mi considero affatto un esperto di fotografia, non sono neppure un tecnico, sono molto istintivo e guardo le cose sempre con un taglio molto personale, molto singolare. Anni fa scoprii Brassai e mi ritrovai subito nel suo lavoro, mi ritrovavo nella notte, mi ritrovavo nei paesaggi immobili, eterni di Parigi, io stesso ho camminato in solitudine nascosto nella notte per poter esplorare me stesso. Forse sara' l'oscurita', forse sara' il silenzio ma la notte e' una via di fuga, un momento nel quale e' possibile, esplorare, scoprire, creare, avere paura. Io ho paura, sono accompagnato dalla paura, ma non ho paura di cio' che normalmente ci viene presentato dalla societa', non ho paura di incontrare un marocchino o un ladro la notte mentre cammino nel buio, ho paura della vita che corre e dei giorni che passano in fretta ed io non riesco a catturarli a fermarli, a goderli. Allora la notte cammino, pensando a come catturare il giorno, perche' la notte non passa veloce come il giorno, chi sta sveglio la notte sa bene che intendo, ma e' lenta e' cadenzata da rumori particolari, da rumori indecifrabili, dei quali non conosciamo l'origine e che ci permettono di immaginare chissa' quali pericoli. Il suono nelle orecchie di notte e' vuoto, e' pieno, e' continuo, e' intenso, il suono durante il giorno e' confusione, rumore, non riusciamo a stare con noi, con le nostre paure, non gli permettiamo mai di uscire, ma la notte e' il silenzio, ed e' in quel momento che escono i nostri demoni, le nostre paure e che gridano forte. Io resto sveglio spesso la notte per incontrare le mie paure, di incontrare i miei demoni, restando nel silenzio, sono momenti impagabili che mi permettono di riequilibrare la mia giornata, di dare spessore alle esperienze quotidiane, senza la notte non avrei incontrato me stesso, il mio lato oscuro, e invece incontrandomi ho accettato le mie paure, ho conosciuto i miei demoni, portato la luce come nelle foto di Brassai riesce ad illuminare gli angoli piu' buii della citta', gli angoli buii dell'anima, Brassai riesce a ricordarci che la notte e' fatta per muoversi per incontrare e per illuminare cio' che non conosciamo, superando la paura e dimenticando per una notte il bisogno di riposare ed ascoltare noi stessi nel silenzio, nella paura, nella parte piu' intima, dove nessuno e' mai penetrato, dove nessuno a parte noi puo' penetrare.

Che cosa e' il "cervello collettivo?"







Secondo l'ESA (agenzia spaziale europea) e la Nasa (agenzia spaziale americana), la nostra galassia contiene circa 100 miliardi di stelle ed esistono 100 miliardi di galassie nell'universo osservabile.
L'universo conosciuto ed osservato ai raggi x, presenta una struttura analoga a quella del cercello, il quale a sua volta contiene circa 100 miliardi di cellule nervose i neruroni. L'attività del cervello e' data dalla interazione di questi miliardi di neuroni che si connettono incessantemente, giorno e notte, veglia o sonno e continuano a creare nuove reti trasmettendosi informazioni attraverso impulsi elettrici detti sinapsi.
Sono queste connessioni che permettono i pensieri, i sentimenti , i movimenti, presiedono la nostra interazione con il mondo.
L'attivita' stessa dei neuroni produce nuove reti di connessione e permette la nascita di nuovi neuroni, alimentando un sistema interconnesso di profondissima complessità.
Questo sistema di funzionalità cerebrale presenta delle analogie evidenti con il funzionamento del complesso intreccio creato dai nuovi media, primo fra tutti internet. Questa rete aumenta di giorno in giorno dando vita a un vero organo artificiale di pensiero connettivo e globale che cresce sotto i nostri occhi cosi' rapidamente da non riuscire a seguirlo. Infatti sempre piu' studiosi concordano che internet agisca nella direzione di creare una specie di coscienza planetaria, un vero e proprio "cervello collettivo".
Esattamente come l'attivita' cerebrale e' data dall'interazione di miliardi di neuroni anche l'attivita' di internet e' data dalla interazione prima di milioni poi di miliardi di persone sparse su tutto il nostro pianeta che agiscono come singoli neuroni del cervello comune che si sta formando, connettendosi danno vita al pensiero collettivo della nuova umanità.
Io sono uno di quei neuroni, tu sei uno di quei neuroni e l'umanita' dispone di uno strumento meraviglioso e straordinario, internet: un sistema nervoso cerebrale globale.

