venerdì 29 giugno 2012
In which hands?
Once we used to say "we are in God's hands!"
Today we may say "we are in Google's hands!"
Tomorrow we will say "I am in my own hands!"
Io personalmente non sono in nessun modo contro l'innovazione, contro l'integrazione uomo-macchina, anzi penso che se la scienza e la tecnologia possono accelerare e migliorare la condizione umana e' una meravigliosa opportunità per chiunque, in particolare i meno fortunati in partenza.
Nello stesso tempo, e in tutto questo credo di essere ormai una generazione superata, sono nato in un mondo ancora analogico, quindi nel mio dna scorre la sofferenza, la fatica, il dolore fisico, mentre mi rendo conto che i ragazzi nati nel mondo digitale si chiedono perche' soffrire, cosa e' la sofferenza, perche' affaticarsi e addolorarsi quando tutto puo' essere "vissuto", sorvolando con una navicella smartphone o playstation o quello che vi viene in mente purche' digitale, senza rischi.
Certo mi rendo conto anche io che mi farebbero comodo un paio di gionocchia nuove nuove, che mi farebbero comodo due occhi nuovi nuovi, che mi farebbe comodo un aggiornamento della memoria ma siccome la mia generazione e' ancora analogica trovo piacere, gratificazione, realizzazione della mia condizione di essere umano nella fatica fisica, nella sofferenza di una salita all'8-10% con la mia bicicletta, nel correre senza sosta per due ore ed affrontare continuamente le voci interne che dicono hai fatto abbastanza fermati, non ce la fai ad andare avanti. Questo accade anche nel cuore e non solo nel corpo, voglio vivere le mie esperienze quelle piu' esaltanti, straordinarie fino a gridare dal cuore e non dalla bocca, che lasciano svuotati e che costringono di nuovo a ricercare la propria motivazione per rimettersi in marcia. Infine vale anche per i miei pensieri, per la loro qualità desidero ricercarla facendo continue nuove esperienze cognitive, mettendomi alla prova con problemi, con ambizioni sempre più grandi ed impegnative da realizzare, che pero' mi lasciano nuove connessioni cerebrali, nuovi percorsi neuronali e quindi nuove idee e capacità. Insomma da essere analogico voglio usare la tecnologia, voglio che divenga uno strumento non certo diventare io lo strumento di prova della tecnologia, voglio sentire con la mia sensibilità migliorando e allenando i miei sensi, percependo la gioia e il dolore, l'esaltazione e la sofferenza, non per masochismo ma perche' solo in questo modo possiamo scoprire chi siamo, possiamo definirci e possiamo rendere onore alla natura, possiamo semplicemente vivere e soprattutto iniziare a dire
"I am in My own hands!"
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