giovedì 29 settembre 2011

Coppi e Bartali!




Se penso a Coppi mi viene in mente Bartali, se penso a Bartali mi viene in mente Coppi. Questi due grandissimi e straordinari italiani sono legati indissolubilmente nella vita e nella morte, nella vittoria e nella sconfitta, nella sofferenza e nella gioia, nella rivalita' e nell'amicizia. Due uomini che si sono confrontati sul campo sportivo ma che hanno dimostrato di essere leali e all'occorrenza gregari uno dell'altro, onorando l'essenza dello sport, l'essenza umana e non professionista del gesto atletico come spinta alla conoscenza di se', alla conquista di se stessi, affrontando le salite anche piu' ardue con i mezzi che ognuno ha a disposizione. La nascita dello spirito italiano e' anche grazie alle loro gesta eroiche, quando il ciclismo era all'apice, tra gli sport piu' popolari perche' ogni italiano possedeva una bicicletta e conosceva bene la fatica.

Oggi non sono certo dimenticati i nostri campioni, ma quello che non sento piu' e' quell'onesta', quella schiettezza, quella franchezza che caratterizzava le loro competizioni sia in gara che fuori. Ogni essere umano puo' migliorare, crescere, evolvere se ha un confronto quotidiano con un altro essere umano, questa relazione e' in grado di innescare in ognuno di noi la competizione che spinge a tirare fuori il meglio di noi, a raffinare e selezionare le nostre migliori risorse e metterle in campo per superare l'avversario, non umiliarlo ma superarlo grazie al lavoro, alla fatica, all'allenamento, al talento.

Non leggo, non vedo, non ascolto piu' la diffusione di questi valori, ascolto solo la diffusione di valori di mediocrità, di non trasparenza, di furbizia ed infatti gli esseri umani non si confrontano piu' con la sfida di tirare fuori solo il proprio meglio, ma tirano fuori di tutto, tirano fuori spesso e volentieri il peggio, senza quindi muoversi di un millimetro da dove sono e restando malinconicamente fermi al palo, vivendo una vita che non viene vissuta, attendendo che la morte li porti via cosi' come la vita li ha buttati nel mondo.

Per me che sono nato nella generazione di mezzo, la generazione che non ha visto in prima persona le gesta di Coppi e Bartali ma soltanto nei vecchi video dell'Istituto Luce, che e' cresciuta pero' con lo sport che si stava trasformando in pochi anni da una fantastica palestra di vita, in una industria produttrice, consumatrice e distruttrice di campioni, in questo nuovo panorama i valori della crescita interiore, dello sprt sono stati spazzati via dalle sponsorizzazioni, dal bisogno di mantenere la performance costante per ogni gara, ogni evento, ogni corsa costringendo cosi piano piano ad assumere sempre piu' prodotti in grado di garantirci l'eccellenza sintetica, quell'eccellenza che gli sponsors, gli spettatori desiderano vedere in ogni occasione.

E' molto triste scoprire quindi che tutti gli sport, ogni sport professionista che attira intorno a se molti media, non e' piu' capace di esprimere performance reali, non e' piu' in grado di produrre atleti davvero genuini dal sangue immacolato, ma ci si ritrovi di fronte ad energumeni dalla forza strabordante, che dura per un paio di stagioni negli sport individuali, qualche anno in piu' per gli sport di squadra, senza cuore, senza passione, senza aver incontrato se stessi ad un livello piu' alto.

Mi piacerebbe ritornare al dilettantismo, quel sano incontrarsi per fare sport insieme, per poi ritrovarsi al bar e bere insieme, con il tempo di godere della performance, con la possibilità di raccontarla, di riscoprirla ogni volta come un grande evento, l'evento della vita perche' lo sport e' vita e non performance ad ogni costo!

mercoledì 28 settembre 2011

Ho l'impressione che ...




Ho l'impressione che ci sia piu' interesse verso i miei post quando sottolineano le situazioni negative piuttosto che quando scrivo di cose belle e positive che accadono. Perche' accade questo? ,

Innanzitutto non e' un'impressione ma e' un dato oggettivo, visto che le statistiche non mentono, le performance piu' significative sono il risultato di post che hanno un forte valore critico, di insofferenza, di cambiamento.
La deduzione che ho fatto e' che la maggior parte di noi (almeno quel centinaio di persone con cui vengo in contatto con il blog) non sia soddisfatta delle cose che vive ogni giorno, che sia influenzata in maniera significativa da cio' che gli accade intorno e che questa influenza sia in grado di modificare l'umore fino a renderlo schiavo dei movimenti esterni, quindi se le cose fuori vanno bene, noi siamo calmi e sereni, se le cose si mettono male, noi siamo catturati dalle emozioni negative, dall'ansia, dalle preoccupazioni.

Tutto questo direi che e' abbastanza normale, nel senso che viviamo immersi in una societa' che si manifesta fuori di noi con molte sollecitazioni, pensiamo solo al bombardamento pubblicitario che ci colpisce in ogni istante guardando insegne, scritte, automobili, cartelloni, colori, radio, abiti, persone, tutti i media e cosi via discorrendo, ma non e' certo la miglior condizione per vivere quella di dover subire costantemente cio' che accade fuori.

Questo e' un tema centrale per la mia vita, trovare un equilibrio, trovare la pace dentro di me senza che tutto cio' che accade fuori mi possa in qualche maniera catturare. In anni di osservazione di questo stato ho provato in vari creativi e differenti modi di superare questo stato, alla fine quello che posso suggerire in maniera abbastanza certa e' che e' possibile fermare tutto cio' che vuole entrare in noi senza permesso, tenendo una certa distanza, un po' come se fossimo immersi nell'acqua in maniera costante, l'unico modo per non bagnarsi e' quello di uscire e trovare un approdo esterno; io ho trovato che il respiro lento e profondo quando sento che qualche cosa mi sta portando via sia molto efficace per mantenermi nel mio equilibrio interno, respirare anche una ventina di volte lentamente e profondamente mi tiene distante, fino ad un profondo rilassamento del corpo, una calma delle emozioni e un ordine nelle idee.

Inoltre e' importante tenere a bada il proprio ego, spesso e volentieri cio' che ci fa reagire e non comprendere ed interagire sbilanciandoci fuori di noi immediatamente con il conseguente scarico energetico, e' qualche cosa che vogliamo affermare, una parte di noi e' stata colpita e vuole affermare di esistere, ecco bene, possiamo continuare ad affermarci ma interiormente, ricordando a noi stessi cio' sappiamo fare e il valore che abbiamo senza farci catturare dal conflitto esterno che ci causerebbe il solito squilibrio e malumore; infine mischiate tutto con un po' di leggerezza e di stupidita', pensando che quello che accade fuori di noi e' un luccichio, e' solo l'ombra della luce e che nell'economia di una vita intera, (diciamo ottant'anni), non ha alcun potere, anche perche' la luce che tanto ricerchiamo e' dentro di noi.

Insommma se qualcuno di voi vuole provare e farmi sapere se funziona mi farebbe davvero piacere ricevere vostre notizie, nel frattempo visto che e' fondamentale predicare bene ed essere congruo con cio' che si predica, mi fermo per qualche istante, respiro un po' e vi mando un caro saluto.

martedì 27 settembre 2011

Mele Marce!