Che uso ne vogliamo fare?

Abbiamo una opportunità di potenza mai vista prima sulla terra, ciascuno di noi puo' dare un vero contributo alla nascita di una coscienza collettiva evoluta, una cittadinaza terrestre che superi le divisioni personali ed operi per la collettività per il bene, esattamente come per il cervello, internet potra' determinare eventi straordinari, illuminati ma anche eventi terribili, sta ad ognuno di noi usarlo al meglio.

Per affrontare e risolvere i problemi che affliggono il nostro tempo e' richiesta la capacità di sentirsi parte di un solo organismo, di un solo corpo (come gli organi umani sono interconnessi tra loro), noi siamo nel cervello di questo organismo artificiale, siamo noi che creiamo i pensieri, siamo noi che percepiamo i sentimenti, siamo noi che compiamo ogni giorno delle azioni, dunque dipenda da noi la direzione che prendera'. Io la sento come una occasione unica nella storia del nostro pianeta e nella storia evolutiva del genere umano, mi sento protagonista del mio tempo!

Che uso ne farai tu?

Che pensieri vuoi suggerire al nostro pianeta?

Che mondo desideri abitare?

Desidero ringraziare Edgar Morin per avermi permesso di riflettere in profondita', e desidero ringraziare Keith Haring per averlo percepito molto tempo fa!

Ordine o disordine?



Questa mattina appena entrato in ufficio sono stato colpito dall'apparente ordine che avevo lasciato ieri sera sulla mia scrivania. Immediatamente ho pensato a degli appunti che avevo preso nei giorni scorsi e che volevo trascrivere su un foglio word ed ho incominciato a cercare; ho passato una ventina di minuti tra fogli, foglietti, appunti, scarabocchi senza trovare gli appunti che stavo cercando. Mi sono reso conto pero' che in pochi minuti ero stato sommerso da centinaia di fogli, frammenti, molteplici della mia vita.
Ho cercato di fare di nuovo ordine e ho cominciato prima di gettare o archiviare i vari fogli di controllarli uno ad uno per accertarmi che fossero annotazioni non utili e cosi' mi sono ancora una volta ritrovato a gettare pochi fogli, forse una decina, tutti gli altri erano utili, certamente lo sarebbero potuto essere, utilissimi, appunti necessari alla mia sopravvivenza, messaggi che in alcuni casi non ricordavo nemmeno di aver preso. Ho fatto un altro passaggio allora, organizzare in modo razionale ed ordinato la tipologia di appunti, numeri di telefono da una parte, promemoria da un'altra, appunti generici da un'altra ancora. La scrivania sempre piu' piena e confusa, ho preso dei folder e gli ho infilati separatamente nei tre gruppi, annoiato dal fatto che il disordine mi stava portando ad un disagio interiore. Mi sono reso conto che anche dentro di me ci sono appunti, pensieri, numeri di telefono, ricordi, aspirazioni, desideri, decine e centinaia di post-it che sono incollati qua e la nell'archivio della mia mente e che non mi permettono di avere la mente sgombera, la mente vuota per poter interagire con le esperienze che ogni giorno mi accadono. La scrivania oggi e' la perfetta rappresentazione della mia mente.
Non e' una questione di ordine o disordine e' una questione di non lasciare post-it dappertutto, appunti che si attivano quando si incontra una situazione similare e non permettono di essere vergine, pulito ed interagire con le persone o con le situazioni in maniera neutra, senza pregiudizio, come se ogni volta che qualche cosa accade mi dicessi: "ah si si ho capito!" o ancora "ecco mi capitano sempre le stesse cose!" oppure "lo so gia' come va a finire!", non permettendo di vivere la situazione nel momento esatto in cui la stiamo vivendo ma nel passato perche' gia' vissuta, rifacendo esattamente cosi' lo stesso errore, la stessa procedura, producendo lo stesso risultato, oppure nel futuro con l'immaginazione di cosa certamente accadra', dimenticandoci che la vita e' ora, esattamente adesso, respiro dopo respiro e che nulla e' uguale a ieri e nulla sara' uguale a domani.
Capita solo a me o qualcuno ha la stessa sensazione?
Ah scusate per quanto riguarda lo foto, e' la rappresentazione che ha fatto un artista dei fogli che sono archiviati in un computer medio di ognuno di noi, non mi venite a raccontare che il vostro non ha accumulato nulla! :)

