“La vita è stato selvaggio. Quel che è più vivo è più selvaggio, e quel che non è ancora soggetto all’uomo lo rinvigorisce. È come se colui che si è spinto avanti incessantemente, senza mai cercare riposo dalle proprie fatiche, crescendo saldo e chiedendo molto, si fosse trovato sempre in paesi sconosciuti, in luoghi selvaggi, circondato dal materiale grezzo della vita. Come se si fosse inerpicato sui rami degli alberi nella foresta primitiva.”
La pratica di camminare mi accompagna da molti anni, e' uno stato interiore che ricerco appena possibile, mi riporta in contatto con la mia essenza, con il mio essere piu' nascosto e libero.
Ogni giorno trovo un momento, uno spazio per camminare, per spostare il mio peso, la mia massa corporea da un luogo ad un altro, questo movimento, questo spostamento si attua a livello fisico, emotivo, mentale. Ritrovo lo spazio vuoto, ritrovo il silenzio che la vita quotidiana mi impedisce di frequentare, ritrovo il respiro, ritrovo i muscoli, ritrovo i dolori del corpo, ritrovo me stesso in un luogo diverso da quello che frequento durante la giornata e questo produce un benessere profondo, un benessere che spesso paragono ad una lunga meditazione.
La piu' grande gioia la vivo camminando nella notte, camminando al buio, in solitudine. I suoni della notte, l'aria della notte, la luce della notte ha un sapore unico, e' come se non ci fosse separazione tra me e il creato che mi contiene, come se non ci fosse piu' distanza tra cio' che mi compone e cio' che compone la terra stessa, ed e' li che mi perdo, mi perdo perche' mi riunisco al creato, mi riunisco a me stesso, incontrando quella parte di me che non ha paura di nulla, che non e' separata dalla vita, che non e' distante dalla gioia, quella parte di me che percepisce l'armonia e l'equilibrio del creato.
Camminare non significa mettere passivamente un passo dietro l’altro. Non è neppure una semplice pratica salutistica, sebbene siano da prendere in considerazione le sue benefiche conseguenze sul corpo e sul’inquietudine nervosa, camminare e' vivere, e' perdersi, e' ritrovarsi, e' perdersi di nuovo e ritrovarsi, ricercando quel luogo interiore che e' anche quel luogo esteriore nel quale possiamo dire "Io sono".
Il vero “camminatore” deve sapersi staccare completamente dai suoi banali pensieri quotidiani; quindi, attua dentro di sè una sorta di tabula rasa che gli permettere di entrare in sintonia con le piante, i minerali, gli animali intorno a lui, con la natura tutta nel suo essere incontaminata e selvaggia, in grado quindi di collegare l’individuo con la parte vera di se stesso.
A tal proposito suggerisco anche una preparazione al camminare ascoltando l'opera dello straordinario compositore Arvo Part, appunto Tabula Rasa.
Ognuno di noi puo' incontrare cosi quello stato selvaggio, libero dalle convenzioni sociali, libero dall'educazione, libero dai condizionamenti, stato che e' in grado di farci percepire le nostre piu' straordinarie potenzialità senza pero' spaventarci, soltanto ricordandoci che siamo noi stessi gli artefici della nostra vita e che dobbiamo scegliere profondamente cio' che desideriamo in ogni istante, solo così potremo onorare il nostro essere umani e camminare verso...
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