In un momento storico cosi' particolare ed intenso, dobbiamo essere capaci di ridisegnare il nostro presente per poter avere un futuro.
Non si tratta semplicemente di modelli di economia, di mantenimento dell'occupazione, di profitti ma si tratta di valori condivisi internazionalmente, valori sociali, valori individuali. Mi sono accorto che spesso e volentieri deleghiamo ad istituzioni l'onere di stabilire la priorità valoriale se non addirittura l'orientamento, ma visto i tempi, visto i risultati prodotti da sessant'anni di televisione, visto cio' che sta accadendo intorno a noi, mi sento di manifestare il mio dissenso a questa deriva valoriale che non include piu' la cultura, l'arte, la bellezza, l'armonia, la creativita', l'innovazione ma promuove ignoranza, successo facile, visibilità, mercificazione di ogni cosa, riconoscimento, denaro, profitto, corporazioni, lobby.

Sicuramente mi procurero' molte critiche con le mie affermazioni, ma sinceramente non mi importa fintanto che non vedro' una parvenza di meritocrazia intorno a me, anziche' di furbizia e scaltrezza che pero' definirei piu' precisamente paraculaggine e fancazzismo. Non me ne vogliamo quei pochi appassionati che si svegliano ogni mattina e danno il meglio di loro stessi, io parlo con quella maggioranza che ha paralizzato il paese, lo ha paralizzato credendo nel valore del posto fisso, nel valore del pre-pensionamento, del baby pensionamento, nelle continue pause, nella chiacchiera costante che assomiglia di piu' a una pentola di fagioli che ad un essere umano in grado di pensare e formulare pensiero. Chiacchiere, sigarette, caffe', lamentele queste sono le giornate dell'70% di chi afferma di lavorare e di essere impegnato. Spesso e volentieri vengo in contatto con istituzioni, con organi pubblici, con servizi pubblici, anzichè servire al cittadino il cittadino si trasforma in servitore.
Capite che questa condizione non e' piu' sostenibile, non e' piu' tollerabile!

Siamo in una fase delicata e fondamentale della nostra esistenza come Paese e non possiamo lasciarci scappare la possibilità di costruire un paese nuovo, libero dalla mafia, dalla camorra, dall'n'drangheta, dalla sacra corona unita e da tutti quei piccoli criminali che sono semplici fancazzisti; dobbiamo cogliere l'occasione di fare pulizia, di sbloccare i posti fissi e di ridisegnare una nazione, di smantellare la collusione politica con le mafie, dobbiamo avere il coraggio di andare fino in fondo e fare piazza pulita da tutte le ipocrisie e i favoritismi e ricominciare da capo, dobbiamo andare fino in fondo e fallire, lasciar fallire questa nazione perche' proprio dal basso possa rinascere, possa riprendersi sulla base di valori condivisi, valori che tendono alla costruzione della bellezza intorno a noi, dell'armonia tra di noi, della verità, del rispetto, del merito senza dimenticare chi ha meno possibilità, dell'innovazione, della creatività piu' pura e libera.

Io dico che l'Italia deve fallire, deve soffrire, deve liberarsi della classe politica tutta, deve liberarsi dai manager pubblici tutti, deve liberarsi dei dipendenti pubblici tutti, devi liberarsi della sanità cosi' come e' costruita tutta, deve liberarsi delle universita' cosi come sono costituite, deve liberarsi dei partiti politici, deve liberarsi del Vaticano e dei suoi schieramenti, ma soprattutto deve liberarsi di questa magistratura maledetta e incapace di mantenere una posizione sopra le parti, lo dimostrano i cari magistrati che finito il loro sporco lavoro si buttano in politica e potrei farvi una lista per quel che ne so io di almeno venti nomi e pensate che nemmeno tutti fanno politica in prima persona ma la fanno fare ai bei pupazzetti del palazzo di Montecitorio; ci si deve liberare di tutti non perche' tutti siano mele marce ma perche' dall'esterno tutte le mele sembrano sane, solo aprendole si scopre che sono marce quindi per liberarsi oggi del rischio che ormai lo siano tutte marce ad ogni livello dobbiamo buttare via tutto e sperare che l'albero una volta curato e riseminato riprenda a dare i suoi frutti.

Tutto quello che scrivo e' privo di giudizio per una parte o l'altra, ma e' semplicemente un dato di fatto che agli occhi di chi ogni giorno cerca di seguire le varie vicissitudini italiane viene lampante, cosi chiaro che non riesce a capire cosa si stia aspettando. L'agonia dura ormai da un ventennio, l'Italia non cresce e non crescera', ma certo, se avete mai visto una vite infestata da erbaccie lo capireste, l'italia e' una vite infestata dalle erbacce che succhiano succhiano per prendere e non dare nulla.

L'Italia e gli italiani onesti e non paraculi fancazzisti torneranno a crescere quando ci saranno il rispetto delle regole da parte di tutti, quando smetteranno di evadere e pagheranno tasse eque a cio' che viene erogato, quando si accorgeranno che il Paese e' meraviglioso e non dobbiamo aspettare che altri lo curino ma dobbiamo curarlo noi, smettendo di imbrattare ogni cosa, di costruire senza permessi o di costruire con permessi rilasciati da geometri ignoranti che non hanno nessuna idea di architettura, torneremo a crescere quando cresceranno le liste civiche e non i partiti politici, quando i cittadini tutti si occuperanno di fare la raccolta differenziata, quando smetteremo di dare ascolto agli imprenditori come Della Valle e cercheremo di ascoltare gli imprenditori come Olivetti, cresceremo quando inizieremo a praticare lo sport seriamente invece di guardarlo in televisione e quando smetteremo di inquinare con ogni cosa ed inizieremo ad amare la nostra terra.
Tutto questo lo dovranno fare tutti, ogni nazione al suo interno dovra' fare i conti con i propri cittadini e cosi' scopriremo che non abbiamo bisogno dell'ennesima ricetta scaccia crisi ma che siamo noi stessi la ricetta e che solo mettendosi in gioco potremo cambiare la nostra vita e la vita di chi circonda e di chi verra' dopo di noi!
Prendo in prestito qui un manifesto che ho condiviso e sottoscritto di Gaetano Pesce, artista straordiario che ha colto l'essenza della rinascita nella creatività umana, una capacità tutta nostra, esclusivamente umana che usiamo poco e che dobbiamo invece allenare ogni giorno nella nostra vita.


«Il mio obiettivo è sollevare un dibattito, un confronto sui nostri problemi reali che coinvolga le persone "sane" e lasci a casa chi parla e basta: conformisti, moralisti, vecchi combattenti di partito, che con il loro egoismo e la loro immobilità hanno messo, appunto, l'Italia in croce. Il pessimismo che si respira, la critica continua, questo mettere in risalto solo gli aspetti negativi stanno crocifiggendo il nostro Paese, è arrivato il momento di voltare pagina. L'Italia è una meravigliosa nazione, ma se andiamo avanti così non ce la farà più a sostenere tanti attacchi e allora sì saremo tutti più poveri. La mia installazione è un invito a riflettere, a pregare perché l'Italia migliori. Ricominciare a fare. Gli italiani hanno perso il senso del lavoro, e non mi riferisco solo al "posto", ma soprattutto ai suoi valori. Troppa energia se ne va in inutili tafferugli verbali. Dovremmo ripensare al nostro passato, e non in senso nostalgico!, ma per prendere esempio da un'Italia che realizzava grandi lavori, che godeva di alto prestigio e quindi di notevoli vantaggi economici».
Dobbiamo partire da progetti che sostengano la grandezza del Paese e lo rendano ancora competitivo. Un esempio: nel settembre scorso scrissi al presidente Napolitano suggerendogli di tenere il discorso di fine anno da uno dei luoghi in cui si "costruisce" il nostro prestigio: un atelier in Brianza dove nasce il design che il mondo ci invidia, l'anno successivo da un atelier della moda, l'anno dopo dalla fabbrica delle Ferrari... Mi ha ringraziato dell'idea, rispondendomi però che gli sembrava più giusto parlare dal Quirinale che è la casa di tutti. Peccato: sarebbe stato un modo concreto per dare valore all'Italia che fa. L'Italia soffre. Come il corpo di Cristo. Non a caso ho usato per creare lo stampo veri pezzi di carne che ora, nell'installazione, sono stati sostituiti da resina. È un'immagine forte, lo so, ma sono 45 anni che dico che il design non è solo arte applicata, ma arte tout court. Quindi anche di denuncia, un'occasione per "ridisegnare" il Paese. A patto di guardare agli altri con più ottimismo e stima. Perché quando si crede nelle persone, le persone danno il meglio di sé». (Gaetano Pesce)