mercoledì 15 giugno 2011

Il mio eroe!



In verita' successe molto tempo fa, ma ci sono cose che restano indelebili nella memoria, nonostante lo spazio temporale che ci divide dall'avvenimento.
Mi ricordo bene, avevo soltanto undici anni, amavo il tennis un po' per caso, ci eravamo trasferiti in un condominio che aveva un campo da tennis e con un gruppetto di bambini avevamo iniziato ad esplorare con le nostre prime racchette di legno quel meraviglioso e complessissimo rettangolo di gioco.
Ci passavamo pomeriggi interi, in due, tre, quattro a volte anche sei e a turno sfidandoci ci ispiravamo agli eroi del tennis che a quel tempo non si vedevano molto spesso in televisione.
Una sera tardi pero' resto in piedi e con mio papa' guardiamo lo sport e finalmente per mia grande gioia trasmettono il Masters da New York, la grande finale dove un giovane talento sfida la leggenda e vince:
John Patrick McEnroe batte Arthur Ashe!

Immmediatamente capisco che quel ragazzo chiaro di carnagione che parla da solo nel campo e si rivolge all'arbitro in maniera diretta e senza filtri sarà il mio idolo per gli anni di adolescenza passati tra campo di casa e club per la scuola di tennis, sinceramente anche oggi quando trovo le telecronache in lingua originale con lui come anchor mi piace lo ascolto con grande piacere.

Lui poteva fare ogni cosa nel campo da tennis, poteva ridere, sedersi, gridare, saltare la rete, rompere una racchetta, discutere con l'arbitro, insultare un avversario senza mai e poi mai perdere la concentrazione, poteva fare colpi formidabili, camminare ciondolando e mandare in tilt gli avversari e costruendo così interiormente la sua carica agonistica che gli permetteva di vincere le partite piu' importanti.
Quel suo modo di rivolgersi all'arbitro: « You cannot be serious! » diventerà la frase più popolare e utilizzata tra me e i miei amici, una specie di passaparola per crescere e mostrare al mondo che anche noi c'eravamo!

Quel suo modo di servire la palla era un capolavoro di personalizzazione di un movimento e di efficacia di risultato, le sue corde in budello tirate a 18kg una sfida alla fisica (ricordate Bjorn Borg le aveva a 38/40kg!), il suo polso capace di ammortizzare i colpi come non si mai più visto in un campo da tennis, le demi-volée con le ginocchia a terra erano esempi di un talento naturale, selvaggio, indomabile; potete quindi ben immaginare che desiderio di vedere partite su partite, ancora oggi quando mi sento in uno stato di confusione e di difficolta' vado su youtube inserisco il nome di John McEnroe e come in una meditazione entro in uno stato di pace e benessere che sposta i miei pensieri e mi orienta al tutto e' possibile. Rappresentava per me l'american dream, il nuovo che scalza il vecchio e stantio, l'America della libertà, della possibilità, i capelli lunghi, la ribellione che sentivo dentro, McEnroe la esprimeva in maniera esemplare, il suo coraggio di dire e fare cio' che sentiva essere giusto in quel momento lo faceva sembrare ai miei occhi un vero e proprio eroe.

