lunedì 1 agosto 2011

Ironia!




È autoironica perché coinvolge chi la fa ed è concettuale perché pone temi e problemi che concernono il rapporto dell'uomo col mondo, dove la realtà antropica si confronta con quella cosmica e solleva un problema relazionale uomo-mondo che interessa lo stesso esistere dell'uomo.

In senso freudiano l'ironia consiste nell'esprimere idee che violano la censura dei tabù. In alcuni casi consiste nel far intendere una cosa mediante una frase di senso esattamente opposto. Ne sono alcuni semplici esempi:

"Che bell'auto!" di fronte ad un catorcio

"Hai avuto proprio un'idea geniale!" nel caso in cui una decisione abbia avuto effetti disastrosi.

In effetti Freud ha dato al suo concetto di ironia uno spessore ben maggiore che la avvicina a quella filosofica.
Numerosissimi sono gli utilizzi a cui questa figura retorica e le sue derivazioni si prestano nel mondo della comicità e ancor più specificatamente nella satira.
Il termine generalmente viene associato inoltre al sarcasmo, presentando nella mentalità volgare significati affini se non proprio sinonimi. In realtà i due termini si differenziano molto tra loro.

A questi significati di ironia dove prevale l'elemento psicologico si affiancano quelli filosofici, che sono completamente differenti e semmai più vicini all'autoironia. Ma anche l'autoironia non è sempre la stessa. L'ironia di Socrate è un'autoironia finta, perché egli si finge ignorante per meglio mettere poi in difficoltà il dialogante, si caratterizza sempre per una messa in discussione di ciò che si è o si può essere.

L'ironia socratica consiste storicamente nella pretesa del filosofo Socrate di mostrarsi ignorante in merito ad ogni questione da affrontare, ciò che costringe l'interlocutore a giustificare fin nei minimi dettagli la propria posizione (il che lo conduce sovente a rilevarne l'infondatezza ed il carattere di mera opinione). Ciò coerentemente con il metodo socratico, che conduce l'interlocutore a trovare da solo le risposte alle proprie domande piuttosto che affidarsi ad una autorità intellettuale in grado di offrire risposte preconfezionate.

La parola greca "eirōneía" si riferisce appunto ad una tale dissimulazione, che Socrate eleva a metodo dialettico. Essa implica l'assunzione di una posizione scettica, un atteggiamento di rifiuto del dogma e di ogni convinzione che non basi la sua validità sulla ragione.

Dopo queste erudite citazioni, vi spiego cosa mi e' venuto in mente in questi giorni, visto che l'ironia mi sembra ormai soltanto utilizzata da comici e artisti che provano a sensibilizzare la situazione attuale del mondo.
Ho provato varie volte nella mia vita ad affrontare le situazioni con uno spirito autoironico per riuscire a compensare la pressione che saliva e che mi portava ad affermare cose assolutamente non veritiere.
Pochi giorni fa ho avuto un piccolo incidente ciclistico, insomma per riuscire a rientrare a casa ho sbattuto sul marciapiede e con le gomme bagnate sono scivolato in aria e caduto pesantemente su me stesso; naturalmente avrei potuto infuriarmi visto che sul passaggio pedonale dove era possibile l'accesso avevano parcheggiato un auto, ma in realta' una volta a terra dolorante ho preferito pensare al fatto che non mi ero rotto nulla e che a parte a qualche livido non avrei avuto altre conseguenze. A questo punto ho iniziato a ridere e fare dell'autoironia sulle condizioni che mi hanno portato alla caduta, alleggerendo moltissimo la rabbia che sarebbe potuta montare, tra l'altro con tutte le ragioni.

Penso davvero che un modo per affrontare la vita ogni giorno sia quella di prendere le cose con leggerezza ed ironia, che non significa superficialita' ma significa essere capace di mettersi in discussione in ogni situazione per riuscire a creare una distanza che l'ironia e l'autoironia permette. La distanza e' l'antidoto straordinario alle pressioni della vita quotidiana, alla capacità di dare una risposta sensata e non meccanica a cio' che ci accade.
In definitiva l'ironia permette il ditacco dalle cose, permette una distanza, un punto di osservazione della situazioni piu' ampio ed elevato che di conseguenza determina una risposta adeguata.

A questo punto mi collego all'amato Socrate, all'ironia socratica che mirava sempre e comunque allo sviluppo di distanza, di distacco e determinazione da cio' che pensiamo di sapere e cio' che realmente sappiamo, che e' cio' che abbiamo sperimentato, vissuto e compreso grazie all'esperienza.
Credo sinceramente che cio' che manca alla nostra civiltà contemporanea e' la consapevolezza che noi non siamo nulla, non conosciamo nulla, e realizzando il nostro stato di ignoranza possiamo avviarci al processo di conoscenza e comprensione di noi stessi e di cio' che ci ha formato, per poter mettere distacco, distanza e comprendere chi siamo realmente e cosa possiamo divenire.

La cosa piu' curiosa e' che tutto questo puo' avvenire con grande semplicita', partendo dall'ironia, dall'autoironia nella speranza di incontrare poi qualcuno che come Socrate sia capace di farci le giuste domande in grado di innescare un meccanismo di autoanalisi capace di metterci in discussione.

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