Riflettete amici, riflettete!

venerdì 23 settembre 2011

Mi sento un po' felice ...




Mi piace molto l'idea di chiudere la settimana con un sentimento di gioia e felicita' che mi passa nelle vene.
Nella mia vita, come nella vita di ognuno di noi accadono ogni giorno moltissime cose, sollecitazioni positive, altre meno positive e' un continuo movimento ondulatorio, su e giu' su e giu', e piu' la gioia e' intensa piu' sara' intensa la malinconia, ma in fondo credo che sia il bello della vita, che sia l'incontro con se stessi a determinare poi l'orientamento a tutti gli sbalzi che ogni giorno riceviamo, determinando noi stessi su quale onda restare aggrappati.

Stamattina grazie ad un amico mi e' capitata sotto gli occhi una riflessione di Albert Einstein fatta riferendosi alla crisi economica e non solo, che attanaglio' il mondo e i suoi abitanti tra gli anni trenta e quaranta.


"Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.

La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l'incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi.

Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.

Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro.

Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla."
Albert Einstein

Appena ho terminato la lettura mi sono davvero sentito meglio, ho sentito una leggerezza interiore straordinaria, quasi un senso di gratitudine per essere capitato qui ora, in questo momento storico, dove davvero tutto e' possibile, l'unico limite e' la nostra immaginazione, la nostra pigrizia, i nostri schemi mentali pre-costituiti.

Ho provato allora ad ascoltare Einstein e ho provato ad immaginare quante cose meravigliose posso fare oggi, quanto posso leggere, quanto posso ascoltare musica, quanti musei posso visitare, quanti film posso guardare, quante persone posso incontrare realmente e virtualmente, quanto posso divertirmi facendo sport e quanto posso divertirmi a creare e scrivere storie e film, ma soprattutto mi ho pensato quanto posso essere libero di esprimere la mia verità, la mia essenza.

Ho infine pensato che la cosa piu' interessante e divertente e' certamente quella di prendere un problema, sviscerarlo, portarlo alla luce ed iniziare ad immaginare alle possibili soluzioni, affrontando uno dopo l'altro i miei pensieri negativi che invece vorrebbero che tutto fosse gia' risolto e non voglio impegnarsi a tirare fuori il meglio.
Sto tenendo davanti a me un problema, lo tengo fermo e continuo ad impegnare la mia mente e sembra che restando con il problema nella mia testa si stiano creando nuovi percorsi creativi, nuove soluzioni, non e' detto che siano quelle corrette ma cio' che conta e' sentire di poter essere altro, di poter produrre delle idee nuove, delle soluzioni innovative, di essere io stesso l'artefice della risoluzione, questo mi fa sentire bene, mi fa sentire di onorare il dono della vita, di onorare i miei genitori, i miei nonni, e tutti i miei predecessori che in qualche modo mi hanno formato, ed io ora posso onorarli miglirando la mia specie, la mia stirpe prima di tutto, ma non solo migliorando l'essere umano. Questa e' una sensazione che mi sta producendo gioia profonda, interiore, non conclamata, qualche cosa di intenso che riempie gli spazi dentro di me, colma quello stato di malinconia, di solitudine e mi da la forza per credere che ogni cosa che ci arriva ha un senso e quel senso lo scopriamo solo se restiamo con quella domanda per trovare la risposta, la mia risposta. Non e' facile restare in questa determinazione, e' impegnativo, sto lottando con le mie abitudini, ma questa lotta mi sembra sacra rispetto a quelle con cui mi perdo ogni giorno, e, mi sento un po' felice, davvero un bel po' felice!

giovedì 22 settembre 2011

Mi sento un po' triste ...










Mi sento un po' stupido e triste, un po' adolescente e immaturo, un po' piu' solo ma questa mattina quando ho letto la notizia dello scioglimento dei R.E.M. non sono riuscito a non trattenere l'emozione. Non so spiegarlo in maniera razionale, quindi lo spieghero' in maniera emotiva, di cuore!

I R.E.M. per me sono stati una guida, sin dalla mia adolescenza, quando ancora non mi era chiaro su quali valori rifarmi, a quale mondo ispirarmi, su quali posizioni politiche prendere, su quali stili adottare, in quale maniera esprimere me stesso anche la mia parte piu' intima, introspettiva, loro come dei fratelli maggiori (io sono figlio unico!), come quasi dei genitori aggiunti hanno costantemente risposto alle mie domande di adolescente, ai miei timori, alle mie gioie, ai miei conflitti, Michael con i suoi testi, sostenuti perfettamente dalle musiche e arrangiamenti di Peter, Mike e Bill fino a quando e' stato con loro, hanno risposto e mi hanno permesso di trovare costantemente una luce, una visione del mondo, una neutralita' o uno schieramento rispetto ai temi di vita quaotidiana.
Certo oggi sono un uomo maturo, ho sensibilità, ho spirito critico, ho capacita' analitica, ho conoscenza teorica e pratica per cavarmela davanti anche alle situazioni piu' intricate, pero' ho spesso fatto ritorno ai R.E.M. ai loro album per capire se eravamo ancora in sintonia, e non sono mai stato deluso sulle loro scelte artistiche ma soprattutto umane.

I R.E.M. in modo molto egoistico lasceranno un buco nella musica, ma non solo nella musica, nella cultura definita radical, che io invece definisco ricerca di saggezza, una cultura che mette al centro l'essere umano e la sua relazione con il creato e con gli altri esseri umani, ed ogni altra forma di vita, senza che sia contaminata da interessi, da privilegi, da favoritismi, la cultura della convivenza e della condivisione, ma anche della forza del singolo, della sua realizzazione, del suo appagamento emotivo e non solo.

Non ho ascoltato mai la musica come intrattenimento, e cosi' e' il cinema, l'arte in generale, non desidero essere intrattenuto, desidero essere stimolato alla comprensione, alla comprensione dei grandi temi dell'esistenza, come ai temi piu' semplici, i dettagli che pero' portano alla comprensione del tutto.
I miei "fratelli di Athens" hanno compiuto in trent'anni di lavoro quello che pochissimi altri gruppi hanno realizzato, hanno percorso nuove strade, hanno sviluppato un linguaggio, hanno prodotto musica, video, cinema, letteratura, hanno stimolato centinaia di gruppi musicali ma non solo, hanno creato un movimento in grado di innescare uno stato di consapevolezza in ognuno di noi, che ha ascoltato la loro musica piu' alto, piu' riflessivo, piu' gioioso, piu' intimo e sincero anche verso se stessi; oggi mi sento orfano, mi sento di dovermi confrontare con i nuovi tempi, con il post-crisi, che non e' assolutamente economica ma di valori, senza i R.E.M., senza il loro fondamentale punto di vista, senza il loro fondamentale contributo riflessivo, senza quello sguardo diagonale sul mondo, libero da pregiudizio, che nella musica e' ormai praticamente inesistente.