Con un po' di nostalgia ricordo quei tempi spensierati con la vita tutta davanti a me e oggi che sono a metà strada penso che sono stato fortunato, posso ancora giocare a tennis e ancora gridare al mio avversario "You cannot be serious?". Oggi sinceramente questa frase e' diventata un promemoria per non prendermi troppo sul serio e non prendere la vita troppo sul serio e solo gustare ogni giorno nel migliore dei modi essendo grato per i giorni meravigliosi che ho vissuto.

John sei ancora il mio eroe!

martedì 14 giugno 2011

Ci vuole coraggio per...

"Inspiration is for amateurs; the rest of us just show up and get to work"
Clint Eastwood

Stamattina ho incontrato questa frase che oserei definire profonda e definitiva! Profonda perchè in un istante da' un orientamento chiaro al nostro fare, liberandoci dall'immaginazione che spesso ci tiene fermi al palo, per chi e' fortunato per qualche tempo, per quasi tutti gli altri per una vita.
Definitiva perchè non da scampo se non quello di mettersi in opera per realizzare la nostra vita, spostando la responsabilità del successo (inteso come far succedere le cose che desideriamo) non su condizioni esterne ma su condizioni interne, ovvero tutto dipende da noi e noi rispondiamo direttamente con i risultati, ovvero la qualità della nostra vita.
Se non ci sono risultati, vuol dire che non c'e' l'impegno, non c'e' il lavoro, non c'e' il fare, non c'e' la chiarezza di ciò che desideriamo.
Sono molto felice perchè questa frase esce dalla bocca di un uomo che ammiro, che non parla molto, lo fa soltanto quando ha qualche cosa di interessante da dire, magari raccontando una storia, altrimenti lascia che sia il suo lavoro a parlare per lui, attraverso i suoi film che sempre lasciano uno spazio di silenzio dentro di noi dove poterci osservare, dove poter osservare le nostre paure, le nostre ambizioni, le nostre nevrosi, le nostre follie, i nostri sogni.
Infine condivido che l'inspirazione e' per dilettanti nel senso che il fare risponde ad un fuoco interiore che non si spegne e che spinge, motiva, a volte confonde ma che ogni giorno ci fa alzare e mettere al lavoro, per realizzare i nostri sogni e non attendere chissa' quale ispirazione, che di fatto dovrebbe essere comunque sempre in noi, perchè legata con la motivazione.
Ci vuole coraggio per vivere a pieno la nostra vita, ci vuole coraggio per sconfiggere le scuse che abbiamo dentro di noi, ci vuole coraggio per guardare la vita come una opportunità e non come possibile fallimento, ci vuole coraggio per essere responsabili, ci vuole coraggio per guardare in noi stessi e scoprire chi siamo veramente, ci vuole coraggio per amare la vita in ogni aspetto, ci vuole coraggio per guardare oltre l'orizzonte e ci vuole coraggio per rispondere alle seguenti domande:

Chi sei veramente?

Cosa desideri veramente?

Per cosa stai vivendo?


lunedì 13 giugno 2011

Inizia (forse) il terzo millennio!


