venerdì 8 luglio 2011
Ogni storia ha un suo inizio!
In questo specifico caso l'inizio e' il 4 febbraio 1967 alla Clinica Macedonio Melloni di Milano; di prima mattina una fredda e grigia mattina milanese, di un grigiore pallido molto differente da questa mattina, arrivo io.
Il grigio e' diventato predominante insieme al nero, ed oggi e' di moda, sfruttato da stilisti che colorano la città di oscuri personaggi eleganti, ma questa e' un'altra storia.
Quella mattina io, primo ed ultimo genito di Armida e Luigi, vengo al mondo con un urlo, risucchiato da una ventosa, (questo dice molto), una bozza sulla testa riassorbita pochi giorni dopo, faccino stanco da chi di strada ne ha gia' fatta un po', un lamento che poi si mette silente per dare spazio a delle grandi dormite e delle gioiose mangiate inizio così ad esplorare il mondo che mi circonda appassionandomi gia' da quel momento a sgambettare prima nella culla, poi gattonando per finire camminando fino a correrre a testa alta, inciampando spesso nelle cose che mi trovo tra piedi mentre guardo lontano. Questo mi contraddistinguerà anche negli anni, un segno identificativo: chiacchierone, con la testa tra le nuvole, pensando alla bellezza delle cose al futuro, ai mille progetti, impegni viaggi, inciampando qua e la con voce alta, tono rumoroso, emozionante mi si riconoscerà facilmente già a scuola.
Certo l'inizio poteva essere più scoppiettante, specialmente perchè della nostra vita e' nota solo la data di entrata sul mercato e non quella di scadenza, di uscita dal mercato, lo chiamo mercato perchè da qualche anno sento parlare degli esseri umani come consumatori e quindi sento l'esigenza di posizionarmi immediatamente su un mercato.
Non e' una vita facile di questi tempi, il mercato e' in crisi e gli uomini sono in crisi; ci sono molte cose che posso migliorare, una su tutte quella di essere piu' dentro di me per cercare di essere piu' chiaro fuori di me. In fondo solo quando dentro c'e' chiarezza allora le azioni fuori si manifestano fluide. Ecco un concetto che mi ha sempre affascinato e nello stesso momento tormentato: essere fluido.
Quando ho iniziato il primo corso di teatro una delle cose che ho visto di me e' stata quella che non riuscire ad essere fluido, nei movimenti, nei toni delle mie parole, negli sguardi, nel ricevere i suggerimenti, nell'accarezzare, sempre in difesa o in attacco, mai fluido ma sempre in conflitto. Non e' facile pero' quando ogni cosa intorno mostra il bene e il male: se qualcuno ti attacca devi difenderti, se qualche cosa ti colpisce devi reagire. Basterebbe paradossalmente aggiungere un ingrediente, se qualche cosa ti colpisce innanzitutto cerca di evitare l'urto, semplicemente spostati. Non voglio semplificare un concetto fondamentale della nostra società il diritto l'autodifesa della nostra società ma sinceramente se avessi avuto questa semplice informazione sin da piccolo avrei certamente speso meno tempo a combattere per mettere la mia energia su altro, comprendendo fin da subito che il diritto all'autodifesa non e' altro che non saper essere altro.
A questa' eta', (ho superato i quaranta) si comincia a muovere interiormente qualche rammarico, qualche rimpianto, nulla di grave ci mancherebbe, serve solo per riorganizzare le informazioni e ritarare il mirino cercando di migliorare la mira anche perche' i colpi non sono piu' infiniti come nello spirito baldanzoso della gioventù, ora si contano le cartucce per non restare senza. Un'altra cosa che mi capita oggi e' di emozionarmi molto per delle cose che sono apparentemente piccole che non destano quella grande attrattiva, come dire, mi emoziono non solo della manifestazione di un evento ma e' come se mi emozionassi per i passaggi, per quelle azioni a cui non diamo mai troppa attenzione, che ne so chiudere le portiere dell'auto piuttosto che il piacere della guida; faccio un altro esempio forse si spiega meglio: ho cominciato da qualche anno a cucinare, ecco qualche tempo fa amavo l'arrivo degli amici commensali per stupirli con delle deliziose creazioni gastronomiche, oggi invece mi emoziono mentre nella padella c'e' lo scalogno che si trasforma a contatto con il vino bianco che evapora ed emana un profumo accattivante legandosi al vino per non lasciarsi più, mentre insieme diventano altro.
Tratto dalla bozza di "Ogni storia ha un suo inizio"!
di Gian Luca Bianco
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