Ciao ragazzi, arrivederci fratelli, sono certo che se non sara' la musica ad impegnarvi saranno altre forme d'arte, saranno altri linguaggi di comunicazione, non lasciate il mondo senza la vostra voce importante, piena di senso e di visione, di immaginazione, di speranza, di rispetto, di sensibilità e soprattutto di creatività artistica.

Io sono un vostro fan e per questi ventisei anni di conoscenza, avevo 17 anni quando vi ho conosciuti grazie ad uno dei miei amici piu' cari, non vi ho mai tradito, mi sono fidato ed affidato a voi, aspetto di ritrovarvi quanto prima in una nuova forma artistica per continuare il nostro rapporto che non posso credere si sia interrotto oggi.

In bocca al lupo per la vostra nuova vita e la continua ricerca!


«Ai nostri fan e ai nostri amici. Come amici di una vita e co-cospiratori - scrive Michael Stipe sulla medesima pagina online -, abbiamo deciso di smettere di essere una band. Ce ne andiamo con grande senso di gratitudine, di compiutezza, e di stupore per tutto ciò che abbiamo realizzato. A chiunque sia mai stato toccato dalla nostra musica va il nostro più profondo ringraziamento per averci ascoltato».

lunedì 19 settembre 2011

Ci sono degli eroi ...




Ci sono eroi le cui azioni restano come punto di riferimento costante per le generazioni a seguire, per questi eroi completi, non sono solo le imprese a restare indelebili ma sono la finezza e l'onesta' di pensiero, la profondita' di sentimento, l'eccezionalita' delle azioni che sono bandierine su territori inespolorati dell'animo umano.
La scorsa settimana ci ha lasciato uno dei piu' grandi esploratori, alpinisti del secolo scorso, ma io dico anche del secolo che stiamo vivendo, Walter Bonatti perche' cio' che questo uomo ha realizzato durante la sua vita e' di eccezionale portata.
L'esplorazione e' certamente una pulsione insita nell'uomo, ma ci sono uomini che con coraggio e rispetto non solo riescono ad esplorare il nostro mondo negli angoli piu' remoti ma ad esplorare anche se stessi con eguale profondita', coraggio, consapevolezza.

Walter Bonatti e' stato tutto questo, esploratore del mondo, reporter, esploratore di se stesso, un uomo segnato dalla vita e dall'incontro con altri uomini, che ha conosciuto dolori profondissimi che l'hanno spinto nel silenzio e quindi nella meditazione sulla condizione umana, sull'elaborazione di accadimenti, ingiustizie, omertà, bassezze che solo l'uomo arrogante, egoista, arrivista e' capace di fare, nessun altro animale su questo pianeta conosce la menzogna, l'uomo si, la conosce e la usa quotidianamente per distruggere chiunque sia un possibile concorrente.

Lui nel suo silenzio durato cinquant'anni ha continuato a lavorare, a viaggiare, ad esplorare selezionando le sue amicizie, selezionando le parole da usare, selezionando i pensieri, delegando molto spesso la scrittura come mezzo di racconto e di catarsi.

Lui con quello straordinario fisico, con quello sguardo vispo e diretto, ha potuto resistere a tutto, alle peggiori sofferenze fisiche, ma ha dovuto allenarsi molto per quelle emotive, riuscendo pero' a superare ogni duro colpo, assorbendo anche quell'infamia che lo ha visto protagonista per cinquant'anni e che finalmente non molti anni fa lo ha liberato riconoscendo il suo contributo fondamentale per quella che e' stata la piu' grande impresa italiana del secolo scorso, la conquista del K2!

Io personalmente non ho mai avuto la fortuna di incontrare Walter Bonatti ma nel mio immaginario, quell'impresa pazzesca per quei tempi e' stata segnata profondamente dalla sua presenza, dal fatto che senza di lui sicuramente non avrebbe avuto successo, lui ha fatto la storia dell'Italia, e per questo mi sento di ricordarlo oggi, perche' se l'Italia fosse abitata da milioni di Walter Bonatti sarebbe ancora la nazione guida del mondo, quindi esorto prima di tutto me stesso e poi tutti noi a prendere come modello le persone che praticano il silenzio, la sobrietà, che praticano la continuita', che costruiscono e creano la relazione tra le persone, tra le idee, tra le emozioni, che creano ponti, possibilità per vivere in un mondo migliore, collaborativo, senza risparmiarsi ma donando i migliori talenti.

“Mi ero convinto che la vita ha senso viverla con il massimo impegno, cercando di realizzare tutto quello che si ha dentro. … capivo che molte mie idee sarebbero suonate strane ad un certo tipo di interlocutore, ma in tal caso il problema sarebbe stato suo … No, mi dicevo, non puo’ essere bello un mondo dove le paure e gli entusiasmi spaventano i più, tesi come sono al risparmio di sè e dei propri sentimenti”. (Walter Bonatti)

mercoledì 14 settembre 2011

Una semplice riflessione...

Spesso e volentieri senza rendercene conto ci troviamo nella nostra vita a rispondere a delle domande che non sono in realtà il centro della faccenda ma semplicemente il risultato di questioni non risolte in precedenza. In altre parole se riuscissimo a sviscerare sin dall'inizio le nostre vere intenzioni e gli obiettivi che ci siamo prefissati probabilmente risparmieremmo molte energie e ancor più tempo.

Quanti giorni della nostra vita passano senza che noi si abbia chiaro il nostro l'obiettivo?
Quante cose facciamo ogni giorno senza essere collegati al nostro obiettivo?
Quante parole diciamo senza che siano collegate al nostro obiettivo?
Quante emozioni viviamo che non sono ispirate dal nostro obiettivo?

L'obiettivo dovrebbe essere sempre il nostro focus primario, in ogni conversazione dovremmo essere capaci di sapere cosa vogliamo ottenere, in ogni situazione anche la più critica dovremmo riuscire a mantenere una dose di distacco in maniera da non essere travolti dagli eventi che spesso hanno una potenza devastante e ci spostano completamente, dovremmo fissare la nostra mente, le nostre emozioni e sentimenti, le nostre azioni sulla nostra visione che e' quindi collegata al nostro obiettivo ultimo. Voglio fare un esempio pratico e semplice: da qualche tempo, direi non piu' di tre anni sono riuscito a mettere a fuoco il mio personale obiettivo della vita, che potrei definire con due parole, essere felice, queste due parole sono riuscito con abbastanza forza e continuità a scolpirle nella mia mente, non appena mi dimentico di questo mio obiettivo scatta una specie di allarme che mi permette di ricordarmi dove ho lasciato il mio obiettivo. In questa maniera ogni azione che compio, ogni emozne che provo, ogni azione che faccio devono inevitabilmente passare il setaccio, questa cosa mi fa felice? Quello che desidero realizzare mi fa felice? Quello che faccio, dico o provo mi fa felice e ancora, fa felice chi mi circonda?