E' un giorno storico, gli italiani riconfermano attraverso il voto popolare la loro diffidenza verso il programma nucleare. La notizia e' che ci troviamo nuovamente ad un grande bivio, quello di dover rivoluzionare certamente il nostro stile di vita, in particolare per quanto riguarda i consumi energetici, almeno fintanto che non avranno trovato un sostituto al nucleare, al carbone, al petrolio. Iniziamo noi italiani a vivere sprecando meno energia e rinnovando il nostro stile di vita adeguandolo alle esigenze di oggi, altrimenti il nostro voto non sarà servito a nulla, visto che le centrali nucleari ce le abbiamo praticamente in casa anche noi e che spendiamo normalmente il 30% in piu' per la bolletta energetica.
Ora la speranza e' che anche i nostri vicini di casa di Slovenia, Francia, Svizzera, Germania (fino al 2022) e tutti gli altri paesi europei ed extraeuropei si decidano a smantellare le centrali nucleari e nel frattempo, ovvero in questi dieci anni di attesa sedersi ad un tavolo globale per decidere quale orientamento prendere in fatto di energia. E' un problema serio, serissimo che se non affrontato ora rischia di ricadere in una maniera quanto mai pesante e probabilmente irreversibile sulle prossime generazioni. Non e' piu' possibile rimandare le decisioni e l'orientamento da prendere anche perchè incombe il surriscaldamento globale e non possiamo permetterci di riattivare tutte le centrali a carbone per sostituire il nucleare, anche se oggi la tecnologia ha progettato un sistema di recupero del CO2 dalle centrali piu' avanzate a carbone.
Le rinnovabili sembrano certamente risolvere un problema di inquinamento ma non sono per nulla sufficienti a coprire il fabbisogno energetico oggi se poi consideriamo la domanda crescente anche di Cina, India, Russia, Brasile, e molte altre nazioni che si stanno muovendo, le rinnovabili sono ancora lontane dal coprire il fabbisogno.
Sinceramente penso che dovremmo smetterla di fare guerre un giorno si e un altro si per conquistare mercati (anche se il problema della globalizzazione e' molto più complesso e non affrontabile in poche righe) e penso che le migliori menti del pianeta debbano riunirsi costantemente e continuare a ricercare le migliori alternative energetiche pensando che il mondo tra pochi anni raggiungerà i 7,000,000,000 di individui e che tutti devono avere gli stessi di diritti energetici. Certamente il risparmio del denaro utilizzato per fare guerre sarebbe più che sufficiente a creare un "laboratorio mondiale di ricerca per le energie" e direi che potremmo inserire anche altri laboratori di ricerca congiunti, superando finalmente quelle barriere nazionalistiche che ci separano e creano costantemente muri di indifferenza tra gli uni e gli altri. L'unione fa la forza e in questo momento storico non vedo altra soluzione che la condivisione dei saperi per preparare il mondo del terzo millennio ad un livello piu' alto, e garantire la sopravvivenza del pianeta piu' straordinario del sistema solare. Mi permetto di ricordare che se fossimo di pochi metri piu' lontano dal sole tutta l'acqua sulla terra sarebbe ghiaccio e se fossimo solo qualche metro più vicino al sole tutta l'acqua sarebbe vapore, e senza acqua addio vita ed invece ogni giorno ci svegliamo e possiamo abitare, amare, vivere su questo pianeta senza nemmeno ricordare il miracolo della vita.
A tal proposito mi permetto di segnalare la visione di un film molto molto interessante che si intitola "Il Pianeta Verde", credo davvero che gli uomini uniti in interessi comuni possano raggiungere una qualita' di vita straordinaria, che viene mostrata nei primi dieci minuti di film, anziche' di pura sopravvivenza come avviene nel resto del film!
In conclusione penso che oguno di noi debba scaricarsi una immagine della terra vista dallo spazio e rendersi conto che non esiste nulla di piu' straordinario del pianeta azzurro nel sistema solare e che quindi dobbiamo prenderci cura del luogo in cui abitiamo e smettere di occuparci di faccende di ben più basso livello.

Kyrie Eleison: Signore, abbi benevolenza per me!

