mercoledì 6 luglio 2011

L'Infinito




«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare»

(Giacomo Leopardi)

Lungi da me il desiderio di fare la parafrasi di questa poesia straordinaria, emozionante, immensa, anche perche' fior di critici, scrittori, pensatori si sono confrontati con queste parole da quasi duecento anni e questa poesia resta li ferma immobile senza tempo, senza spazio come se Leopardi avesse letto l'animo umano collettivo del suo tempo, del nostro tempo, del tempo futuro e l'avesse sintetizzato in pochi versi.

Io sin dalla prima volta che l'ho letta alle scuole medie mi sono rapportato con rispetto e ammirazione verso l'artista, l'uomo che era stato capace di partorire versi simili, pur non avendo esperito nella carne che pochi anni di vita, mi era arrivata da qualche parte, non sono stato piu' capace di dimenticarla, di mancarle di rispetto, di metterla in un angolo, di sentirla superata anzi, ogni volta, come sta accadendo oggi, queste parole entrano dentro di me, nel profondo del mio animo e lì si depositano, lavorano e mi rimandano alla pace con me stesso, alla bellezza della vita, che e' anche fatta di ricordi, di malinconia, di aspettative, di delusioni, di gioie, tutte legate pero' al nostro tempo, un tempo finito, il tempo della nostra vita, nel quale e' facile naufragare se non impariamo ad amare la nostra vita ed amare noi stessi.

Il centro su cui ruota la vita e' l'amore in ogni sua forma e manifestazione, e' nell'amore che possiamo realizzarci e realizzare il grande mistero della vita, e' nell'amore che possiamo comprendere la morte, e' nel presente che possiamo manifestare l'amore, e' nella conoscenza che possiamo trovare l'amore, e' nel rispetto di ogni essere vivente che possiamo scoprire l'amore, e' nella verita' che possiamo trovare la pace della nostra anima, possiamo trovare l'amore.

Leopardi sembra proprio esortare all'andare oltre la siepe, nell'andare oltre le nostre paure, i nostri condizionamenti, le convenzioni sociali per incontrare l'amore, perdersi per ritrovarsi, incontrare la vita e nella vita incontrare la morte, nella gioia di una esistenza piena ed appagante che non teme nulla ma che tutto ringrazia perche' anche Leopardi nonostante tutti i malanni e le sfortune ha goduto della bellezza e della gioia di vivere.

Non ultimo questo meraviglioso silenzio e profondissima quiete che ci pervade quando stiamo vivendo nella pace e nell'amore, capaci di essere noi stessi, nel nostro migliore essere in quella posizione alla giusta distanza dalle cose che inevitabilmente ci accadono, perche' e' il punto di vista che puo' fare la differenza, un po' come essere sulla collina Tabor e poter osservare le cose dall'alto.

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