Non e' facile, ma e' diventato per me essenziale muovermi sul piano della felicita', del gusto per la vita, della consapevolezza del dono che e' vivere.

Quando pero' non so rispondere alla domanda quale e' il mio obiettivo mi devo fermare, mi devo sedere, mi devo guardare dentro e fino a che non ho trovato le mie risposte, risposte che mi soddisfano e mi fanno sentire la vita piena allora non dovrei prendere delle decisioni, intavolare delle conversazioni, non dovrei certamente vivere in maniera passiva, perche nella passività si annida il più grande nemico della nostra esistenza, la meccanicita', ovvero lasciare che tutto ed ogni cosa determini la mia vita, io semplicemente rispondo in modo meccanico a tutto ciò che mi colpisce e stimola la mia reazione, senza pero' alcuna capacita' orientativa delle mia risposta.

Il concetto di obiettivo potrebbe essere collegato al contenuto, la mia manifestazione, la vita che vivo al contenitore, cioe' come mi manifesto in ogni istante. Quello che manifestiamo e' il riflesso della nostra vita interiore, se viviamo una vita esteriore che ci appaga vuol dire che la nostra vita interiore ci appaga, se invece la nostra vita interiore non ci appaga, non e' costantemente collegata al nostro obiettivo anche la vita esteriore si presemtera' piena di dubbi, incertezze, incapacita', insoddisfazione.

Possiamo quindi affermare che il contenuto determina il contenitore e questa dovrebbe essere una legge anche del mercato, ma invece oggi ci rendiamo sempre piu' conto che il contenitore e' diventato, grazie all'invenzione del marketing, più importante del contenuto e quindi oggi conosciamo il prezzo di ogni cosa ma non conosciamo il valore del contenuto.
Un buon metro di valutazione per ritornare a dare il valore centrale al contenuto e' quello di domandarci il perche', quale e' l'obiettivo di una azione, di un oggetto, di un prodotto, solo rispondendo con sincerita', verità, riflessione riusciremo a comprendere il valore che risiede nascosto all'interno del contenitore.

giovedì 8 settembre 2011

La civilta' della paura.




In questi giorni, ma in realta' e' un sentimento che ho iniziato a percepire nel lontano 1999, quando ho iniziato la mia personale ricerca della libertà, ho definitivamente realizzato che la nostra società tanto civilizzata, innovativa, elettronica, cyber, democratica fonda il suo valore più alto esclusivamente sul denaro e sulla paura, siamo immersi in questi due veleni che ci stanno piano piano divorando.
Beh penserete voi, che grande novità, ce ne accorgiamo tutti ogni giorno!
Ahi si, dico io, ve ne accorgete tutti ogni giorno, e allora perche' continuate a guardare la televisione a leggere i giornali, che sono l' espressione di gruppi di potere che da decenni si scontrano, perche' non riuscite a farvi una idea del mondo che vi circonda, incontrando il mondo, suonando il campanello del vostro vicino di casa, conversando con il vostro vicino di metropolitana, interpellando il vostro fruttivendolo di fiducia?

Certo sono provocazioni, ma la realta' della vita e' quella che vi circonda, ci hanno fatto credere che la borsa di Tokyo e' fondamentale e quindi appena apriamo gli occhi ci danno le news su Wall Street e su Tokyo!

Ma che cazzo me ne frega?

Io voglio sapere come stanno le persone che conosco, che amo, che posso incontrare ogni giorno e confrontarmi con loro, se stanno vivendo una vita sana, se stanno leggendo Shakespeare o Cechov o Steinbeck, se stanno guardando C'era una volta in America o Blade Runner o Amores Perros, se hanno guardato con attenzione il David di Michelangelo, se si stanno domandando perche' vivono e come possono migliorare la loro esistenza e quella di chi li circonda.

Io voglio conoscere questo, io voglio essere informato localmente, voglio conoscere le problematiche che affronta il Sindaco del paese, non mi frega un cazzo della tangenziale ovest o est di Milano, ne' tanto meno del Palazzo della politica che conserva il potere e non riesce a pensare al di fuori della vista del suo naso.
Voglio camminare nel bosco che c'e' vicino a casa mia e ascoltare i Pink Floyd, Sting o Mauro Mela, non voglio ascoltare una musica qualsiasi senza cuore, non voglio ascoltare un prodotto, voglio ascoltare l'espressione migliore dell'artista, non un conto in banca.

Tutto cio' che e' stato costruito intorno a noi sembra perfettamente realizzato per terrorizzarci, per farci abortire ogni sogno, per castrare ogni desiderio, per renderci Gabbiani Ipotetici (ringraziando Giorgio Gaber per essere esistito e averci lasciato tanto lavoro su cui riflettere ed ispirarci n.d.r.). Il gabbiano ipotetico non vola, non sogna, non vive e' una mediocrita' e la mediocrita' e' peggio della malattia, e' peggio del conformismo, anche se spesso sono una simile espressione umana.

Noi possiamo vivere liberi dalla paura smettendo di leggere e di immaginare una vita che non esiste, immaginando case e viaggi che non possiamo permetterci, immaginando vite che non sono la nostra, immaginando donne che non incontreremo mai, immaginando sentimenti che non siamo in grado di provare, immaginando rabbia che non sappiamo esprimere, immaginando coraggio che non siamo in grado di affrontare.

Noi al contrario dobbiamo tornare a vivere nelle nostre case, parlare con i nonni, con gli anziani, dobbiamo parlare con il fruttivendolo, con il salumiere, con la farmacista, con il droghiere, con l'enologo, dobbiamo tornare a conoscere cio' che abitiamo ogni giorno, il nostro territorio piu prossimo, dobbiamo conoscere noi stessi nel luogo che viviamo, dobbiamo essere locali, dobbiamo essere globali nei valori, dobbiamo pretendere dal sindaco le cose che ha promesso, dobbiamo sederci a cena con il nostro vicino e ognuno deve portare le migliori cose che sa preparare, dobbiamo comprare cibi freschi, smettere di andare al centro commerciale e cibarci di cibi morti, i morti creano morte, dobbiamo fare sport e smettere di guardare le partite in televisione, dobbiamo respirare l'aria e camminare presto al mattino per sentire freddo, non dobbiamo coprirci, dobbiamo sentire il freddo che entra, dobbiamo sentire la vita dentro di noi e dobbiamo scoprire la vita dentro di noi, solo cosi potremo liberarci dalla rabbia della civilta' della paura, solo cosi' potremo vivere una vita vera piena di gioia, dolore, speranza, sogno, carita', compassione, amore, condivisione, fratellanza, egoismo, coraggio, in una parola essere liberi.

"La liberta' non e' star sopra un albero, la liberta' e' partecipazione!"

Chi vuole partecipare mi mandi un commento!

mercoledì 7 settembre 2011

I delfini...