Mi sono spesso domandato come sarà il giorno del passaggio?
Naturalmente sto parlando di quello strettissimo passaggio che ci vede in un momento soli e di fronte alla nostra esistenza, ovvero la morte.
Ne vorrei parlare con leggerezza, non per sdrammatizzare o per paura ma semplicemente perchè parte integrante della vita stessa, senza la morte la vita non sarebbe certo interessante come invece e'; vi immaginate una vita che non ha fine, quindi una vita infinita, con le cose che non finiscono mai, ma vi immaginate che noia? Non esisterebbe neppure il piacere senza la fine.
Di fatto potremmo dire che noi incontriamo la morte decine di volte anche nella nostra giornata, ogni volta che qualche cosa finisce e' morte, ogni giorno che finisce e' morte, ed ogni volta che qualche cosa finisce ne nasce un'altra, ed e' così da millenni, milioni di anni, quindi possiamo ipotizzare che se il nostro corpo muore, certamente nasceremo in altra forma in altro luogo, quindi la morte potrebbe davvero essere la liberazione dalle pene del corpo che essendo finito ci trasporta per un tempo, nello spazio che ci e' stato concesso, in un luogo che ci e' stato destinato.
Io sinceramente penso davvero che tutto abbia un senso assoluto proprio perchè siamo sotto il tempo e in un tempo determinato possiamo far accadere delle cose, presumibilmente tutto cio' che desideriamo, rispetto naturalmente ai limiti che ognuno di noi si da, e lo affermo coscientemente visto che grazie all'evoluzione costruita dall'uomo in milioni di anni siamo partiti dall'australopiteco che e' sceso da una pianta e siamo arrivati all'homo sapiens oggi che progetta spedizioni al di fuori del sistema solare.
Ora che abbiamo provato ad investigare filosoficamente il senso dell'esistenza, vorrei ritornare all'origine e al titolo del post: Kyrie Eleison; vi suggerisco di guardare questo film corto che non risponde certamente alle questioni poco fa accennate ma umilmente prova ad indagare la sfera più prossima a noi quella del senso della vita ed in particolare il senso che ognuno di noi prova a dare ai suoi giorni cercando di essere migliore.
Se poi avrete desiderio potremo confrontarci!

http://www.vimeo.com/24414941

venerdì 10 giugno 2011

Dimmi qualche cosa di intelligente!!!

Qualche anno fa mi sono inventato un tormentone che ha accompagnato un breve viaggio di quattro giorni nello Chamapagne, il mio addio al celibato con alcuni degli amici di sempre.
Desideravo girare una specie di documentario, una sorta di Sideways all'italiana e cosi' ho iniziato a girare gia' prima ancora di partire. Non essendo i miei amici attori professionisti e non sapendo come stimolarli ad andare a ruota libera davanti alla camera che notoriamente zittisce anche i piu' spavaldi chiacchieroni ho avuto questa semplicissima idea di sollecitare delle battute e delle ilarita' mischiate con penseri seri chiedendo loro per tutti i quattro giorni:

"Dimmi qualche cosa di intelligente!"

Naturalmente potrete immaginare che insulti e che fiocchettate mi hanno tirato per tre giorni, ma il tema e' piaciuto parecchio, e soprattutto ha orientato i miei attori inconsapevoli ad una ricerca interiore, ad andare a spulciare dentro loro stessi, nei cassetti della memoria, negli scatoloni delle innumerevoli esperienze vissute, nelle pagine con l'angolo piegato dei libri più amati, la selezione migliore possibile di cosa avrebbero desiderato raccontare e in qualche modo fissare sul nastro mini dv (non c'erano ancora le full hd su scheda) per sempre, almeno per la memoria della nostra amicizia.

Non e' stato facile sbloccare dentro di noi, perche' poi al gioco ho iniziato a giocarci anche io, le nostre, solo nostre, migliori esperienze e che fossero sufficientemente interessanti da raccontare ma piano piano e' cominciato ad emergere dalla confusione una profonda chiarezza, l'intelligenza e' saper selezionare le cose, saperle discernere e quindi in qualche modo metterle in ordine per importanza. Noi tutti viviamo ogni giorno centinaia di migliaia di esperienze, riceviamo milioni di sollecitazioni che devono essere riconosciute, riorganizzate dalla nostra mente per poterle trasformare in esperienza e da esperienza a comprensione da in valore e da valore a condivisione.