Chi mi conosce bene sa che sono innamorato dei mammiferi marini: delfini, balene, capodoglio, orche e sa anche quanto in passato mi sono impegnato nella sensibilizzazione al rispetto dei nostri mari per la salvaguardia di queste specie di straordinario valore.
Poco, davvero ancora poco si sa di questi animali, mammiferi sociali cosi' intelligenti, sensibili, amati e nello stesso tempo saccheggiati, trucidati da decenni, in particolare da nazioni che vengono considerate civili, in testa a tutte la NORVEGIA e il GIAPPONE che ancora in contrapposizione alle leggi internazionali si ostinano non solo a cacciarli ma ad organizzare vere e proprie mattanze distruggendo delle creature pacifiche patrimonio dell'umanità, con metodi crudeli e disumani.
Non e' mia intenzione denunciare i comportamenti scorretti in questa sede, lo faccio ogni giorno attraverso associazioni, quello che pero' volevo affrontare questa mattina e' scaturito dentro di me alla lettura di un articolo nel quale si fa riferimento alla capacità dei delfini di avere il senso della morte e quindi aggiungo io, di provare emozioni! (http://www.corriere.it/animali/11_settembre_06/delfini-hanno-il-senso-della-morte_faf62e60-d897-11e0-b038-3e67ea432e86.shtml)

Ho avuto varie esperienze in prima persona con delfini, in particolare tursiopi che abitano numerosi il nostro Mar Tirreno, ma ho anche potuto giocare con delfini nel santuario a loro dedicato a Monkey Mia nel Western Australia oppure incontrarli da vicino sulle coste della California del Nord, nuotare insieme a loro nel Mar Ligure, ho toccato con mano, osservandoli in Mar Rosso, in Belize, in Grecia e ho sempre avuto la sensazione che i delfini potessero comprendere le nostre intenzioni, potessero percepire la nostra energia, le nostre emozioni decidendo così se avvicinarsi ed interagire oppure sparire velocemente scivolando tra le onde. Ho osservato in loro comportamenti sociali, le relazioni personali precise, i legami profondi tra i membri, ci hanno sempre sorpreso per capacità di relazione con l'uomo, arrivando ad esperienze di salvataggi fino addirittura ad esempi incredibili, su tutti il suicidio di una femmina che era stata catturata e tenuta in cattività per spettacoli presso un parco marino, suicidio avvenuto non appena era stata spostata dalle piscine ad un tratto di mare protetto, inabissandosi senza piu' risalire.

I delfini hanno sentimenti precisi, raffinati, hanno percezione della morte e la comprendono molto piu' profondamente di quanto si sia provato e sperimentato scientificamente, ma soprattutto si fidano dell'uomo, si lasciano avvicinare.
I mammiferi marini sono piu' prossimi agli esseri umani di quanto immaginiamo, abitano i mari che noi amiamo molto ma che non siamo più in grado di rispettare, cautelare e di conseguenza non rispettiamo neppure piu' la vita che nel mare e' così straordinaria da lasciarci sempre senza parole. Non e' poi così difficile tornare ad un equilibrio basta solo un atto di volontà e di consapevolezza che tutto ciò che abbiamo e' il nostro pianeta e con il nostro pianeta noi interagiamo, viviamo, nutriamo, restituendo al nostro pianeta un po' di attenzione, rispetto, consapevolezza in una qualsiasi forma, potremo continuare a prendere il meglio che il pianeta ci puo' donare, e' un semplice rapporto di dare ed avere, una relazione semplice nello stesso tempo molto complessa, e' come il respiro un momento prendiamo aria, un momento restituiamo aria.

Un semplice e naturale gesto che si e' perso quello di dare e prendere. I delfini ci danno amore, sorpresa, gioia, fiducia noi gli dobbiamo rispetto, protezione, civiltà, fiducia. Noi siamo i delfini, i delfini siamo noi!
Dobbiamo semttere di farci del male e trucidarci l'un l'altro! Vivere e' scambio di attenzioni, dare, avere e rilassarci perche' tutto andrà meglio, ogni cosa diverra' naturale di nuovo permettendoci così di riscoprire il senso dell'esistenza, senso che appare offuscato dalla violenza degli esseri umani che inseguono ad ogni costo il profitto, il denaro, il potere.

Guardiamo ai delfini, alla fiducia che hanno verso di noi, proteggiamoli e amiamoli, torneremo a rispettarci l'un l'altro e ad amarci, superando il bisogno di affermazione che limita il nostro pensiero, solo con la fiducia riusciremo ad essere con l'altro e diventare cosi' piu' intelligenti.

martedì 6 settembre 2011

NON HO PIU' PAROLE!!!







A voi che impressione fanno queste fotografie?

Non amo sbattere di fronte agli occhi le sofferenze del mondo, in particolare non amo strumentalizzare il dolore dei bambini, in questo caso pero' mi sono convinto che dobbiamo ricordare che il mondo occidentale non e' il centro del mondo e pensare costantemente solo alla nostra crisi finanziaria, come se tutti i mali del mondo fossero i nostri e il terribile spettro della recessione fosse il peggiore dei mali, mi pare quanto mai immaturo ed egoistico.

Non entro nel merito di come si potrebbe ridistribuire le straordinarie risorse dell'occidente, ma mi piacerebbe che ci fosse almeno un equilibrio di informazione, una ridistribuzione delle notizie; anzi non vorrei neppure piu' avere notizie, vorrei che non ci fosse piu' informazione fintanto che gli esseri umani non saranno capaci di vivere insieme e condividere non solo i dolori ma anche il piacere, la ricchezza, comprendendo che la vita ha il suo equilibrio anche nel possedere, che non e' più tollerabile che ci siano tali differenze tra un paese occidentale e un paese africano per esempio la Somalia.

Non e' davvero contenibile dalla mia mente la possibilità che ci siano 800.000 bambini a rischio di morte per CARESTIA nell'anno 2011 !!!

Mi ricordo quando ero piccolo di aver visto le fotografie dei bambini africani, non ricordo sinceramente di quali aree, ma era tanto tempo fa, sono delle immagini che si sono impresse dentro nella mia testa, ogni tanto ritornano quando ne vedo di simili, mi riagganciano a quel dolore lancinante che provai tanti anni fa, e ricordo la mia costante domanda: "Mamma, Papa perche' non mangiano? Perche' devono morire cosi piccoli? Perche' noi abbiamo tanto da mangiare non ne diamo un po' anche a loro?"

Nessuno e' mai riuscito a rispondere a quelle mie domande, sarebbe troppo facile dire che e' colpa della guerra civile, dell'Islam estremista, e di altre scuse che funzionano sempre bene per lavarsene le mani, nessuno sa rispondere in maniera soddisfacente ed io ancora oggi che ho visto queste immagini ho le stesse domande a cui non so ancora rispondere!?
La sensazione di impotenza e di inadeguatezza mi pervade e mi confonde, fa vacillare le mie certezze, le mie ambizioni, i miei sogni, i miei desideri e mi rimanda alla domanda sul senso della vita, sul senso e significato ultimo di ogni esistenza umana.

Purtroppo oggi mi devo fermare qui, non ho opinioni, non ho soluzioni, non ho risposte, sono nudo davanti a questo dramma che colpisce il pianeta e non so nemmeno piu' scrivere in modo articolato un pensiero in grado di soddisfare la mia fame di risposte e di comprensione.

Mi fermo e resto in silenzio nella speranza profonda che da qualche parte mi possa raggiungermi se non una risposta almeno una consolazione, non tanto per me e il mio dolore, che sono totalmente marginali rispetto a questo dramma, quanto per ogni bambino, che ha un nome, che ha una mamma e ha un papa' che non hanno risposte, una consolazione che mi permetta di rispondere un giorno alla domanda di un altro bambino che come me vedra' queste immagini e non sapra' dare risposta e quella domanda lo accompagnera' per tutta la sua vita, e cosi' via dicendo... e' così che nascono le tragedie, non dando mai risposta a una domanda che abbiamo dentro di noi!

lunedì 5 settembre 2011

La gemma più importante!




Settembre, mese di bilanci, di rilanci, di considerazioni, di aggiustamenti, ed io come tutti non mi sono lasciato sfuggire l'occasione per guardare la mia vita con occhi distaccati e cercare di comprendere fino a che punto e' soddisfacente. La soddisfazione e' il perno centrale su cui ogni vita dovrebbe ruotare; ogni giorno dovrebbe soddisfare non soltanto la pancia ma anche il cuore e la mente, dando cosi senso a cio' che chiamiamo anima, senso nel senso di farla crescere dentro di noi come si fa crescere un fiore delicato che va protetto dalle intemperie e pericoli. Io credo che ognuno di noi abbia un'anima e che lo scrigno, il nostro corpo sia il veicolo che permette lo sviluppo o il non sviluppo della stessa.

Mi sono reso conto in questi anni che il corpo e' una cosa: invecchia, cambia forma, ci fa sentire i dolori, ci fa percepire momenti di piacere, si relaziona in modo diretto e costante con il tempo, resiste alle intemperie, non resiste alle intemperie, e' come una meravigliosa barca a vela che solca i mari, confrontandosi con i venti, portando dentro di se' la gemma piu' preziosa, la gemma che resiste al tempo, che va ben oltre il dolore e ben oltre il piacere, la gemma che supera lo spazio per entrare nella dimensione eterna, una dimensione che non riusciamo a comprendere ma a cui tendiamo in maniera interiore quando riusciamo a collegarci all'anima.

Ma la nostra gemma non puo' crescere da sola, meccanicamente, puo' crescere e diventare un meraviglioso fiore solo se viene nutrita con i migliori ingredienti, e allora mi sono reso conto che il corpo diventa importante, direi fondamentale perche' va trattato in maniera gentile, armoniosa, va seguito, assecondato, allenato, mantenuto nel migliore stato di benessere possibile perche' questo permetta alla nostra gemma di sbocciare. Non basta pero' nutrire al meglio il nostro corpo, cio' che nutre la gemma e' anche l'ambiente in cui ci muoviamo, l'ambiente esterno che frequentiamo, dove mettiamo lo sguardo, immaginate di avere un figlio e nei primi mesi di vita lo sottoponete alla visione di film violenti, in un ambiente malsano, in condizioni energetiche basse, respirando aria inquinata senza ossigeno, ecco in questa condizione di certo la vita umana anche a fatica forse se la caverebbe, anzi ne sono certo visto che ci sono milioni di piccoli che sono in questa tremenda condizione, invece per quanto riguarda la nostra gemma, non sono affatto certo che ce la possa fare a sbocciare a diventare quell'essenza in grado di perdurare anche dopo di noi. Infine cio' che e' necessario e' trovare il modo migliore per poterci confrontare con il nostro migliore se', che e' quello che attraverso i sensi e' capace di creare armonia, amore, verità in qualsiasi condizione anche quello piu' disperata, non solo per accontentare gli altri che ci circondano ma per rispondere e proteggere la nostra gemma che sinceramente e' la cosa piu' importante che ci e' stata donata insieme al veicolo corpo, ed e' questo il senso della nostra vita, far crescere la nostra gemma.

Perche' sto pensando a questo stamattina, perche' ho passato due giorni davvero intensi, pieni di amore, armonia, relazione con gli altri, in relazione con la natura e ho sentito dentro di me come se stessi dando l'acqua giusta, l'acqua migliore e pura a quella gemma che e' dentro di me, quella gemma che ha un peso leggerissimo (21 grammi circa) ma che ha una potenza straordinaria, la potenza dell'eterno. Mi sono sentito in pace con me stesso, nel posto giusto, al momento giusto, facendo le cose giuste, trovando la giusta distanza tra me e il mondo, senza essere posseduto dal mondo e nemmeno distaccato dal mondo.
In questa condizione ho sentito di potervi condividere una parte importante della mia vita, in maniera semplice e diretta, senza timore di essere frainteso, una parte intima che sono certo appartenga a tutti e che forse molti di voi hanno gia' sperimentato, insomma ho voluto condividere quella parte di me che desidera solo il meglio, quella parte di me che troppo spesso ho tradito in qiesta vita, semplicemente lasciandomi portare via dalla paura, dalla recriminazione, dalla maldicenza, quella parte che oggi e' per me il centro dell'esistenza, la cautela e la cura del corpo per far crescere e sbocciare quella gemma meravigliosa che si chiama anima e che sono certo una volta cresciuta,sbocciata, matura potra' vivere in eterno nella pace, nell'armonia, nell'amore, tutto questo grazie al mio corpo e alla mia volontà di farla vivere.

venerdì 2 settembre 2011

Bobby!



Immagino molti di voi si siano fatti catturare dalla fiction tv The Kennedys come e' successo a me nelle scorse serate. Ho seguito il film con attenzione, curiosità e speranza. Personalmente non sono un fan sfegatato dei Kennedy, mi sono sempre posto molte domande e questioni che quasi mai sono emerse nelle fiction o nei film riguardo al fatto che non esistono politici totalmente puliti e neppure i Kennedy lo sono stati; come tutti hanno commesso degli errori, sono scesi a compromessi, si sono affidati a consglieri condizionati, si sono fatti schiacciare da lobby molto potenti, sono stati vittima anche delle proprie debolezze. Questo pero' non mi impedisce di andare a ricercare nelle parole e nei fatti dei comportamenti, delle visioni che hanno dato inpulso al cambiamento e certamente la famiglia Kennedy grazie a John, grazie a Bob e piu' recentemente anche grazie a Ted ha contribuito in modo sostanziale allo sviluppo e alla crescita di una nazione democratica fondata sull'eccellenza, il merito, le pari opportunità: « Amore, saggezza, solidarietà per coloro che soffrono, giustizia per tutti, bianchi e neri. » (R. F. Kennedy)

In quest'ottica l'America ha sviluppato un modello vincente che fino a pochi anni fa, diciamo dieci, quindici anni fa sembrava non dover tramontare. Un modello con il quale potersi confrontare ed ispirare per poter importare e far crescere anche in altri paesi lo spirito della conquista del west, della conquista della frontiera, non solo geografica ma anche mentale, avere dei sogni ed essere sostenuti da una società in grado di sostenerti nella conquista: « Ci sono coloro che guardano le cose come sono, e si chiedono perché... Io sogno cose che non ci sono mai state, e mi chiedo perché no. » (R. F. Kennedy, citando George Bernard Shaw).

Spesso e volentieri le nostre migliori conquiste sono quelle che ci guadagnamo soffrendo e superando mille difficoltà, continuando e perseverando all'inseguimento di un sogno, di una visione, incontrando un ambiente favorevole che sostiene, (in Italia e' la famiglia l'ambiente, non certo lo Stato), eppure anche noi italiani abbiamo storie meravigliose da raccontare, ed e' proprio qui che voglio arrivare.