A questo punto scatta la mia proposta, invece di continuare a scrivere perche' non vi mettete in gioco e mi scrivete qualche cosa di intelligente, ho bisongo di sentire qualche cosa di intelligente perchè dalle istituzioni non arriva nulla, dalla televisione meno che meno, dai giornali non ne parliamo, non vorrei sembrare troppo disfattista ma sinceramente non sento qualche cosa di intelligente da molto tempo, e per intelligente intendo ben selezionato nel bagaglio delle nostre esperienze, ben compreso, ben organizzato e ben verbalizzato per creare quel valore fondamentale che e' la condivisione, non certamente la condivisione di tutto il nostro peggio ma certamente la condivisione di tutto il nostro meglio.

Aspetto, speranzoso allora tante, tante condivisioni intelligenti, perche' vorrei creare un network di persone intelligenti che pensano con la loro testa che sentono con il loro cuore e che operano ogni giorno con sensibilità e amore per se stessi e per il mondo che li circonda.

Per coloro che desiderano poi vedere il documentario della Champagne, scrivetemi qualche cosa di intelligente.

Saluti cari

giovedì 9 giugno 2011

per andare oltre...









Per andare oltre e' il pensiero che mi gira nella mente da qualche giorno.
Cosa vuol dire andare oltre? Ci sono molti oltre da superare, mi vengono in mente convinzioni, paure, condizionamenti, limitazioni, insicurezze, ignoranza, virtù, ristrettezze economiche, crisi di vario genere, insomma tutte buone ragioni per restare immobili esattamente dove ci troviamo, senza rischiare di perdere nulla e senza rischiare di guadagnare nulla.

In verità ciò che fa la differenza nella vita e' mettersi in relazione.

Mettersi in relazione con il condizionamento, con la paura, con le convinzioni, con le limitazioni, con l'ignoranza e dalla relazione far emergere non una nuova convinzione, limitazione o paura ma un nuovo prodotto, il prodotto della verifica, della verità, del confronto, della relazione, del rilancio, dell'integrazione, dell'inclusività, l'Uomo Nuovo.

Nella mia vita ho avuto la straordinaria fortuna di potermi relazionare a persone straordinarie di cui potrei fare dei brevi ritratti, dal quale ne uscirebbe caratteristica principale, tutti si sono confrontati con la paura sotto ogni forma, probabilmente senza sconfiggerla ma sicuramente imparando a convivere e a renderla una molla in grado di stimolare la ricerca, appunto la relazione.

Uno di questi uomini straordinari si chiama Dennis Oppenheim, un artista, un uomo integro, prodotto di un continuo confronto e ricerca di relazione con se stesso, con altri uomini, con la natura. Dalla natura e' partito, dall'incontro, dalla relazione con la natura ha realizzato il suo essere artista e ricercatore, curioso e scienziato della forma e' riuscito a mettere in luce l'essenza della relazione tra essere umano e ambiente in una maniera semplice, confrontandosi con i suoi propri limiti e cercando di interagire con tutto cio' che lo ha contenuto, la natura stessa.
Ho pensato di inserire sei immagini di sue opere, performances che da molti anni mi permettono di continuare a superare i miei limiti, a non sedermi ed accomodarmi su ciò che raggiungo ma rilanciare senza paura, avere la paura come molla di ricerca e crescita per raggiungere ogni giorno uno stato di consapevolezza di me stesso piu' elevato, riuscendo così ad interagire ed amare maggiormente i miei simili e così a rispettare la natura, e qui uso un giro di parole, realizzando la mia natura sono in sintonia con la natura.