Credo che la politica, l'impresa, la societa', la cultura, lo sport non sia piu' capace di raccontare delle storie, storie epiche di esseri umani, di conquiste fatte di sudore, sacrificio, creativita', coraggio, passione, storie in grado di ispirare, di muoverci, di farci alzare dal nostro torpore, di farci mettere in moto, di spingerci verso la conquista non di privilegi e sicurezze ma bensi della nostra consapevolezza e felicita', che si raggiunge soltanto realizzando se stessi, realizzando le cose che amiamo e che ai piu' sembrano impossibili.
Nessuno racconta piu' delle storie eccellenti (eccezioni a parte www.21min.org), nessuno ha il coraggio di spingersi oltre e si racconta costantemente la mediocrita' senza scommettere sul nuovo, sull'eccellenza, sull'innovazione, sulla condivisione, ogni cosa che raccontiamo e' parziale, filtrata da ideologie o da proprietari di giornali e media e non mira a creare modelli di ispirazione ma bensì modelli di medocrità che non solo sono diseducativi (vedi la scoperta del Sistema Mirror) ma incentivano il lamento, la recriminazione, l'arroganza favorendo così i furbi, i faccendieri, gli imbucati!

Per uscire da questo stagno sono certo che non possiamo continuare a guardare cio' che non funziona, che non possiamo continuare a pagare cio' che non produce vantaggio all'insieme ma a solo una parte, che non possiamo continuare a credere alla mediocrita', che non possiamo pensare che arrivera' il salvatore della patria, che non possiamo continuare a chiedere di cambiare e non iniziare a cambiare noi, che non possiamo continuare ad essere ignoranti, ma dobbiamo iniziare a credere in noi stessi a credere di avere un cervello e che questo cervello funziona bene e puo' produrre idee, puo' produrre innovazione, puo' creare, puo' associare, unire, condividere, gioire, apprezzare, imparare, si imparare ad imparare che non c'e' mai fine alla conoscenza, che in ogni istante possiamo iniziare a studiare e realizzare qualche cosa che tiri fuori il meglio di noi, che dobbiamo crearci uno spirito critico basato sulla conoscenza e su valori, che dobbiamo smettere di preoccuparci ma bensi' dobbiamo occuparci di cio' che vediamo intorno a noi, cercando di portare armonia e bellezza prima di tutto nella nostra casa, poi nei nostri uffici, poi nei nostri giardini, poi nelle nostre parole, poi nelle relazione con gli altri, con tutti gli altri, poi nella relazione con il pianeta e cosi' via senza fermarci... noi possiamo farlo, io posso farlo perche' il benessere, il godere di questa vita meravigliosa e' un diritto e un dovere per ognuno di noi e non dipende dalla politica o da altro ma soltanto dipende da dove decidiamo di guardare, la nostra mente crede a cio' che vede e se noi continuiamo a guardare la mediocrita' finiremo con il credere di essere mediocri!

Vi lascio allora a questo meraviglioso brano tratto da un discorso di Bobby Kennedy (come avrete capito e' il mio preferito!) con l'augurio che possa innescare anche in voi quel desiderio di bellezza, verita', armonia, e che vi possa accompagnare sempre.


« Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell'aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana… Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. »

giovedì 1 settembre 2011

experiment 1!

oggi ho pensato che fosse interessante sperimentare la redazione del post a ruota libera sensa punteggiatura senza sosta non ho pensato a nulla non ho ricercato nulla non mi sono fatto ispirare da nessuna notizia almeno non in maniera diretta insomma ho deciso di mettermi davanti alla pagina bianca ed iniziare ad imbrattarla come un artista fa con la sua tela l'altra regola che mi sto dando e' quella di non fermarmi a riflettere tra una associazione e l'altra quindi quando trovate un punto pensate che pochi istanti dopo sto gia scrivendo il nuovo pensiero non so davvero dove tutto questo mi portera' potrebbe rivelarsi una figuraccia una serie di parole senza senso messe in fila una all'altra oppure nascere qualche cosa che viene da dentro dal cuore forse dall'anima un flusso di coscienza sulla parola anima ho indugiato una parte di me voleva fermarsi e riflettere per poter scrivere un pensiero articolato e invece mi sono spinto di nuovo oltre e continuo cosi' il mio sputar parole nella speranza di agganciarmi da qualche parte di incontrare quel ruscello che mi porta in un luogo che non e' piu' esclusivamente la mente che organizza il pensiero ma qualche cosa di piu' profondo di misterioso che si chiamerei comunicare che e' condividere comunicare l'ho messo insieme a condividere tra l'altro sono due termini molto differenti tra loro ma hanno una cosa in comune quella di farci muoverci dalla nostra posizione abitudinaria per prenderne una nuova differente nella quale proviamo a compiere una azione comune di con divisione come a dire quello che e' mio ora e' anche tuo e viceversa io imparo da te e tu impari da me questa idea sinceramente mi ha sempre affascinato quella dello scambio quella di trovare qualcuno migliore di me in qulache campo e seguirlo per imparare certo non e' mai facile mettersi nella posizione di ricevere un insegnamento specialmente se l'ego e' particolarmente agguerrito e necessita di conferme costantemente pero' e' anche vero che se siamo fortunati abbastanza da incontrare un buon maestro allora la faccenda si fa davvero interessante anche perche il buon maestro non puo' fare nulla per te puo' solo spronarti in una direzione che di solito e' quella in cui si e' carenti e continuare a spingere fintanto che non ti sei migliorato sufficientemente da camminare da solo ricordo alcuni momenti di grande frustrazione e il maestro che senza pietà continuava a mostrarmi il mio limite senza farsi ingannare dalla mia frustrazione o dal mio dolore ecco credo che per poter comunicare per poter condividere si deve essere un po' maestri e un po' allievi credo che queste due figure perfette siano l'essenza della possibilita' che ogni essere umano ha nella sua vita di muoversi verso il proprio sviluppo crescita ed evoluzione che sono l'essenza della vita anche perche' non posso immaginare una vita senza sviluppo visto che ognuno di noi ha dei nodi da sciogliere nodi che ogni giorno vanno manutenzionati e una volta sciolti i nodi si puo' pensare alla crescita ad avere piu' influenza sulla propria vita ma anche sulla vita sociale e quindi gestire cose maggiori a quel punto si puo' pensare alla propria evoluzione che definirei lasciare il luogo nel quale ci siamo mossi per anni per portarci ad un punto di vista maggiore superiore e comprendere il senso ultimo dell'esistenza almeno tutto questo interessa me a questo punto mi domando chi ha avuto la pazienza di leggermi fino a qui senza mandarmi a quel paese visto che senza punteggiatura e' come entrare nel caos del traffico milanese ora pero' che sono arrivato in fondo almeno di questo primo esperimento ho anche deciso di cercare un'immagine interessante che sintetizzi l'esperimento 1 e che sia un po' la summa di questo ammasso di parole infilate come perline in un enorme collana che non e' nemmeno chiusa l'immagine che vedete mi ha immediatamente fatto capire che cio' che l'essere umano puo' fare per la sua propria evoluzione visto che e' arrivato ad essere homo sapiens con una postura eretta e' quello di guardare aldila' della sua vita di guardare aldila' dell'orizzonte buttare lo sguardo lontano cosi lontano da costringerlo ad uno sforzo anche immaginativo per contenere qualche cosa di grande una visione una condivisione e poi di applicarsi ogni giorno per realizzarla qualsiasi altra cosa che non ha come obiettivo di guardare aldila' dell'orizzonte e' destinata a fallire perche' non in grado di stimolarci di mettere in moto le nostre migliori risorse anche quelle che neppure immaginiamo di avere se continueremo a guardare dritto davanti a noi senza sollevarci ed andare oltre l'orizzonte saremo destinati all'estinzione e sinceramente non credo sia una possibilita' cosi remota diamoci da fare colleghi umani il presente e il futuro e' nelle nostre mani