martedì 7 giugno 2011

Le Sculture di Richard Serra





Sono sempre rimasto affascinato e catturato dalle opere degli artisti definiti "Land Artists". Ho letto molto, ho visto molto, ho sentito molto, mi sono confrontato con questo tipo di arte come un animale, come un essere evoluto ma che ancora in se' contiene le stratificazioni del passato, le impronte dell'animale uomo che e' sopravvissuto fino ad oggi. Richard Serra in particolare mi ha dato la sensazione dalla prima volta che mi sono trovato di fronte ad una sua opera di presentarmi con quelle pareti monumentali il percorso che ogni uomo deve compiere, quello di unificare cio' che in lui e' separato. Mi ha anche sempre mostrato che e' un lavoro di monumentale difficolta' infatti se vi trovaste davanti ad una sua opera vi sentireste immediatamente piccoli ed impotenti, di fronte a quelle pareti lisce, senza appigli, senza riparo, senza nascondiglio, pareti che mostrano il percorso che l'uomo come essere evoluto sulla terra deve compiere, cioe' superare le divisioni, superare le separazioni, superare i muri che lo allontanano dalla sua stessa natura, dall'essenza e non gli permettono di vedere al di la' del suo naso.
Sento oggi il monito di Serra molto vicino, in un mondo che continua a costruire barriere, un mondo che continua a separare, (tranne che per le multinazionali a cui il mercato globale piace moltissimo, ndr), un mondo nel quale il diverso ci fa ancora troppa paura e che ci fa chiudere come l'animale di cui parlavo all'inizio. Io stesso sento intorno a me la paura dell'unita', della condivisione, della partecipazione, ma ricordate sempre che tutto quello che siamo oggi e' principalmente frutto dell'ultimo secolo appena passato e che l'uomo per sua natura e' un essere sociale, partecipativo, inclusivo.
Forse non e' necessario scavalcare i muri di Serra forse e' sufficiente abbatterli per poter vedere il nostro vicino negli occhi e scoprire che e' come noi, che vive, ama, soffre come ognuno di noi e che ha a cuore il futuro di questo meraviglioso pianeta come ce l'abbiamo noi.

Il valore della domanda...

cari amici, e sinceramente lo affermo, amici, con la certezza che quei pochi che decidono di soffermarsi a leggere i miei pensieri lo facciano con lo spirito dell'amicizia.
Ci sono momenti nella vita, se guardiamo bene sono molto frequenti, si ripresentano apparentemente ogni tanto, se guardiamo bene sono cadenzati e riemergono in momenti di grande pressione esterna a noi e che riflettono all'interno di noi alcune questioni che ci spingono infine a farci delle domande.
Le domande hanno il valore straordinario di mettere in luce, di far emergere gli stati piu' profondi che riusciamo a percepire, infatti le domande che emergono quando siamo fermi, nel silenzio sono: "Io chi sono veramente? Che cosa e' la vita? Come posso essere felice? Perche'accade tutto questo? Cosa devo fare?"
Sono domande che prendono anche altre forme nella verbalizzazione ma se andiamo con sincerita' ad analizzare l'origine arrivano sempre nel nucleo dell'esistenza.
Ho visto negli anni che ci sono domande a cui e' possibile dare risposta e quindi e' un dovere rispondere e domande a cui non e' ne possibile ne utile dare risposta perche' sarebbe una risposta speculativa non fondata su dati ma illazioni. Ho visto anche che la maggior parte delle persone dedica molto del proprio tempo, arrivando anche a profonde frustrazioni, a domande che richiedono risposte speculative lasciando in secondo piano le domande centrali, quelle che fanno fare il balzo in avanti alla nostra vita; il balzo non avviene perche' noi abbiamo la risposta ma bensi' avviene perche' ci predisponiamo ad accogliere dalla vita nuovi dati, nuove esperienze, nuove sollecitazioni, le novità portano con se' il nutrimento, che ci permette di innalzare il nostro livello qualitativo piu' in alto, raffinando cosi' le nostre esperienze permettendoci di vivere con piu' intensità e con piu' profondità.
Negli ultimi anni di vita ho cosi' cercato di innalzare il livello della mia esistenza per innalzare il livello di felicità facendomi domande sempre piu' profonde e sempre piu' centrali, provando a restare in ascolto, ricercando momenti di silenzio quotidiani grazie ai quali e' stato possibile ascoltare le risposte che la vita mi restituiva.
In sostanza, più le domande sono sincere, profonde ed indagative piu'possiamo avvicinarci alla nostra essenza profonda, piu' le nostre domande sono poco chiare, sfuggenti, superficiali piu' ci avvicinano alla nostra personalità che e' semplicemente la maschera che copre e soffoca la nostra essenza originale.